Partendo dall’esperimento delle 2 fenditure, il dualismo onda-particella potrebbe essere spiegato ipotizzando che la particella sia superluminare fino a quando non è osservata? Ciò “autorizzerebbe” a spiegare certi comportamenti in quanto il futuro (l’osservazione) condizionerebbe il passato (la scelta se passare dalla fenditura dx o sx).

 In breve la risposta è no, per il semplice motivo che nessuna particella può superare la velocità della luce. Osservo della confusione di “cosa” e “quale” sia una velocità superluminale ma, procediamo con ordine. 

Quando esce una teoria, si cercano conferme sperimentali, eseguite in luoghi e tempi diversi, del modello proposto. Ogni scienziato sarebbe felice ed avrebbe gloria di trovare anche un solo difetto di una vecchia o nuova teoria. Oppure di cogliere un limite oltre il quale la teoria decade.  
Nel corso dei secoli, molte teorie hanno avuto tante conferme, nonostante diversi tentativi sperimentali di invalidarle. Basti pensare a quanti hanno sognato di trovare qualche intoppo al secondo principio della Termodinamica che continua sempre di più a confermare la sua validità generale anche per i sistemi meccanici ed elettrici. Altre hanno avuto correzioni  come la teoria gravitazionale di Newton, che fu modificata da Einstein validando teoricamente la teoria di Maxwell, che contraddiceva il concetto Newtoniano dell’azione istantanea a distanza.
 
Secondo Newton, 1687, se muoviamo una massa sentiamo istantaneamente una nuova forza a causa dello spostamento e cambio di posizione di quella massa. Cioè era possibile mandare informazioni a velocità infinita. Nel 1873  Maxwell, disse che i segnali elettromagnetici viaggiano, nel vuoto, alla velocità della luce. Nessuno ci capì niente e, infatti, la teoria fu ignorata.  Nel 1888, Hertz confermò sperimentalmente la correttezza della teoria di Maxwell. Gli scienziati non poterono più ignorarla di fronte all’evidenza sperimentale, ma ci capirono sempre meno e, per tenere valida la teoria di Newton, introdussero il concetto di etere.  Nel 1905, con la relatività ristretta, Einstein postulò che è impossibile mandare " informazioni " e quindi segnali  a velocità maggiore della luce. La legge di Newton fu corretta tenendo conto del ritardo nella trasmissione dei segnali e si ottenne la legge gravitazionale di Einstein. Spesso la costante della velocità della luce è criticata ma, fino alla data di oggi, la teoria di Einstein non ha rivelato alcuna pecca.
 
Per quanto detto nessuna particella (finché qualcuno dimostrerà il contrario) con massa a riposo può eguagliare la velocità della luce e nessuna particella  senza massa a riposo può superarla.
 

Dodici anni fa, la relatività einsteiniana fu messa in discussione dopo che alcuni scienziati avevano scoperto presunti impulsi di velocità superluminale. Sarebbe stato fantascientifico, ma non abbiamo ancora nulla che indovini il futuro. Di conseguenza, un’osservazione fatta nel futuro che condiziona il passato la lasciamo ai libri di fantascienza. La confusione mediatica nacque per la mancata conoscenza e quindi dallo scambio tra la velocità di gruppo e di fase. Il ritardo di gruppo è la derivata della fase (φ) verso la velocità angolare (ω), dφ/dω, ed è il ritardo che subisce l’informazione. In passato si riteneva che  fosse sempre maggiore o uguale al tempo di propagazione della luce (3,3 ns/m). Invece in determinate condizioni in mezzi trasmissivi con anomale dispersioni, descritti da Dario Benvenuti, per alcune frequenze 1 il ritardo di gruppo può essere minore del ritardo della luce. Comunque vada la velocità istantanea dell’informazione è sempre inferiore o uguale a quella della luce nel vuoto. Tutti i sistemi fisici reali si dicono causali  proprio perché non è possibile avere una risposta all’impulso prima ancora di inviare l’impulso stesso. Si veda anche la risposta di Nicola Fusco che pure con i fotoni entangled non siamo in grado di mandare informazione istantaneamente.

Lo strano comportamento del famoso esperimento delle due fenditure, inspiegabile con la fisica classica, trovò una formidabile spiegazione tra il 1926 e il 1927 da Schrödinger, Heisenberg e Born con la nascita della fisica quantica. Grazie al principio d’indeterminazione 2 di Heisenberg, abbiamo  l’unica e corretta spiegazione, accettata da tutta la comunità scientifica. Nessuno al mondo è mai riuscito non solo a trovare, ma nemmeno ad immaginare con la fantasia un modo per aggirare il principio d’indeterminazione. Volente o nolente in data di oggi è impossibile progettare un sistema tale da sapere da quale fenditura passa la particella senza disturbarla in modo tale da non distruggere la figura d’interferenza.

 
 Note
 
 1) Anche  considerando  una reale riga spettrale monocromatica come fosse  una sola onda, in base alla  "Teoria Matematica delle Telecomunicazioni" di Shannon (1948), non possiede nessuna informazione poichè il comportamento di una pura sinusoide è noto a priori. È come se fosse un foglio in bianco. Secondo la teoria, per informazione si intende trasmettere  tutto ciò che il destinatario non conosce, ma per fare ciò serve "spazio", scrivere sul foglio. Tutti i segnali che inviano informazioni occupano una banda e quindi contengono un "gruppo" di onde. Con più informazione vogliamo trasmettere, con più aumenta la larghezza di banda del segnale. In un mezzo trasmissivo fortemente dispersivo alcune frequenze all’interno della banda possono avere velocità maggiori della luce. La velocità di gruppo non è più costante per tutte le onde che compongono il segnale ma, poichè in fisica non esistono "pranzi gratis" questo anticipo lo paghiamo con la distorsione del segnale.
 
2) Sul principio d’indeterminazione si legga: 
 
  
Gianfranco Verbana