Acronimi in astronomia

PRESENTAZIONE

Nel corso dei tempi si è assistito, nel campo della catalogazione degli oggetti celesti, ad una continua evoluzione.
Da un lato la sempre migliorata tecnologia ha consentito il raggiungimento di maggiori precisioni nell’identificazione e, dall’altro, le conoscenze acquisite hanno imposto più attente attribuzioni di classi e categorie di appartenenza per gli oggetti sotto osservazione.

Si è pertanto passati dalla compilazione di cataloghi misti o comunque generici alla elencazione di specifiche e/o determinate categorie di oggetti.
Parallelamente vi è stato un sensibile guadagno in termini astrometrici, fondamentale per l’identificazione e lo studio di sorgenti sempre più deboli quali sono quelle di cui vanno a caccia i moderni astronomi.

Così, tra i tanti, si è passati dalle grossolane coordinate del Catalogo di galassie di REIZ (anno 1941 – precisione media di 1′) a quelle estremamente precise (0″.1) dell’ SDSS. D’altra parte il progredire tecnologico porta inevitabilmente ad accumulare scoperte in numero sempre maggiore per cui la precisione di identificazione si impone da sè.

La disponibilità di un numero sempre maggiore di cataloghi richiede, come ovvia conseguenza, il ricorso alle abbreviazioni e comunque agli acronimi onde evitare inutili prolissità nella stesura di lavori scientifici o di semplici articoli e così gli astronomi, gli astrofili od i semplici divulgatori utilizzano con sempre maggiore frequenza queste abbreviazioni per designare uno specifico oggetto celeste che figuri in qualche catalogo o rassegna o semplice lista.
Sigle come NGC, IC, PKS, UGC, 3C si ritrovano quasi dappertutto nelle pubblicazioni a carattere astronomico ed i loro significati sono ben noti. Altre, come HCG, KUV, MKW o POX lo sono molto meno in termini di notorietà, mentre quelle tipo PHG, PBOZ, CSST o CADIS richiedono un’immediata spiegazione allorquando vengono citate.

Ebbene, l’andare a ricercare i significati degli acronimi o delle abbreviazioni può essere un modo simpatico ed altrettanto piacevole per accostarsi all’Astronomia, scoprirne alcuni aspetti meno noti, rendersi conto delle tipologie di strumenti utilizzati, cogliere (seppure non necessariamente in modo approfondito) le ragioni che hanno portato ad avviare quella determinata ricerca.
Facciamo qualche esempio.

La citata sigla SDSS (che sta per Sloan Digital Sky Survey), ci porta a scoprire che si tratta di una rassegna effettuata nel campo ottico tramite l’utilizzazione di vari filtri la cui massima sensibilità è centrata in ben definite regioni spettrali, dal blu al rosso. Veniamo anche a sapere che la survey è effettuata con un apposito riflettore da 2,5m posizionato sull’ Apache Point Observatory, in Arizona, ed al cui fuoco sono montate ben 30 camere CCD da 2048×2048 pixels ciascuna, e che i campi osservati in contemporanea sono 6, ciascuno attraverso un singolo filtro.

L’osservazione simultanea dello stesso campo con differenti filtri risulta poi utilissima per definire con maggiore rapidità e precisione l’appartenenza di un oggetto celeste a questa od a quella famiglia, favorendo così nuove scoperte. E, infatti, la SDSS ci sta regalando un’abbondante messe di risultati con importanti scoperte nel campo dei quasars e delle nane brune, due dei settori di frontiera della moderna Astronomia.

Per contro, una sigla come KHAV ci porta indietro nel tempo allorquando, mezzo secolo fa, l’astronomo sovietico Khavtassi si mise pazientemente a scandagliare, con un lentino manuale, le lastre della Palomar Observatory Sky Survey, ricavandone un corposo catalogo sull’identificazione, la distribuzione e le dimensioni delle nubi oscure che popolano la nostra Galassia.

Se andiamo ancora più in là nel passato, la sigla BIGO ci conduce al 1912, quando l’astronomo G. Bigourdan pubblicò, nella rivista francese “Comptes rendus”, una lista di oggetti dall’aspetto nebulare, oggetti che in seguito sarebbero stati principalmente riconosciuti e classificati come galassie.

E così, al fine di soddisfare le curiosità degli astrofili desiderosi di conoscere i significati delle sigle variamente incontrate sulle più svariate pubblicazioni, abbiamo pensato di raccogliere in un’apposita lista tutti gli “ACRONIMI” di cui veniamo a conoscenza, che siano riferiti ad oggetti astronomici posti al di fuori del sistema solare e la cui natura non sia quella di una semplice stella singola, binaria o multipla che sia.

I nostri oggetti sono pertanto ammassi di stelle o galassie, nebulose brillanti e oscure, nebulose planetarie, quasars, sorgenti radio, infrarosse, ultraviolette, x e gamma, residui di supernovae, oggetti Herbig-Haro, regioni HII e così via.

Molto semplicemente, la lista è suddivisa in cinque colonne così individuate:
1. acronimo maggiormente utilizzato per identificare il catalogo o la rassegna di provenienza;
2. denominazione estesa;
3. banda/e spettrale/i in cui il catalogo o la rassegna sono stati ottenuti, nonchè le tipologie degli oggetti ricercati;
4. riferimenti bibliografici originali;
5. collegamenti con i relativi lavori di ricerca comunque legati alle origini delle denominazioni.

Segue un elenco delle abbreviazioni delle principali pubblicazioni periodiche presenti nella letteratura internazionale.

“ACRONIMI in ASTRONOMIA” sarà naturalmente tenuto in costante aggiornamento in quanto sono previste periodiche pubblicazioni su questo sito.

L’autore ringrazia il NASA Extragalactic Database (NED) che, da questa versione, viene utilizzato ed adattato quale referenza internazionale.

Versione 1 Giugno 2004 n. 2.136 records
Versione 2 Giugno 2005 n. 3.881 records
Versione 3 Marzo 2007 n. 4.350 records
Versione 4 Maggio 2008 n. 4.683 records
Versione 5 Ottobre 2010 n. 5.017 records
Versione 6 Maggio 2014 n. 10.309 records

Rinaldo Monella
Osservatorio Astronomico SHARRU
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