News originale in inglese: 2007-02 - Immagini e filmati

  

HST svela nuovi indizi sulla formazione dei pianeti

Le nuove osservazioni del telescopio spaziale Hubble hanno iniziato a colmare la lacuna delle nostre conoscenze sugli stadi iniziali della formazione dei pianeti.

Il telescopio è stato puntato su AU Microscopii, una stella nana rossa nella costellazione australe del Microscopio.
Si tratta del tipo stellare più comune nella nostra galassia, quindi il più indicato per compiere studi che abbiano una rilevanza statistica. Le nane rosse sono stelle più deboli, più fredde e meno massicce del nostro Sole.
AU microscopii è una stella relativamente giovane: ha “solo” 12 milioni di anni e si trova alla distanza di 32 anni-luce dalla Terra.

Sappiamo già che i pianeti si formano per aggregazione della materia dispersa in un disco attorno ad una stella.
Sono state osservate molte stelle che possiedono un disco attorno e alcuni di essi mostrano delle strutture che possono far pensare che la formazione dei pianeti sia in corso (vedi Beta Pictoris).
Sappiamo anche che esistono più di 200 pianeti che orbitano attorno a stelle diverse dal nostro Sole, ma quello che avviene precisamente per la formazione dei pianeti non è ancora chiarissimo.

HST ha osservato una “bufera” di particelle nel disco attorno ad AU Microscopii rivelando la prima fase del processo di accrescimento delle polveri del disco. Infatti le particelle rilevate sono circa 10 volte più grandi delle tipiche particelle che possiamo trovare nel mezzo interstellare. Inoltre esse sono più simili a fiocchi di neve che non a granelli sferici.
La flocculenza delle particelle suggerisce l’idea che siano state ottenute dalle collisioni lente di oggetti delle dimensioni di una palla di neve. Questi oggetti dovrebbero risiedere in una zona tra 3,7 e 4,6 miliardi di km dalla stella. Le collisioni di questi oggetti rilascerebbero delle polveri a loro volta soffiate verso l’esterno dall’intensa pressione della luce.

Le osservazioni sono state condotte con il coronografo ed i filtri polarizzatori della Advanced Camera for Surveys.
Il coronografo ha bloccato l’intensa luce della stella centrale, rendendo osservabili le deboli regioni esterne. I filtri
polarizzatori studiano le proprietà della luce riflessa dalle polveri al bordo del disco.

La polarizzazione della luce viene studiata con tecniche complesse, che in questa scheda non verranno illustrate.
In parole povere il grado di polarizzazione ha un netto aumento nelle zone esterne del disco. Nell’immagine le barrette bianche hanno lunghezza proporzionale al grado di polarizzazione della luce.
Il fatto che siano verticali indica che in quelle zone il campo elettrico della luce è prevalentemente perpendicolare al disco di polveri. Da tutte queste informazioni si riesce a risalire alle dimensioni e alla forma delle particelle di polveri.