News originale in inglese: 1999-09 - Immagini e filmati

  

La galassia ospite di un violentissimo lampo gamma

Lampo gamma GRB990123Lo spettrografo STIS, a bordo dell’Hubble, ci ha fornito l’immagine della sfera di fuoco prodotta da una delle più potenti esplosioni cosmiche mai registrate fino ad ora: un lampo gamma avvenuto il 23 gennaio 1999. Per un breve istante la luce prodotta dall’esplosione era pari a quella di 100 milioni di miliardi di stelle.

A sinistra

In questa immagine a campo ampio, ripresa tra l’8 e il 9 febbraio, la luminosità era già quattro milioni di volte più debole rispetto al lampo iniziale. Il telescopio spaziale ci mostra che la sfera di fuoco del gamma-ray burst appartiene ad una galassia che si trova ad una distanza da noi pari ai 2/3 della distanza dell’orizzonte di universo osservabile.

A destra

L’immagine rappresenta un primo piano della galassia a spirale che ha ospitato l’esplosione gamma. Il grande potere risolutivo del telescopio spaziale ci consente di notare che non si tratta di una classica galassia spirale e neppure ellittica. Essa sembra essere costituita da filamenti che si estendono al di sopra della sfera luminosa, sede dell’esplosione. La galassia potrebbe essere stata deformata da una collisione con un’altra galassia. Un fenomeno di collisione tra galassie produce, come conseguenza tipica, un’accelerazione del processo di formazione stellare. Effettivamente sia le osservazioni del telescopio Hubble che quelle del telescopio Keck (Hawaii) mostrano che la galassia ospite è eccezionalmente blu, un indice della presenza di numerose stelle blu neonate.

Le osservazioni Hubble confermano ulteriormente l’ipotesi che queste gigantesche esplosioni avvengano in regioni di vigorosa attività di formazione stellare. I lampi gamma potrebbero essere causati dalla fusione di due stelle a neutroni o di due buchi neri, oppure da una ipernova (un modello teorico di esplosione stellare eccezionalmente violenta)

Credit: Andrew Fruchter (STScI) and NASA

Il lampo gamma GRB990123: storia di un inseguimento.

Rintracciare un lampo gamma (gamma-ray burst) non è una cosa facile. Sebbene queste potentissime esplosioni cosmiche siano note agli astronomi da oltre 20 anni, esse sono sempre state elusive sia perché avvengono senza alcun preavviso, sia per la loro brevissima durata (pochi secondi), sia per la loro distribuzione casuale nel cielo. Soltanto da un paio d’anni gli astronomi sono orientati a pensare che si tratti di eventi lontanissimi e quindi estremamente energetici. Non si conoscono ancora i meccanismi che stanno all’origine di tali violentissimi fenomeni cosmici.

Gli astronomi il 23 febbraio 1999 hanno avuto la loro grande occasione. Per mezzo della coordinazione tra osservatori orbitali e terrestri, è stato possibile seguire le tracce ottiche di un lampo gamma quando l’esplosione emetteva ancora radiazioni ad alta energia. Hanno scoperto così la più intensa emissione di energia mai registrata fino ad ora, equivalente a quella prodotta contemporaneamente da un milione di galassie.

Ecco le tappe di questa scoperta.

Il 23 gennaio alle ore 9.46 (TU) il rilevatore BATSE (Burst and Transient Source Experiment) a bordo dell’osservatorio orbitante GRO (Compton Gamma Ray Observatory) della NASA segnala l’inizio di un intenso lampo gamma, denominato GRB990123. I computer del BATSE ne determinano la posizione approssimativa e la comunicano alla rete GCN (Gamma Ray Burst Coordinates Network) del centro spaziale Goddard della NASA. Il GCN invia immediatamente la posizione ad una serie di osservatori con base a terra distribuiti in tutto il mondo.

22 secondi dopo l’evento, il ROTSE I (Robotic Optical Transient Search Experiment) di Los Alamos (New Mexico) cattura una successione di immagini della regione di cielo indicata. Il campo del ROTSE è di 200 gradi quadrati e per poterlo esaminare tutto sarebbe stato necessario molto tempo.

Nel frattempo anche gli strumenti a bordo del satellite italiano-tedesco BeppoSAX si sono messi in funzione ottenendo una accurata localizzazione del lampo gamma entro poche ore dalla sua scoperta (i dati del BeppoSAX arrivano a terra ad intervalli di 90 minuti). Il gruppo del ROTSE utilizzerà questi dati per concentrare l’attenzione sull’analisi di una piccola area del campo fotografato. Si scoprirà così la luce di una nuova stella che, dopo 40 secondi dalla scoperta, raggiungeva magnitudine 9. Si tratta di una luminosità 16 volte inferiore a quella percepibile dall’occhio umano, ma sufficientemente intensa da essere osservata con un telescopio amatoriale.

E’ la prima volta che si riesce ad ottenere la controparte ottica di un evento di questo tipo, immediatamente dopo l’emissione di fotoni gamma.

Dopo tre ore dall’evento, anche il telescopio da 60 pollici del Monte Palomar viene puntato sul lampo gamma per poterne rilevare la controparte ottica in affievolimento. Viene rilevata una sorgente di magnitudine 19.

Il 24 gennaio il telescopio da 10 metri Keck II del Mauna Kea (Hawaii) si mette in azione e gli astronomi misurano la distanza della galassia ospite associata al lampo gamma. E’ un valore molto alto: la galassia dista circa 9 miliardi di anni-luce dalla Terra.

L’8 e il 9 febbraio gli astronomi puntano il telescopio spaziale Hubble in direzione del lampo gamma. L’HST rileva la sfera di fuoco in affievolimento, avvolta da una galassia, anche quando la sua luminosità è diventata oltre quattro milioni di volte più debole rispetto al momento iniziale dell’esplosione.