News originale in inglese: 1997-32 - Immagini e filmati

  

Una stella a neutroni solitaria

Gli astronomi, utilizzando l’HST hanno dato il primo sguardo, in luce visibile, ad una stella a neutroni solitaria. Questo fatto offre una opportunità unica per misurare con accuratezza le sue dimensioni e per definire meglio le teorie sulla composizione e struttura di questa bizzarra categoria di stelle che hanno subito un collasso gravitazionale.
 

Questa è la prima immagine diretta, in luce visibile, di una stella a neutroni solitaria, come è stata vista dal telescopio spaziale Hubble. L’esito dell’interpretazione di queste immagini indica che la stella è molto calda (1,2 milioni di gradi in superficie) e che il suo diametro non è maggiore di 28 km. Questi risultati provano che l’oggetto osservato deve essere una stella a neutroni, perché nessun altro tipo di oggetto conosciuto può essere così caldo, piccolo e debole (la sua magnitudine è inferiore ai 25 gradi). 

Il primo indizio della presenza di una stella a neutroni in questa zona di cielo si è presentato nel 1992 quando il ROSAT (il satellite Roentgen) scoprì una brillante sorgente di raggi X senza controparti ottiche. Questo fatto attirò l’attenzione degli astronomi perché, oggetti di questa intensità di emissione e di questa temperatura, senza alcuna controparte in altre lunghezze d’onda, sono estremamente rari. 

Il WF/PC2 (Wide Field Planetary Camera 2) del telescopio spaziale Hubble, utilizzato nell’ottobre del 1996 per intraprendere una ricerca di oggetti ottici, scoprì un punto di luce a 2 secondi d’arco (1/900 del diametro lunare) dalla posizione della sorgente X.

Caratterizzando con successo le proprietà di una stella a neutroni isolata, gli astrofisici avranno l’opportunità di capire meglio la transizione che la materia subisce quando è soggetta alla straordinarie pressioni e temperature che si trovano nell’intenso campo gravitazionale di una stella a neutroni.

Secondo Fred Walter (State University of New York, Stony Brook) le dimensioni di questa stella sono molto vicine ai limiti teorici minimi per le stelle a neutroni e questo fatto comporta la necessità di eliminare alcuni dei molti modelli proposti per descrivere la loro struttura. I risultati delle osservazioni, eseguite da Fred Walter e Lynn Matthews, sono riportati nella rivista Nature (25 settembre).
Le stelle a neutroni, che sono create in alcune supernovae, sono così dense perché gli elettroni e i protoni che compongono la normale materia sono stati schiacciati formando neutroni ed altre particelle subatomiche esotiche. Quella delle stelle a neutroni è la forma di materia più densa che si conosca (teoricamente, una porzione della sua superficie, pesante quanto una flotta navale, occuperebbe un volume così piccolo da poter essere contenuta nel palmo di una mano).

Le osservazioni dell’Hubble, combinate con i dati precedenti aiuteranno gli astronomi a ridefinire la descrizione matematica (equazione di stato) delle complesse trasformazioni che la materia subisce alle straordinarie densità che non sono riscontrabili sulla Terra. Le equazioni di stato della materia "ordinaria" (come ad esempio i passaggi di stato dell’acqua da solida a liquida ad aeriforme) sono ben note, ma il comportamento della materia alle temperature e pressioni estreme che si trovano in una stella a neutroni non è ancora ben conosciuto.

Nella nostra Galassia dovrebbero esistere diverse centinaia di milioni di stelle a neutroni. Comunque, tutte le stelle a neutroni trovate fino ad ora fanno sempre parte di un sistema binario visibile ai raggi X oppure si tratta di pulsar (una categoria di stelle a neutroni che emettono pulsazioni ritmiche di raggi X). La stella a neutroni visibile per mezzo dell’Hubble non è un membro di un sistema binario, non produce di raggi X e non è nemmeno una radiosorgente. Le pulsar sono giovani stelle a neutroni nate con un forte campo magnetico; le stelle a neutroni non pulsanti sono forse delle vecchie pulsar con un’età superiore al milione di anni, oppure non sono mai state delle pulsar. Molto poche sono le stelle a neutroni solitarie che sono state individuate per mezzo di osservazioni a raggi X, e questa è la prima controparte ottica ad essere stata identificata.

Il primo indizio della presenza di una stella a neutroni in questa zona di cielo si è presentato nel 1992 quando il ROSAT (il satellite Roentgen) scoprì una brillante sorgente di raggi X senza controparti ottiche. Questo fatto attirò l’attenzione degli astronomi perché, oggetti di questa intensità di emissione e di questa temperatura, senza alcuna controparte in altre lunghezze d’onda, sono estremamente rari.

Il WF/PC2 (Wide Field Planetary Camera 2) del telescopio spaziale Hubble, utilizzato nell’ottobre del 1996 per intraprendere una ricerca di oggetti ottici, scoprì un punto di luce a 2 secondi d’arco (1/900 del diametro lunare) dalla posizione della sorgente X.

Gli astronomi non avevano misurato la distanza della stella a neutroni, ma fortunatamente essa si trova davanti ad una nebulosa molecolare di distanza nota (400 anni luce), nella costellazione della Corona Australe.

Usando la distanza della nebulosa come limite superiore, gli astronomi hanno stimato la misura del suo diametro, confrontando successivamente la luminosità della stella a neutroni e il colore misurati dall’Hubble, con l’intensità dell’emissione X rilevata dai satelliti ROSAT e EUVE (Extreme Ultraviolet Explorer).

L’oggetto è il più brillante alle lunghezze d’onda dei raggi X. Nelle due immagini dell’Hubble, l’oggetto è maggiormente brillante alla lunghezza d’onda dell’ultravioletto che in quella visibile. Essi hanno concluso che stavano osservando direttamente una superficie ultra-compatta che brucia alla temperatura di 1,2 milioni di gradi.

Per essere così caldo e nello stesso tempo così debole (inferiore ai 25 gradi di magnitudine alla luce visibile) e relativamente così vicino alla Terra, l’oggetto deve essere estremamente piccolo, minore ancora di una nana bianca. Una calda nana bianca dovrebbe trovarsi a 150.000 anni luce di distanza per essere vista con questa stessa magnitudine, e dovrebbe emettere raggi X con una intensità 70.000 volte inferiore.

I 28 km stimati di diametro, sono stati calcolati assumendo che la stella a neutroni sia alla massima distanza possibile, proprio davanti al "muro" oscurante della nebulosa molecolare. Se la stella a neutroni fosse significativamente più vicina rispetto a noi, come ad esempio a metà strada tra noi e la nebulosa, essa dovrebbe essere ancora più piccola, e rappresenterebbe una sfida ancora più grande alle teorie dell’equazione di stato della materia nucleare.
Sebbene le stelle a neutroni di un sistema binario permettano agli astronomi di misurare la loro massa, che risulta essere compatibile con la teoria, è molto più difficile per gli astronomi stimare il loro diametro. Siccome le stelle a neutroni dei sistemi binari si "nutrono" delle loro stelle compagne, la luce non viene prodotta esclusivamente dalla superficie ma anche dai getti, dai dischi e da altri fenomeni che avvengono attorno alla stella. Questo fatto può portare all’imprecisione nella stima delle loro dimensioni.

Durante il prossimo anno, un programma di osservazioni dell’Hubble sarà utilizzato nel tentativo di determinare esattamente la distanza e il diametro di questa stella a neutroni.

Vedi anche: La più vicina stella a neutroni (9 novembre 2000)