News originale in inglese: 1997-31 - Immagini e filmati

  

Marte sotto osservazione durante la manovra di frenata della sonda Mars Global Surveyor

MarteL’immagine a destra è stata ripresa il 12 settembre 1997, il giorno dopo l’arrivo della navicella Mars Global Surveyor (MGS)e soltanto cinque ore prima dell’inizio dell’autunno boreale marziano.
Marte, come la Terra, ha l’asse di rotazione inclinato e questo fatto induce degli evidenti cambiamenti meteorologici stagionali. Queste, come altre numerose immagini del pianeta, sono state ottenute con lo scopo di supportare la missione MGS. In questo caso il Telescopio Spaziale ha monitorato la situazione presente nelle prime fasi di frenata della sonda. Il rilevamento di grandi tempeste di sabbia rappresenta un dato importante per la navicella che deve pianificare le operazioni di frenata.
Sebbene una foschia di pulviscolo riempia il grande bacino di impatto Hellas, a sud di Syrtis Major (la regione a forma di pinna), il fenomeno sembra confinato esclusivamente al suo interno. A meno che la regione coperta non si espanda significativamente, questa perturbazione non rappresenta un problema per la navicella.

Nella stessa immagine si possono osservare altri interessanti fenomeni stagionali. La calotta polare nord ad esempio, è coperta da uno strato di nubi che comincia a formarsi tipicamente alla fine dell’estate.

Con l’aumento delle precipitazioni, l’insolazione diminuisce e la calotta polare stagionale, costituita da anidride carbonica, si ispessisce sotto la coltre di queste nubi.

Marte si trovava a 255 milioni di km di distanza dalla Terra e la risoluzione è di 57 km per pixel.

Nell’immagine di sinistra si vede la stessa regione di Marte, ripresa nel giugno 1997. Il bacino Hellas è coperto di nubi luminose o di ghiaccio superficiale. La superficie di Marte è maggiormente coperta di nubi di ghiaccio d’acqua rispetto a settembre, riflettendo i cambiamenti stagionali. Marte ci appare più grande perché, rispetto alla posizione di settembre, si trovava 77 milioni di km più vicino.

Credit: Phil James (Univ. Toledo), Steve Lee (Univ. Colorado), NASA