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Potenti laser da Eta Carinae

Eta CarinaeUn team di scienziati guidato da Kris Davidson (Università del Minnesota) assieme ad altri collaboratori statunitensi e svedesi ha scoperto una fonte di laser ultravioletto associata alla stella Eta Carinae, una delle più massicce ed energetiche della nostra Galassia.

In questo disegno, un artista ha voluto rappresentare la nube di gas (a sinistra) che è sede della fonte laser e che è situata nei pressi della stella (a destra).

Il laser è stato identificato analizzando le osservazioni spettroscopiche ottenute con il Goddard High Resolution spectrograph a bordo del Telescopio Spaziale Hubble.

Dato che è estremamente improbabile che un singolo raggio laser uscente dalla nube si renda visibile ai nostri strumenti puntando esattamente in direzione della Terra, gli astronomi deducono che la nube di gas debba necessariamente irradiare numerosi fasci in tutte le direzioni, come avviene per le sfere ricoperte di specchietti utilizzate nelle sale da ballo. Il laser deve essersi originato dalle violente e caotiche eruzioni di Eta Carinae, illustrate qui come un efflusso rossastro proveniente dalla stella (il colore è dovuto alla diffusione della luce da parte delle polveri).

Un laser (acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation) è un sistema costituito da un mezzo che converte una radiazione incoerente e a varie lunghezze d’onda in un fascio intenso e coerente con una specifica lunghezza d’onda. Benché in natura sia già stata scoperta una fonte di laser infrarosso nel 1995, si ritiene che si tratti di un fenomeno molto raro e comunque nessun laser ultravioletto era mai stato osservato prima d’ora.

Johansson, membro del team, era particolarmente interessato all’emissione degli ioni ferro che sembrava eccessivamente intensa. L’unica spiegazione possibile per questo fenomeno è quella di un laser naturale che emette nell’ultravioletto. Lo spettro del ferro ionizzato una volta (con un elettrone in meno) possiede almeno un migliaio di stati energetici noti e, secondo Davidson, alcuni di questi sarebbero proprio adatti a produrre un effetto laser.

Il laser ultravioletto di Eta Carinae funziona con le stesse leggi fisiche che fanno funzionare i nostri laser artificiali, ottenuti per la prima volta nel 1960 e i maser costruiti nel 1954. Maser naturali sono stati visti nello spazio ancora dalla metà degli anni ’60 e un solo laser infrarosso è stato scoperto recentemente attorno ad una stella giovane e calda (MWC 349).
Secondo Kris Davidson ciascun fotone generato dal laser di Eta Carinae possiede un’energia pari a 700 volte l’energia posseduta da un fotone di MWC 349 e quindi la produzione complessiva di energia è molto più grande.

Il gruppo di Davidson sta studiando in dettaglio l’emissione ultravioletta proveniente da questa nube di gas (la lunghezza d’onda dell’ultravioletto non può essere studiata da terra a causa dell’assorbimento dovuto allo strato di ozono dell’atmosfera).

La stella Eta Carinae, che ha una luminosità milioni di volte più intensa di quella del Sole ed una massa cento volte più grande, si trova a 8.000 anni-luce di distanza dalla Terra in direzione della costellazione australe della Carena. La stella ha subito una colossale esplosione 150 anni fa emettendo grandi quantità di gas che ora si sta muovendo verso l’esterno a circa 160.000 km/h. Il fronte dell’esplosione si trova ormai a 100 miliardi di chilometri dalla stella (pari a 700 volte la distanza dalla Terra al Sole).

La scoperta del laser ultravioletto può fornire agli scienziati un nuovo strumento di indagine per lo studio dei gas emessi dall’esplosione delle stelle instabili, dell’interazione tra la radiazione e gli atomi presenti nello spazio e della struttura atomica delle nubi gassose.

L’illustrazione è di James Gitlin (STScI)