News originale in inglese: 1995-20 - Immagini e filmati

  

L’asteroide Vesta

Hubble segue la rotazione dell’asteroide Vesta

rotazione dell'asteroide VestaLa serie di 24 immagini mostra una completa rotazione di Vesta. Questo asteroide, del diametro di 525 km, ha un periodo di rotazione di 5,34 ore. Il telescopio spaziale risolve dettagli inferiori a 90 km di diametro e consente agli astronomi di studiare le caratteristiche geologiche della superficie. Si distinguono infatti antiche colate laviche e bacini da impatto tanto profondi da esporre lo strato geologico sottostante.

La sequenza è stata ripresa con la camera WFPC2 tra il 28 novembre e l’1 dicembre 1994 quando Vesta si trovava a 280 milioni di chilometri dalla Terra. Combinando queste informazioni con i dati di telescopi con base a terra, gli astronomi sono in grado di costruire la prima mappa geodinamica della superficie di Vesta.

Un campione dell’asteroide Vesta

meteorite di VestaQuesto meteorite è un campione di crosta dell’asteroide Vesta. L’asteroide Vesta diventa quindi il terzo oggetto del Sistema Solare, oltre alla Terra, di cui possediamo campioni: gli altri due sono Marte e la Luna.

La particolarità che distingue questo meteorite è la sua composizione mineralogica: è costituito quasi completamente di pirosseno, un minerale comune nelle lave. Dalla struttura granulare si può dedurre che ha subito una fusione e poi un raffreddamento; inoltre gli isotopi di ossigeno sono diversi da quelli tipici delle rocce lunari e terrestri. L’identità chimica del meteorite coincide con quella dell’asteroide Vesta perché anche quest’ultimo possiede la firma spettrale caratteristica del pirosseno. Tale firma spettrale è comune anche ad un gruppo di altri piccoli asteroidi recentemente scoperti nei pressi di Vesta; si ritiene che essi siano frammenti staccatisi dalla sua superficie. Questi frammenti si estendono verso una delle regioni della fascia di asteroidi chiamate lacune di Kirkwood. Le lacune di Kirkwood sono regioni relativamente vuote perché qualsiasi oggetto presente in esse viene rimosso dall’influenza gravitazionale di Giove e spinto verso una nuova orbita che può anche attraversare quella terrestre. (I periodi orbitali corrispondenti a tali "distanze proibite" si trovano in risonanza, ossia in rapporti semplici con il periodo di rivoluzione di Giove. Le lacune più vistose sono quelle corrispondenti ai rapporti 2:1, 3:1 e 5:2).

Il meteorite è un frammento che, per finire sulla Terra, potrebbe aver seguito quel percorso. E’ stato strappato dalla superficie di Vesta come parte di un frammento di maggiori dimensioni. Successive collisioni lo hanno separato dal frammento principale e alcuni pezzi sono stati scagliati verso una lacuna di Kirkwood per giungere in orbita di collisione con il nostro pianeta.

Il viaggio del nostro meteorite si è concluso nel 1960 quando è caduto nell’Australia occidentale. Il fenomeno fu notato da due allevatori che videro un oggetto incandescente cadere dal cielo. I frammenti del meteorite furono ritrovati soltanto dieci anni dopo. La loro individuazione fu possibile grazie all’aspetto scuro e lucido della loro superficie (la crosta di fusione) che li faceva risaltare sul suolo sabbioso di colore rosso dell’area di caduta. Le osservazioni del telescopio Hubble hanno confermato ulteriormente questa ipotesi mostrandoci un gigantesco bacino da impatto sulla superficie di Vesta. L’antica collisione è stata così violenta da strappare parte della crosta ed esporre il mantello di roccia sottostante. Gran parte dei meteoriti identificati come appartenenti a Vesta sono conservati nel Western Australian Museum. Questo campione, che pesa 631 grammi e misura 9,6 x 8,1 x 8,7 cm, mostra la crosta di fusione prodotta durante l’impatto con l’atmosfera terrestre, ultima parte del suo viaggio.

Vesta è, tra i grandi asteroidi, il più vario dal punto di vista geologico e l’unico mostra sulla sua superficie delle aree chiare e delle aree scure evidenti. Le osservazioni fatte fino ad ora con telescopi terrestri hanno indicato la presenza di regioni basaltiche corrispondenti a colate laviche. E’ la prova sorprendente che un tempo la roccia che costituisce gli strati interni dell’asteroide si trovava allo stato fuso.

Una delle ipotesi possibili è che Vesta si sia agglomerata da piccoli frammenti che comprendevano anche particelle radioattive quali ad esempio l’isotopo 26 dell’Alluminio. Gli elementi radioattivi possono essersi generati in seguito all’esplosione di una vicina supernova (di fatto è proprio l’esplosione di una supernova che ha innescato la formazione del nostro Sistema Solare). Gli isotopi radioattivi emettondo calore hanno portato il nucleo alla temperatura di fusione e quindi la struttura dell’asteroide si è differenziata: i materiali più pesanti sono scesi verso il centro mentre quelli più leggeri sono andati a costituire la superficie. Si tratta di una struttura che è caratteristica dei pianeti di tipo terrestre. In seguito si sono avuti fenomeni eruttivi durante i quali i materiali fusi del nucleo sono fuoriusciti a ricoprire alcune aree della superficie. Tutto ciò è avvenuto più di 4 miliardi di anni fa. Da allora la superficie non ha più avuto occasione di modificarsi se non per l’impatto casuale di meteoroidi.

Credit: Ben Zellner (Georgia Southern University), Alex Storrs (Stsci), Ed Wells (Computer Sciences Corporation), Rudi Albrecht (ESO).