News originale in inglese: 1994-48 - Immagini e filmati

  

L’evoluzione delle tracce da impatto tra Shoemaker-Levy 9 e Giove

Le settimane seguenti la spettacolare collisione tra il pianeta gigante e i frammenti della cometa Shoemaker-Levy 9 hanno visto gli astronomi impegnati a studiare le immagini e gli spettri ricavati dal telescopio spaziale e dalla miriade di sonde e strumenti in quei momenti puntati sull’evento.

Ecco quanto è emerso dall’analisi dei dati:

Gli ultimi giorni della cometa

Prima dell’impatto c’era stata una notevole apprensione riguardo al destino dei 21 frammenti della cometa: si pensava infatti che se fossero stati troppo fragili si sarebbero sfaldati in centinaia di piccoli frammenti anziché arrivare integri all’impatto. Le osservazioni di HST hanno però permesso di seguire i frammenti fino a 10 ore prima dell’impatto, confermando che si trattava di oggetti solidi e coesi, proprio come comete in miniatura. Questa congettura è supportata dall’osservazione di un alone sferico intorno ad ogni frammento e dalle scie lasciate lungo il cammino verso Giove.

La magnetosfera di Giove

Circa quattro giorni prima dell’impatto, a 3,5 milioni di chilometri da Giove, il frammento "G" della cometa Shoemaker-Levy 9 è penetrato nel potente campo magnetico di Giove, La magnetosfera di Giove è così vasta che se fosse visibile ad occhio nudo, sarebbe grande quanto la Luna piena.

Lo spettrografo per oggetti deboli (FOS) a bordo di HST ha registrato drammatici cambiamenti nella magnetosfera gioviana, fornendo preziose informazioni sulla natura della cometa. Il 14 luglio per due minuti FOS ha registrato una intensa emissione del magnesio ionizzato (MgII), un importante componente sia di comete che di asteroidi. Tuttavia non si è registrata l’emissione del radicale ossidrile (OH), caratteristica del ghiaccio d’acqua. Questo ha posto alcuni interrogativi sulla reale natura cometaria dell’oggetto Shoemaker-Levy 9.

Nuova attività delle aurore

Appena dopo l’impatto del frammento "K" il telescopio spaziale ha registrato un eccezionale attività delle aurore su Giove, soprattutto nell’emisfero boreale. L’impatto ha addirittura sfigurato la fascia di radiazioni che era rimasta stabile durante gli ultimi venti anni di osservazioni radio.

Le aurore sono fenomeni causati dall’interazione tra il campo magnetico di un pianeta e le particelle cariche provenienti dal Sole. Nel caso di Giove, dotato di un campo magnetico fortissimo, le aurore sono fenomeni comuni, ma in questo caso sono state più brillanti ed estese del solito. Si ritiene infatti che l’attraversamento da parte del frammento "K" della fascia di particelle cariche che circonda Giove abbia innescato correnti elettriche elevatissime.

Spazzate via dai venti

Le osservazioni di Giove sono proseguite per mesi dopo l’impatto, allo scopo di studiare la dinamica della sua atmosfera. Infatti le macchie oscure sono stati dei veri e propri "traccianti" naturali che hanno messo in evidenza le complicate geometrie dei venti di alta quota. Ad un mese dall’impatto i globuli oscuri si erano già trasformati in strisce più chiare, per poi scomparire definitivamente senza lasciare traccia.

Inoltre i frammenti rimasti in sospensione nell’alta atmosfera di Giove hanno dato agli astronomi una prospettiva tridimensionale mostrando il comportamento dei venti alle alte latitudini. Infatti a basse latitudini i frammenti dell’impatto seguivano la direzione Est-Ovest, spinti dal calore interno di Giove e da quello ricevuto dal Sole. Invece nella alta stratosfera è evidente che le particelle si spostano dai poli all’equatore, probabilmente a causa dell’energia rilasciata dalle aurore.

Da cosa cono composte le tracce degli impatti?

Lo spettrografo per oggetti deboli ha studiato a fondo le zone interessate all’impatto seguendole per mesi. Le scoperte più interessanti riguardano le tracce di composti dello zolfo: zolfo biatomico (S2) scomparso dopo qualche giorno, disolfuro di carbonio (CS2), idrogeno solforato (HS2) e tracce di ammoniaca (NH3), che invece è persistita per un mese.

Shoemaker-Levy 9 era una cometa oppure un asteroide?

Al momento le osservazioni sembrano favorire l’ipotesi cometaria, ma l’origine asteroidale non può essere esclusa. La risposta è ardua perché comete e asteroidi differiscono solo per il fatto che le prime hanno un alto contenuto di acqua.