Salve,vorrei chiedere un parere sul fantomatico “effetto DNA fantasma” e sull’esperimento di Luc Montagnier “DNA water and waves”. Sul web tutti collegano quest’ultimo esperimento all’omeopatia: personalmente trovo più importante la questione dell’onda elettromagnetica. Gli studi non sono stati né replicati né confutati.

 Luc Montagnier

Luc Montagnier (n. nel 1932) è un virologo francese di fama, insignito del premio Nobel per la Medicina nel 2008 insieme a Françoise Barré Sinoussi, per la scoperta, effettuata nel 1983, dell’HIV, Human Immunodeficiency Virus (alla scoperta contribuì in modo sostanziale anche l’americano Robert Gallo, che però non venne considerato dall’Accademia svedese, suscitando qualche polemica e malumore).

Nel 2009 Montagnier rese pubblica una sua singolare teoria. In estrema sintesi, alcune sequenze di DNA batterico indurrebbero segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite.  Tali soluzioni manterrebbero poi una memoria delle caratteristiche dei frammenti di DNA, anche in seguito a diluizioni talmente spinte da eliminare ogni traccia di DNA dalle soluzioni stesse (diluizioni simili vengono generalmente usate per preparare i rimedi omeopatici). Questa  memoria, secondo Montagnier, potrebbe inoltre essere trasmessa a distanza, sfruttando i segnali elettromagnetici emessi.

L’articolo originale in cui Montagnier comunica la sua teoria si intitola: “Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA“, ovvero “Segnali elettromagnetici prodotti da nanostrutture in acqua derivate da DNA batterico”.

L’autorevolezza e il prestigio dell’autore farebbero subito pensare a un importante e rivoluzionario contributo scientifico. Se i risultati degli esperimenti che vengono descritti nell’articolo fossero reali, bisognerebbe infatti rivedere profondamente non solo la medicina e la biologia che conosciamo, ma anche tutta la chimica e la fisica comunemente accettate dalla comunità scientifica. Come si suole dire in questi casi però: “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie”. E’ quindi legittimo chiedersi se queste prove esistano.

Una prima cosa da esaminare è la rivista su cui l’articolo è stato pubblicato. Le riviste scientifiche serie e prestigiose, prima della pubblicazione, sottopongono infatti gli articoli a un severo esame da parte dei cosiddetti referees, cioè ricercatori esperti nello stesso settore, chiamati a esprimere il proprio giudizio sull’attendibilità e la correttezza del lavoro presentato (tale procedura è chiamata peer review, ovvero revisione paritaria).

Su quale rivista è stato pubblicato il lavoro di Montagnier? Si tratta di Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences. Praticamente sconosciuta all’ambiente scientifico, la pubblicazione viene realizzata in Cina. Questo suona già abbastanza insolito, perché un premio Nobel avrebbe potuto scegliere una rivista più nota ed edita in qualche paese più all’avanguardia della Cina in campo scientifico. Ma la sorpresa maggiore si ha andando a vedere chi è il direttore editoriale della rivista. Si scopre infatti che è lo stesso Luc Montagnier. Montagnier ha pubblicato il suo articolo su una rivista da lui stesso diretta e questo non è certo un esempio di correttezza scientifica.

Nel 2011 Montagnier pubblica un secondo articolo (quello indicato dal lettore) dal titolo “DNA water and waves“, in collaborazione con anche due ricercatori italiani: Giuseppe Vitiello ed Emilio Del Giudice (si veda questa mia risposta). Questa volta la rivista è Journal of Physics: Conference Series. Non si tratta del serio Journal of Physics (come a volte è stato erroneamente indicato), ma di un suo “spin-off”, riservato esclusivamente agli atti di conferenze scientifiche (nella fattispecie il “Fifth International Workshop on Decoherence, Information, Complexity and Entropy” tenutasi a Castello Pasquini, Castiglioncello, dal 13 al 17 settembre 2010). In questo caso la peer review non è attuata dalla rivista, ma è demandata agli organizzatori delle conferenze. E, guarda caso, uno degli organizzatori del Workshop di Castiglioncello è Giuseppe Vitiello, uno degli autori. Ancora una volta l’arbitro coincide con chi gioca la partita!

Senza entrare troppo nei dettagli tecnici (chi è interessato può leggere l’ottima trattazione che ne fa il Dottor Salvo Di Grazia), appare piuttosto evidente che il Prof. Montagnier, nella sua ricerca, sia stato vittima di un clamoroso abbaglio. Piuttosto che tirare in ballo fantomatiche teorie che rivoluzionerebbero tutta la scienza, è molto più probabile che i campioni usati dal premio Nobel non siano stati sufficientemente sterilizzati. Questo spiegherebbe la presenza di “memoria batterica” anche nelle soluzioni ultra diluite.

Per quanto riguarda l’emissione di segnali elettromagnetici, va prima di tutto osservato che Montagnier ha utilizzato uno strumento (piuttosto rudimentale) inventato dall’amico Jacques Benveniste, ricercatore molto discusso, insignito per ben due volte dell’IgNobel (si veda questa mia risposta). Inoltre, anche in questo caso, una semplice applicazione del cosiddetto rasoio di Occam (si veda quest’altra risposta) porta a concludere che sia estremamente più probabile che i segnali elettromagnetici rilevati dallo strumento provenissero da fonti esterne (noi siamo costantemente bombardati da segnali elettromagnetici), piuttosto che dai campioni di soluzioni ultra diluite di DNA batterico.

Come giustamente afferma il lettore, nessuno ha mai replicato i risultati di Montagnier. Essi appaiono talmente improbabili e le metodologie utilizzate talmente grossolane che ben pochi hanno pensato di perdere tempo e denaro per intraprendere ricerche del genere. E’ quindi in parte vero che non sono neppure stati confutati. Ma il fatto che essi siano in contrasto totale con tutta la scienza conosciuta e che siano stati ottenuti in maniera così goffa e dilettantesca autorizza la comunità scientifica a considerarli semplicemente frutto di un abbaglio. Che la vittima dell’abbaglio sia stato un illustre premio Nobel dimostra, per l’ennesima volta, come nella scienza non valga alcun principio di autorità. L’unica cosa che conta sono i fatti convincentemente dimostrati.