Riguardo l’asteroide apophis, quando si saprà con certezza se avverrà una collisione? Se si scoprirà che l’asteroide impatterà veramente la terra, saremmo ancora in tempo per reagire? Se si, come? Sarebbe possibile distruggerla con una testata esplosiva portata lassù da un razzo? Oppure sarebbe possibile deviare la sua orbita? Grazie

Per quanto riguarda l’asteroide Apophis, se non sbaglio, le stime del novembre 2006, davano una probabilità d’impatto di una su 40000. Fu allora deciso di declassarlo al livello 0 della Torino scale. Si può continuare a vedere  l’evoluzione sul sito http://cfa-www.harvard.edu/iau/lists/CloseAppLong.html comunque da quella data, mi sono reputato sufficientemente convinto che non avrebbe impattato contro la Terra, almeno per il 2029 ed il 2036. Un errore di circa 6 raggi terrestri mi pare francamente eccessivo. Se ci si vuol comunque tenere informati su nuove determinazioni della sua orbita, potremo assistere ad un progressivo abbassamento del rischio fino al livello 0 che sta già rasentando.
Comunque sia, in una prospettiva fantascientifica futura, in caso di altri asteroidi minacciosi (nel 2004 ad esempio l’asteroide FU 162 ci e` passato a 13000 km di quota), quali potrebbero essere le contromisure da mettere in atto?
La questione è abbastanza complessa. In genere possiamo dire di avere due grosse categorie di varianti: deviazione o distruzione.
Se un corpo di dimensioni considerevoli venisse scoperto molto tempo prima della data d’impatto, la soluzione migliore sarebbe quella di defletterlo in modo da immetterlo in un’altra orbita . Può meravigliare ma, con un anticipo di diversi anni, una deflessione di qualche centimetro (o una variazione di velocità di qualche cm/s) verrebbe amplificato nel tempo fino ai circa 6400 km necessari a mancare la Terra. Delle testate nucleari fatte esplodere potrebbero polverizzare parte della superficie e creare un effetto jet, modificando la traiettoria. E’ stato calcolato che per un asteroide di 100 m (Apohis si aggira sui 300 m) basterebbe una carica di 0.1-1 chiloton e per un asteroide di 1 km 100-1000 megaton. I più potenti ordigni fatti esplodere finora sono dell’ordine di 100 megaton. Un valore sufficiente.
Sempre sul filone deflessione, dopo i primi test effettuati sui veicoli spaziali, sta prendendo forma anche l’idea di munire questi asteroidi di enormi vele cosmiche che, sospinte dalla radiazione solare, avrebbero l’effetto di deflettere la traiettoria.
Un’ulteriore variante potrebbe essere quella di sfruttare dei razzi che, impattando con l’asteroide, lo sospingerebbero in una direzione prestabilita. In alternativa i razzi potrebbero essere azionati una volta attaccati sopra, Naturalmente, più è l’anticipo sulla data dello scontro, meno dispendioso sarebbe l’intervento. Più a ridosso della data si interviene e meno tempo si concede a questa sorta di effetto leva di agire.
Sempre nel campo della deflessione era stata prospettata anche l’ipotesi dei collettori solari. Enormi specchi a Terra avrebbero dovuto focalizzare la luce solare sulla superficie dell’asteroide in modo da vaporizzare parte della sua superficie, anche in questo caso, tanto più efficaci nei passaggi ravvicinati. Ulteriore variante sul tema: generazione di fasci laser da focalizzare sull’astro. Di tutte le soluzioni comunque questa sembra la meno accreditata, almeno per ora. Apophis, essendo in risonanza con la Terra, non sarebbe stato nemmeno
necessario andare a raggiungerlo lontano, poiché incontra già l’orbita
terrestre e nel 2013 ci farà visita da una distanza di sicurezza e
quindi avrebbe avuto tutte le credenziali per subire una  deflessione, in
un modo o in un altro. Ma come abbiamo detto ormai non ce n’è più bisogno.

Queste strategie con un dispendio minimo creano effetti risolutori se approntate con largo anticipo. Il più delle volte però, si individua un corpo quando è ormai prossimo. La cometa Hyakutake, ad esempio, apparsa nel 1996, fu scoperta solo due mesi prima del passaggio al perigeo, 2004 FH praticamente a passaggio in corso. Va presa dunque in considerazione una strategia alternativa. La distruzione si concretizzerebbe in una polverizzazione. Ancora una volta, per mezzo di testate nucleari, si potrebbe ipotizzare di farne esplodere in contemporanea un certo numero in modo da ridurre un corpo di qualche chilometro in una nuvola di corpi di qualche decina di metri. Una volta frantumato i pezzi comincerebbero a disperdersi in tutte le direzioni. I più mancherebbero la Terra, e poi sassi dell’ordine di 100 m (di natura rocciosa) vengono in genere distrutti in atmosfera, senza creare grossi danni. La tattica è però rischiosa perché se in realtà il corpo non viene disgregato in tanti pezzi ma rimane sempre un corpo principale considerevole, anche la sua traiettoria sarebbe poco modificata dalla perdita di qualche pezzo e sarebbe sempre in rotta di collisione con la Terra. Se poi il corpo si scopre quando è ormai vicino ed è molto grande, dell’ordine di decine di chilometri, una frantumazione in pezzi dell’ordine del chilometro sostituirebbe un solo corpo capace di creare sconquassi a livello globale con una gragnuola di oggetti capaci di distruggere città, creare enormi tsu-nami, incendi a ripetizione e via dicendo. Magra consolazione!

La soluzione migliore, al solito, è la prevenzione. Il monitoraggio attento e continuo dovrebbe metterci in condizione di scoprire con anticipo sufficiente tutti i corpi dell’ordine di qualche decina di chilometro. I più insidiosi sono quelli di alcune centinaia di metri che rischiano di essere scoperti solo a ridosso della data d’impatto. Più potenti sono i telescopi utilizzati per scrutare il cielo alla ricerca di corpi minacciosi, più sono le probabilità di salvezza. Un monito ai potenti dunque ad investire risorse.

Per ulteriori approfondimenti su Apophis possono essere consultate la mia risposta 11451 e la pagina http://www.fis.unipr.it/~albino/asteroidi/apophis.html del nostro esperto Albino Carbognani.