Ho sentito parlare di un asteroide che colpira’ il nostro pianeta tra una ventina di anni, e’ vero tutto cio? Che possibilita’ ci sono di essere colpiti? e quale forza distruttrice avrebbe questo asteroide sul nostro pianeta?

Il nostro interlocutore fa probabilmente riferimento all’asteroide Apophis che, nel dicembre 2004, poco dopo la scoperta, aveva mostrato una relativamente ampia probabilità d’impatto contro il nostro pianeta per il 2029, guadagnandosi l’attenzione degli astronomi e l’interesse dei mass-media.
La Space Guard Foundation (http://spaceguard.esa.int), l’istituzione internazionale preposta al monitoraggio e dedicata alle contromisure necessarie per scongiurare effetti devastanti sul pianeta, aveva da tempo elaborato due scale, la Torino scale e la Palermo scale, le quali scaglionano questi minacciosi corpi minori del Sistema Solare a seconda della probabilità e gravità di un loro eventuale impatto. Esse sono l’equivalente della scala Mercalli o Richter dei terremoti.

Ma torniamo ad Apophis. I dati diffusi dalla NASA a Natale 2004 davano un probabilità d’impatto per il 2029 alta. Apophis aveva così raggiunto il livello 4 (su 10) della Torino scale e l’interesse delle testate giornalistiche. Poche ore dopo i dati erano già stati in parte ridimensionati e la probabilità era scesa al 2,4%. Al tempo stesso venivano pure ridimensionate le dimensioni e la massa dell’asteroide.
L’affinamento dei calcoli, reso possibile dal maggiore ammontare di osservazioni, ha definitivamente fugato questo scenario. Il 13 aprile 2029 Apophis passerà proprio sopra i cieli d’Europa, ad una quota di circa 30.000 km. Sarà più basso dei satelliti geostazioniari e brillerà come un stella di terza magnitudine. Dall’Italia sarà visibile poco prima della mezzanotte.
L’incontro così ravvicinato ne perturberà l’orbita così che dalla classe degli asteroidi “Aten” (cosi’ definiti quelli che hanno semiasse orbitale minore della Terra ma che al loro afelio possono incrociarne l’orbita) passerà agli “Apollo” (di semiasse maggiore ma che possono incrociarne l’orbita al perielio), per giunta con un’orbita risonante con quella terrestre (significa che le due orbite stanno in rapporto con due numeri piccoli ed interi). Difatti ogni 7 anni terrestri Apophis avra’ compiuto 6 orbite e, puntualmente, per il 13 aprile 2036 tornerà assai vicino. Ancora la probabilità d’impatto calcolata  era piuttosto considerevole con un aggravante in più: non essendo ancora possibile stabilire con esattezza le condizioni di passaggio del 2029 non si poteva stabilire con assoluta certezza nemmeno la traiettoria futura.
Anche in questo caso, l’incremento dei dati osservativi, distribuiti su un maggiore lasso di tempo, ha permesso un affinamento dei calcoli che ha ridimensionato le probabilità d’impatto ad una su 45000, declassando così definitivamente l’asteroide alla classe 0 della Torino scale, anche per quanto riguarda il passaggio del 2036. Era il 6 agosto 2006, dopo quasi 20 mesi di apprensioni e timori. La risonanza comunque ce lo lascerà vicino e potenzialmente minaccioso per il futuro, anche se i calcoli attuali mostrano che per un certo numero di orbite (diciamo, indicativamente, per tutto il XXI secolo) le probabilità d’impatto siano solo di una su 12,7 milioni.
 
Nonostante ciò la Planetary Society ha offerto 50.000 dollari di premio a chi realizzerà il miglior progetto per ideare un dispositivo di tracciamento della traiettoria di un asteroide.
Questo non deve meravigliarci perché se Apophis non ci colpirà entro il 2036, resterà comunque nei nostri paraggi per un tempo tendenzialmente infinito. Per giunta si scoprono sempre nuovi asteroidi ed uno, in rotta di collisione con la Terra, potrebbe esserci davvero. Avere già pronte le contromisure sarebbe un bel vantaggio. Certo, tenere sott’occhio con gli strumenti moderni gli asteroidi di alcune decine di chilometri, capaci di provocare morte e distruzione su scala planetaria -come quello indiziato di avere provocato l’estinzione dei dinosauri per intenderci- dovrebbe essere un compito piuttosto agevole, e quelli ancora non scoperti dovremmo individuarli con un ragionevole margine di vantaggio. I più insidiosi sono quelli della stazza di Apophis (46 milioni di tonnellate per una lunghezza di circa 320 m) che potrebbero essere individuati solo quando non ci rimane più molto margine di manovra. Il 19 marzo 2004 ce la siamo vista brutta con 2004FH (un sasso di 30 m) passato a 43000 km -poco più di 1/10 della distanza Terra-Luna- e ce ne siamo resi conto solo a passaggio avvenuto.

All’orizzonte non esiste corpo conosciuto che impatti contro la Terra nei prossimi decenni (si consulti ad esempio il sito http://neo.jpl.nasa.gov/risk/ aggiornato quotidianamente, oppure http://impact.arc.nasa.gov/neo_main.cfm con le liste di tutti gli asteroidi pericolosi ad oggi conosciuti). Questo non significa che possiamo dormire sonni tranquilli, essendo consapevoli del gran numero di corpi ancora da scoprire. Se un corpo delle dimensioni di Apophis dovesse cadere davvero possiamo solo intuire quali sarebbero le conseguenze. Gli effetti a livello planetario probabilmente sarebbero impercettibili, al più si potrebbe registrare un incremento delle piogge rispetto alla norma. Ben diverso lo scenario a livello locale. Tentativamente alcuni specialisti hanno prospettato che una caduta sulla terra ferma provocherebbe effetti paragonabili (in tutto fuorché le conseguenze radioattive) all’esplosione di 70.000 bombe atomiche della potenza di quella di Hiroshima, per un totale di 900 megatons. L’impatto provocherebbe un cratere largo circa 4-5 km. Tutto ciò che c’e’ (c’era!) sotto verrebbe immediatamente distrutto, mentre assordanti bang ed incendi a ripetizione si innescherebbero nelle regioni circostanti, per centinaia e centinaia di chilometri. Le continue colonne di fumo provocherebbero una sensibile riduzione della temperatura su una vasta regione. Una caduta in mare provocherebbe uno tsunami con onde alte circa 20 m, ben superiori a quelle dello tsunami di S. Stefano nell’Oceano Indiano. Gli effetti sarebbero dipendenti dal luogo di caduta. Un tuffo nell’Atlantico settentrionale metterebbe in serio pericolo tutte le città americane della costa orientale ad esempio. Una caduta nel Mediterraneo… ce la possiamo immaginare.
Non ne so stimare l’affidabilità, ma può essere istruttivo divertirsi a valutare gli effetti, a varie distanza dal punto d’impatto, col programma http://www.lpl.arizona.edu/impacteffects/