volevo sapere in base agli ultimi studi effettuati sulla sacra sindone quale è al momento la posizione ufficiale della scienza (aggiornata)

Mi ero già occupato dell’argomento Sindone in una precedente risposta:

www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?numero=127

Torno tuttavia volentieri sull’argomento per meglio approfondire alcuni punti.

La Sindone è un telo di lino, conservato nella Cappella reale di Torino, che, secondo la tradizione, avrebbe avvolto il corpo di Cristo dopo la sua morte. Essa misura 4.36 metri di lunghezza per 1.10 di larghezza e su di essa è visibile, sia pure in modo piuttosto sbiadito, un’immagine che raffigura l’impronta anteriore e posteriore del corpo di un uomo. Le prime notizie storiche certe relative a questo telo si ritrovano solamente intorno al 1356, quando esso comparve in una chiesa di Lirey (Francia). Il proprietario era un piccolo feudatario di nome Goffredo di Charny. Nel 1389, il vescovo Pierre d’Arcis scrisse un memoriale a papa Clemente VII in cui denunciava la falsità della reliquia e il vile commercio che gravitava intorno a essa. Lo stesso Clemente VII, nel 1390, con una serie di bolle consentì l’ostensione del telo, a condizione che si dichiarasse pubblicamente che il telo “non è il vero Sudario di Nostro Signore Gesù Cristo, ma una pittura o tavola fatta a raffigurazione o imitazione del Sudario”. Dopo varie vicissitudini, nel 1453 il telo venne acquistato dai duchi di Savoia che lo trasferirono a Chambery. Nel 1532 la cappella dove era custodita la sindone subì un grave incendio e la stessa reliquia riportò gravi danni. Nel 1578, il telo venne trasferito a Torino, dove è ancora oggi custodita.

Per comprendere meglio il “fenomeno Sindone”, vale la pena ricordare che intorno al periodo in cui la Sindone fece la sua comparsa, il mondo cristiano fu protagonista di una vera e propria proliferazione di reliquie. Inoltre è abbastanza singolare che non vi sia traccia di notizie sulla Sindone durante tutto il periodo che va dalla morte di Cristo fino al 1356. Anche l’esame dei Vangeli fa nascere qualche difficoltà. In essi, infatti, non si fa nessun cenno a un’immagine riprodotta sul lenzuolo sepolcrale di Cristo. Inoltre, alcuni di essi (Giovanni 20:6-7) parlano in realtà di bende e di un sudario, costituito da un fazzoletto che veniva messo sul volto dei cadaveri. Inoltre dai Vangeli e da altre notizie storiche si apprende che era usanza lavare accuratamente i cadaveri e di trattarli con aromi (aloe e mirra), prima di inumarli. Se anche il corpo di Cristo fosse stato sottoposto a questo trattamento, non si capirebbe la grande quantità di macchie di sangue che, secondo i sindonologi, confermerebbero l’autenticità della Sindone.

In realtà uno studio condotto nel 1973 da una commissione scientifica istituita dal cardinale Pellegrino, allora vescovo di Torino, ha dato esiti negativi circa la reale presenza di sangue sulla Sindone. Per contro nel 1978-80, altre indagini condotte dal microscopista americano Walter Mc Crone, misero in evidenza la presenza di ocra, cinabro e alizarina, ovvero ingredienti tipici dei colori a tempera.

Il dato più convincente a favore della non autenticità della Sindone, proviene tuttavia da uno studio scientifico condotto nel 1988. In tale anno tre laboratori indipendenti (Tucson, Oxford e Zurigo) effettuarono su alcuni frammenti della Sindone un test di datazione che utilizza il dosaggio dell’isotopo 14 del carbonio. Tale procedura, ampiamente utilizzata in campo archeologico, consente di ottenere margini di errore piuttosto ridotti. I risultati dei test furono resi pubblici in una conferenza stampa dal cardinale Anastasio Ballestrero, vescovo di Torino, il 13 ottobre 1988. In base al test del carbonio 14 l’età del telo era ricondotta al periodo compreso tra il 1260 e il 1390 (centrato sul 1325) con una fiducia del 95% che la vera età sia compresa in questo intervallo. È interessante osservare che tale età coincide perfettamente con quella intorno alla quale compaiono le prime notizie storiche relative alla Sindone. Lo stesso cardinale Ballestrero affermò:

Penso non sia il caso di mettere in dubbio i risultati. E nemmeno è il caso di rivedere le bucce agli scienziati se il loro responso non quadra con le ragioni del cuore.

Ci si sarebbe aspettato che il test del radiocarbonio mettesse la parola fine alle discussioni relative all’autenticità della Sindone. Invece i sindonologi, ovvero quella curiosa categoria di studiosi che vorrebbero a tutti costi dimostrare l’autenticità del telo di Torino, hanno avanzato le ipotesi più fantasiose per tirare acqua al proprio mulino. Le presunte prove a favore della loro tesi sono molteplici. Una di queste riguarda improbabili immagini di monetine sulle quali i sindonologi riuscirebbero addirittura a leggere la data del conio. In realtà gli ingrandimenti spinti cui questi sindonologi hanno sottoposto le sbiadite immagini della Sindone consentono, con un po’ di fantasia, di vedere tutto ciò che si vuole vedere. Un’altra notizia che ebbe una certa risonanza riguarda il presunto ritrovamento di polline di piante esistenti duemila anni fa in Palestina e oggi estinte. In realtà tali studi hanno suscitato non poche obiezioni. Molti sindonologi, infine, hanno messo in discussione i risultati del test del carbonio 14. Alcune di queste critiche denunciano eventuali errori metodologici nell’esecuzione del test. Tuttavia la serietà e la competenza dei laboratori che lo hanno eseguito le rendono quanto mai improbabili. Ulteriori critiche hanno ipotizzato altri fantasiosi meccanismi che spiegherebbero l’inaspettato ringiovanimento del celebre lenzuolo. Per taluni il ringiovanimento sarebbe dovuto a “inquinanti”, ovvero sporcizia estranea al telo. Anche questa obiezione risulta però completamente infondata, poiché tutti i laboratori hanno ovviamente sottoposto le fibre di lino a energiche puliture, prima di procedere al test del radiocarbonio. Inoltre la quantità di sporcizia necessaria per ringiovanire di oltre mille anni il lenzuolo appare francamente eccessiva. Altri sindonologi, ancora più fantasiosi, hanno ipotizzato che il processo di resurrezione di Gesù Cristo abbia determinato un’emissione di neutroni che avrebbe variato la composizione del telo. A parte la totale gratuità di questa ipotesi, esperimenti condotti irradiando con neutroni teli di età nota hanno dimostrato la sua totale infondatezza. Infine, nel 1995, un biochimico russo di nome Dmitri Kouznetsov avanzò l’ipotesi secondo la quale sarebbe stato l’incendio verificatosi nel 1532 a Chambery a ringiovanire la Sindone. L’alta temperatura generata dall’incendio, l’acqua usata per spegnerlo e l’argento della teca nella quale la Sindone era contenuta avrebbero favorito una reazione chimica che avrebbe permesso alle fibre di cellulosa del lenzuolo di fissare anidride carbonica dall’aria, contenente carbonio più “giovane” di quello originale. In realtà tale ipotesi presenta molti lati deboli che sono stati puntualmente evidenziati da molti altri ricercatori. Anche le numerose ipotesi ad hoc che Kouznetsov ha successivamente formulato per difendersi dalle obiezioni rivolte alla sua ipotesi non sembrano affatto convincenti. Ma il fatto più clamoroso si è avuto di recente. Il Prof. Gian Marco Rinaldi, dopo due anni di ricerche, ha messo in evidenza che Kouznetsov in realtà non ha mai condotto alcun esperimento e che i risultati da lui pubblicati sono stati completamente inventati. In pratica il caso Kouznetsov è un clamoroso episodio di frode scientifica (si veda il sito del CICAP alla pagina: www.cicap.org/articoli/at100965.htm, dove è anche possibile accedere al voluminoso dossier realizzato da Gian Marco Rinaldi).

In definitiva quindi, l’unico dato scientificamente attendibile e significativo riguardo la Sindone appare proprio il test della datazione con il carbonio 14 che dimostra inoppugnabilmente che si tratta di un falso medievale. Inoltre vi è un altro indizio piuttosto convincente in tal senso. L’immagine riprodotta sulla Sindone non appare affatto deformata. Ora, se si trattasse realmente dell’impronta lasciata da un cadavere essa dovrebbe essere inevitabilmente deformata. Infatti, un telo che aderisce a una superficie tridimensionale come quella di un corpo umano, dovrebbe fornire un’immagine distorta di quest’ultimo. Quindi o l’immagine della Sindone è stata dipinta o rappresenta, come è stato ipotizzato da qualcuno, l’impronta di un bassorilievo appositamente preparato.

Per ulteriori approfondimenti i lettori interessati possono vedere: L. Garlaschelli, Processo alla Sindone, Avverbi Roma 1998; C. Papini, Sindone. Una sfida alla scienza e alla fede, Claudiana, Torino 1998; V. Pesce Delfino, [i]E l’uomo creò la Sindone[/i], Dedalo, Bari 1982. Il dossier sul caso Kouznetsov di Rinaldi è inoltre stato pubblicato su Scienza & Paranormale n. 43, anno X, maggio-giugno 2002.