Vorrei sapere se utilizziamo totalmente il nostro cervello per quanto riguarda le facoltà superiori (fantasia, intelligenza, creatività ecc…). In altre parole se utilizzassimo solo una parte della potenzialità della nostra neocortex (a quanto ammonterebbe?) che cosa riusciremmo ad inventare e dove arriveremmo nel caso l’utilizzo fosse al 100%? GRAZIE

Questo è un mito nato circa 100 anni fa, senza fondamento scientifico. Una tale ipotesi è sicuramente suggestiva: se noi usiamo solo il 10% del nostro cervello, pensano alcuni, allora chissà quali ignote potenzialità sarebbero a nostra disposizione se solo trovassimo la chiave.

Inutile dire che su questa leggenda cinema, letteratura e cultori dell’occulto si sono sbizzarriti.
La leggenda potrebbe aver avuto inizio anche da alcuni esperimenti fatti dal dottor Lashly (1890-1958). Egli rimosse vaste zone della corteccia cerebrale dei ratti e dimostrò che, anche parzialmente privati di materiale cerebrale, erano comunque in grado di assolvere a specifiche funzioni.
Intanto la scienza procedeva ampliando e perfezionando i suoi strumenti. In origine, solo durante le autopsie post mortem, si potevano localizzare le sedi delle funzioni, mettendole in relazione con le lesioni.
Per esempio la mancanza di parola a seguito di incidenti trovava riscontro in danni al lobo frontale e perciò il lobo frontale era considerato sede della parola.
Naturalmente non tutte le zone del cervello regolano funzioni vitali e l’effetto della lesione sull’organismo sarà commisurato alla funzione controllata.

Adesso esistono metodi per l’esame del cervello in vivo. L’elettroencefalogramma, cioè l’analisi delle onde emesse dal cervello, lo studio dei flussi sanguigni e del consumo di glucosio insieme con la risonanza magnetica aiutano a controllare la attività metabolica dei neuroni.
Con questi metodi si è dimostrato che l’intero cervello ha una attività metabolica basale.
Quando si affrontano delle attività specifiche certe parti del cervello innestano “una marcia in più” e aumentano la loro attività metabolica.
Per esempio se si eseguono delle operazioni matematiche, si può verificare con la risonanza magnetica quale parte del cervello è interessata.

Con le tecniche attuali si può identificare la zona lesionata basandosi sui sintomi di una malattia e verificarne poi la sede cerebrale con la risonanza magnetica. Per esempio la sindrome di Parkinson è localizzata nella “substantia nigra” del mesencefalo, dove sono localizzati i centri di controllo del movimento. La susbstantia nigra agisce tramite produzione di dopamina.
In questo modo si è costruita la mappa del cervello.

Ci sono anche malattie che non hanno localizzazione puntiforme, ma che attaccano in modo diffuso il cervello: basta un 10% di cellule lesionate in maniera diffusa, per provocare malattie gravisime, come la sindrome di Alzheimer.

Al di fuori dell’ambito strettamente scientifico, non è raro trovare libretti o pubblicazioni che promettono uno sviluppo delle proprie facoltà intellettuali. Naturalmente non sempre è facile distinguere tra verità e credenze e qui si entra nell’ambito delle opinioni personali. Alcune azioni posso essere indotte automaticamente da riflessi condizionati, senza intervento diretto da parte del telencefalo, la memoria può essere migliorata, ma non con un ipotetico maggiore utilizzo del cervello, piuttosto con tecniche che “associano” le cose da ricordare, collegandole in maniera logica. Il risultato è lo stesso, ma diverso il meccanismo. In fondo non credo che a tuttora si conoscano le reali potenzialità del nostro cervello.