L’oggetto
cui si riferisce il lettore è noto con il nome di “geode di Coso”,
dal nome di un massiccio roccioso californiano dove venne ritrovato. Il
13 febbraio 1961 i proprietari di un negozio di souvenir di Olancha (California)
andarono alla ricerca di geodi (pietre cave contenenti cristalli). Il
giorno dopo iniziarono a sezionare le rocce trovate. Tagliando una delle
pietre sferiche trovate, notarono che al suo interno, anziché i
previsti cristalli, appariva una sezione bianca di materiale durissimo
che sembrava essere porcellana. Al centro si trovava una barretta di metallo
spessa 2 mm. Inoltre, attorno al cilindro di porcellana appariva un rivestimento
esagonale. Si notava infine anche uno strato di rame fortemente ossidato.
Non si sa molto sulle prime indagini effettuate. Un geologo che lo esaminò
sembra abbia dichiarato che il rivestimento esterno di conchiglie fossili
faceva ipotizzare un età di 500.000 anni. Un fervente creazionista
di nome Ron Calais effettuò delle radiografie dell’oggetto. Queste
ultime misero in evidenza la presenza di una sottile molla metallica a
forma di elica.
Attorno
al “geode” di Coso sono state formulate molte ipotesi e alcuni cultori
del mistero hanno ritenuto di poterlo classificare nell’ambito dei cosiddetti
OOPART, ovvero “Out Of Place ARTifact”, che potremmo tradurre come “Manufatti
fuori luogo”. In particolare alcuni esponenti del movimento creazionista
hanno pubblicizzato lo strano oggetto presentandolo come prova dell’esistenza
di antiche civiltà tecnologicamente avanzate che mostrerebbero
la totale infondatezza delle teorie evoluzionistiche.
In
realtà la spiegazione dello strano oggetto è molto più
prosaica, non richiede ipotesi fantasiose e, tanto meno, richiede la messa
in discussione dell’evoluzionismo. Fin dall’inizio della vicenda vi fu
chi notò una straordinaria somiglianza del manufatto con una candela
di accensione di un motore a scoppio. Tuttavia, non si riusciva a spiegare
l’esistenza della molla metallica alla sua sommità, del tutto assente
nelle normali candele. Nel 1999 Pierre Stromberg e Paul Heinrich, membri
dei Pacific Northwest Skeptics (associazione scettica americana),
vollero approfondire l’ipotesi della candela. Si rivolsero a una associazione
di collezionisti di candele (The Spark Plug Collectors of America)
e inviarono le fotografie e le radiografie dello strano oggetto chiedendo
se fosse possibile identificarlo. I collezionisti non ebbero alcun dubbio:
si trattava di un modello di candela, marca Champion, degli anni 1920.
In tale modello era presente la molla metallica, poi eliminata nei modelli
più recenti. I collezionisti fornirono addirittura alcuni esemplari
di tale modello che risultarono assolutamente identici a quello contenuto
nel “geode”. In realtà è anche improprio denominarlo geode.
Infatti, i veri geodi sono costituiti da un involucro di roccia (generalmente
silice calcedonica). Quello ritrovato sul monte Coso, invece, aveva semplicemente
un involucro di argilla indurita. Inoltre, questa argilla aveva inglobato
altri rottami metallici quali un chiodo e una rondella. Si scoprì
in seguito che la zona del ritrovamento era stata sede di operazioni minerarie
proprio agli inizi del XX secolo. È quindi plausibile immaginare
che la candela derivi da qualche motore a scoppio utilizzato all’epoca.
Evidentemente la datazione fatta dallo sconosciuto geologo era affetta
da un “piccolo” errore di soli 499.960 anni!!
Nonostante
oramai non ci siano più dubbi sulla reale natura del “geode” di
Coso, molto frequentemente esso viene ancora presentato come un mistero
irrisolto. Ci si può facilmente rendere conto di ciò effettuando
una ricerca in Internet. Sono moltissimi i siti che lo presentano ancora
come OOPART.
Se
il lettore volesse conoscere maggiori dettagli sulla vicenda, lo invito
a leggere l’articolo originale di Stromberg e Heinrich, disponibile (in
inglese) alla seguente URL:
http://www.eskimo.com/~pierres/coso/coso.html.