I batteri della carie sono anaerobi? Se sì, perché non si potrebbe combattere la carie con una boccata di ossigeno?

Studi recenti hanno messo in luce una complessa ecologia microbiologica alla base della formazione della carie dentale. Sebbene parte di questi batteri siano anaerobi obbligati, quindi non tolleranti all'ossigeno, il particolare microambiente che si viene a creare durante il processo di cavitazione assicura a questi microorganismi una efficace barriera verso l'ambiente esterno.

Questo è il motivo per cui una semplice “boccata di aria” non è in grado di eliminare i batteri anaerobici

Ripercorrendo un po' di letteratura sull'ecologia microbiologica orale, vediamo che negli anni '40 e '50 si pensava che il microbioma orale fosse principalmente di tipo commensale. Nei decenni successivi si definirono le prime relazioni tra flora microbiologica endogena e carie dentale e sindromi peridontali (Fitzgerald et al, 1966). Alcuni gruppi batterici si sono rilevati molto più patogeni rispetto ad altri nell'insorgenza della carie, in particolare S. mutans e la specie Actinomyces species (Fitzgerald e Keyes, 1963). Negli anni '70, si utilizzarono modelli animali per provare come i glucani, prodotti da alcuni ceppi di streptococchi, fossero un collante universale, componente base della matrice della placca.

I cristalli dello smalto e della dentina, sono molto piccoli, dell'ordine di 40 nm e 10 nm di diametro rispettivamente. Smalto e dentina sono costituiti dal un minerale simile all'idrossiapatite che contiene molte impurità e inclusioni di ioni diversi, soprattutto il carbonato che sostituisce il fosfato, fatto che li rende molto più solubili dell'idrossiapatite pura o della fluorapatite. Mediamente uno su 10 ioni fosfato nello smalto e 1 su 5 nella dentina sono sostituiti da ioni carbonato.

La demineralizzazione avviene in due fasi, inizialmente i batteri metabolizzano i carboidrati fermentabili, producendo acidi organici che diffondono nel dente grazie all'acqua presente tra i cristalli. Successivamente, quando gli acidi raggiungono una zona più sensibile, il calcio e il fosfato vengono dissolti nell'ambiente acquoso circostante.

Fig 1. Sezione longitudinale di una lesione precoce nello smalto, vista a luce polarizzata. La sezione mostra il corpo della lesione e la superficie apparentemente intatta. Tratto da JDB Featherstone, Dental caries: a dynamic disease process. Australian Dental Journal 2008; 53: 286–291.

Nel caso in cui ci siano sufficienti ioni di fluoro sulla superficie del cristallo, questi ioni possono essere assorbiti nella superficie dei cristalli e inibire la demineralizzazione indotta dagli acidi.

Il processo cariogenico è legato a i cosiddetti batteri cariogenici, dei quali fanno parte almeno due gruppi di batteri: gli streptococchi mutanti e i lattobacilli, entrambi in grado di produrre acidi organici a seguito della metabolizzazione dei carboidrati.

Gli acidi prodotti includono l'acido lattico, l'acido acetico, l'acido formico e l'acido propionico e tutti questi sono in grado di dissolvere i minerali sia dello smalto che della dentina.

Perché l’acido lattico possa svolgere la sua azione “solubilizzante” sullo smalto, occorrono alcune condizioni favorenti: a) l’acido deve essere prodotto in discreta quantità, come avviene in seguito ad ingestione di un pasto ricco di glucidi e b) deve concentrarsi nella sede della lesione; questo è favorito dalla formazione di una placca dentale adesa al dente, formata da glicoproteine salivari, che fanno da matrice per l’adesione di varie specie di microrganismi orali. Gli acidi prodotti si diffondono attraverso i pori dello smalto nel tessuto sottostante, dove trovano complessi minerali solubili e iniziano a dissolverli.

Se il processo dura abbastanza a lungo, il risultato finale è la formazione di cavità e la progressione per mesi o anni del processo di cavitazione porta alla cosiddetta carie dentale.

In realtà la carie dentale è una malattia batterica trasmissibile, ad esempio i batteri cariogenici vengono trasmessi ai bambini dalla madre e vanno a colonizzare i tessuti molli ancora prima dell'eruzione dei primi denti.

Fig 2. composizione del microbioma orale. Tratto da http://mpkb.org/home/publications/marshall_autoimmunity_2010