Non sono sicura se si tratti di astronomia o di fisica, comunque: è veramente impensabile riuscire a raggiungere un’altra galassia?

La domanda è apparentemente semplice, ma offre l’occasione di dissipare malintesi spesso presenti circa la scala delle distanze astronomiche. Per rispondere in una parola: sì, è impossibile… o meglio, sarebbe in teoria possibile, ma con conseguenze terribilmente complicate. I problemi sono due: il primo è che le distanze in gioco sono troppo grandi, e il secondo è che la velocità massima raggiungibile non è illimitata.

Partiamo da quest’ultimo punto: la velocità della luce, pari a circa 300.000 chilometri al secondo, è un limite invalicabile non solo per motivi tecnologici, ma anche per motivi fisici. La teoria della relatività di Einstein ci dice che l’energia necessaria per accelerare un corpo aumenta a un tasso sempre crescente a mano a mano che ci avviciniamo alla velocità della luce, fino a diventare infinita. Talvolta qualcuno obietta che la teoria non è stata ancora provata, dato che le navi spaziali che siamo in grado di costruire viaggiano a velocità molto inferiori a quella della luce. Be’, se invece di un’astronave ci accontentassimo di una particella elementare, riusciremmo ad accelerarla a velocità prossime a quella della luce: è quello che si fa da tempo negli acceleratori di particelle, e fino ad ora la teoria di Einstein è stata sempre rispettata.

Passiamo ora alle distanze. Immaginiamo che la Terra sia una sferetta del diametro di un centimetro. A questa scala, la Stazione Spaziale Internazionale, in orbita a non più di 400 chilometri dalla superficie, si troverebbe a tre decimi di millimetro. La Luna ha una distanza media di 480.000 chilometri, pari a circa 30 centimetri nel nostro modellino. Marte, presumibilmente il prossimo obiettivo dell’esplorazione umana dello spazio, non si avvicina alla Terra mai più di 75 milioni di chilometri circa, ovvero quasi sessanta metri nel nostro modello. Le previsioni parlano di parecchi mesi necessari al viaggio con la tecnologia attuale.

Ora passiamo alla stella più vicina: 4,2 anni luce, ovvero quasi quarantamila miliardi di chilometri. Nel nostro modello diventano più di trentamila chilometri… insomma, comincia ad essere un viaggio impegnativo anche in scala ridotta! E il valore di 4,2 anni luce significa che, anche alla fantastica velocità della luce, impiegheremmo oltre quattro anni per raggiungere la nostra destinazione.

Ora, il salto finale: la grande galassia più vicina alla nostra è quella di Andromeda, distante un paio di milioni di anni luce. Tuttavia, visto che le cose cominciano a farsi serie, ci limitiamo alle Nubi di Magellano, due galassie satelliti della Via Lattea, visibili dall’emisfero australe sotto forma di piccoli batuffoli di luce. La loro distanza si aggira attorno ai cinquanta chiloparsec, circa 150.000 anni luce. Tradotto in chilometri, arriviamo pressappoco a 1,5 miliardi di miliardi. Poco più di un miliardo di chilometri nel nostro modellino.

Ora, esistono ipotesi estremamente ardite sulla possibilità di aggirare il limite imposto dalla velocità della luce, per esempio i wormholes (una sorta di “scorciatoia” tra due punti dello spazio-tempo). Tuttavia, si tratta di speculazioni ancora enormemente lontane da un barlume di applicazione pratica, ammesso che questa sia possibile. Perciò il sogno di raggiungere un’altra galassia rimarrà tale ancora per parecchie generazioni… ma va anche detto che a velocità relativistiche il tempo sull’astronave scorrerebbe molto più lentamente che sulla Terra, quindi gli astronauti potrebbero percorrere grandi distanze in tempi – per loro – relativamente brevi. Dovrebbero però prepararsi a trovare, al loro ritorno, un pianeta più vecchio di centinaia, migliaia o anche milioni di anni! A tal proposito, chi mastica l’inglese può leggere l’articolo Computers in Astronomy – Relativistic Travel: To the Stars in a Lifetime di Brian Tung, apparso su Sky & Telescope di febbraio 2003.

Parlando della scala delle distanze astronomiche, un buon libro, anche se con diversi anni sulle spalle, è Al di là della Luna di Paolo Maffei. Una delle ragioni per cui è stato scritto è la confusione sorta dopo l’arrivo dell’uomo sulla Luna, quando si cominciò a dire che ormai l’umanità “viaggiava tra le stelle”. Obiettivo questo a tutt’oggi assai lontano, e chissà per quanti anni ancora.