Spett.le vialattea. Perché, in particolare per i satelliti destinati alle orbite geostazionarie, il lancio viene effettuato da luoghi prossimi l’equatore e non da un qualsiasi punto del globo, per poi accomodare l’orbita. Caso esemplare è il vettore Ariane che, costruito in Europa, viene trasportato fino alla Guyana francese. Grazie.

Per mettere un satellite in una certa orbita è necessario un lanciatore (un razzo) che lo porti all’altezza voluta e alla velocità richiesta per sostenere l’orbita e non ricadere sulla terra. Un’orbita qualsiasi è descritta, oltre che dalla distanza dalla superficie, anche dalla sua inclinazione rispetto al piano dell’equatore terrestre e in particolare le orbite geostazionarie (in gergo chiamate GEO) hanno inclinazione nulla.

Durante il lancio viene speso il carburante del razzo per far acquisire al satellite quota (energia potenziale) e velocità orbitale tangenziale (energia cinetica). Anche un cambio di inclinazione orbitale richiede carburante, in quanto bisogna annullare una componente della velocità e aumentare la componente ad essa perpendicolare.
Ogni lanciatore ha dunque una capacità massima in funzione del tipo di orbita scelta: i lanciatori più grossi (e più costosi) sono in grado di sollevare carichi maggiori verso orbite più elevate.

L’orbita GEO, tra quelle commercialmente appetibili, è in particolare una delle più dispendiose e per raggiungerla si adotta spesso un lancio in più fasi: i primi stadi del razzo pongono l’ultimo stadio e il satellite in un’orbita bassa, dopo di che l’accensione dell’ultimo stadio pone il complesso su un’orbita di trasferimento fortemente ellittica e una seconda accensione vicino all’apogeo pone finalmente il satellite nell’orbita voluta.

  

Ora, venendo alla risposta, se ci poniamo su un punto qualsiasi della superficie terrestre, il lanciatore alla partenza possiede già una certa velocità dovuta alla rotazione terrestre. E’ evidente che tale velocità è nulla ai poli e massima all’equatore, e ha un andamento che va come il coseno della latitudine. Dunque lanciare in prossimità dell’equatore è vantaggioso perché la Terra stessa ci dà un po’ della spinta necessaria e possiamo risparmiare sul combustibile o lanciare un carico più pesante a parità di altri fattori.

E’ questa la ragione per cui tutti i satelliti vengono lanciati verso est: lanciare in direzione opposta significherebbe “opporsi” alla rotazione terrestre e poter raggiungere solo orbite più basse e con carichi più leggeri.

Ciò è vero, naturalmente, solo se vogliamo raggiungere un’orbita poco inclinata rispetto all’equatore terrestre: se volessimo un’orbita polare (che sorvola cioè entrambi i poli) dobbiamo lanciare su una traiettoria che è perpendicolare alla rotazione terrestre e non c’è alcun vantaggio a farlo da vicino all’equatore. Infatti i poligoni per i lanci polari sono posti anche a latitudini elevate; per esempio il poligono russo di Plesetsk si trova in prossimità del Mar Bianco, a quasi 63 gradi di latitudine nord. Per le orbite GEO, che sono perfettamente complanari con l’equatore terrestre, il vantaggio di lanciare dall’equatore è invece massimo.

C’è un secondo aspetto di cui tenere conto: tutte le orbite, per ovvie ragioni dinamiche, devono necessariamente svolgersi su un piano sul quale si trova anche il centro della Terra. Dunque, se lanciamo dall’emisfero nord a un certo punto la traiettoria del nostro satellite dovrà piegare verso sud e viceversa. Non è difficile capire che, lanciando da un punto della superficie terrestre di latitudine φ, l’orbita che si ottiene al lancio non può avere inclinazione inferiore a φ stessa. Se dunque la nostra orbita finale deve avere inclinazione nulla, quale è appunto un’orbita GEO, dovremo spendere ulteriore carburante per “raddrizzare” l’orbita, e anche questo va a discapito della massa utile che potremo portare sull’orbita finale.

Ecco dunque che lanciare dall’equatore è nuovamente molto più vantaggioso, in quanto si può indirizzare il razzo immediatamente verso est e trovare il satellite già immesso su un’orbita complanare con l’equatore terrestre.