La quantità di materia presente sul nostro pianeta resta pressoché invariata, a parte la frazione trascurabile proveniente dallo spazio sotto forma di meteoriti. E’ un sistema chiuso, dove la materia subisce delle trasformazioni cicliche, ma la sua massa rimane sempre la stessa. In una sua celebre frase il protochimico Antoine Lavoisier nel 1774 riassunse questo concetto: “ Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Egli prese spunto dalle reazioni chimiche: in pratica scoprì che se confrontiamo la massa totale dei reagenti con la massa totale dei prodotti, non si verificano variazioni. Il peso di ciò che facciamo reagire all’inizio è uguale a ciò che otteniamo alla fine, purchè non vi siano contaminazioni all’interno del nostro sistema dove stiamo compiendo le misurazioni e in grado così di inficiare la prova. Su scala maggiore, se prendiamo come riferimento un piccolo ecosistema, per esempio un settore di foresta, di bosco, di tundra, di oceano etc, noteremo che i principali elementi chimici coinvolti nelle reazioni organiche ed inorganiche subiscono una serie di passaggi dove di volta in volta si trovano aggregati con altri elementi o allo stato libero. La materia circola continuamente dagli essere viventi all’ambiente e viceversa.
Per quanto riguarda il carbonio (C), la maggior fonte nell’ambiente è rappresentata dall’anidride carbonica (CO2), un gas presente sia nell’atmosfera che disciolto nell’acqua. Il carbonio entra nella catena alimentare attraverso la fotosintesi delle piante: l’anidride carbonica , sostanza inorganica, viene utilizzata per produrre zuccheri e altre sostanze organiche. In questa forma, il carbonio passa agli anelli successivi della catena alimentare; da questi ritorna all’ambiente come anidride carbonica, attraverso due trasformazioni: la respirazione che avviene in tutti gli organismi viventi, e la decomposizione, svolta dagli organismi decompositori (fig. 1).
fig. 1 – per gentile concessione del prof. Marco Tonon – UniTO
Per esempio, il carbonio sintetizzato in sostanze organiche dalle alghe marine per ogni anno può raggiungere la quantità impressionante di 15 x 1010 tonnellate, mentre la quantità totale di C utilizzato dalle piante terrestri raggiunge al massimo 2 x 1010 tonnellate. Infatti, le alghe marine ricche di calcare sono le responsabili di ingenti depositi di rocce carbonatiche verificatesi in modo molto graduale durante il Paleozoico, il Mesozoico e il Terziario (complessivamente da circa 542 a 0.3 milioni di anni fa). E’ stato dimostrato che questi organismi acquatici fotosintetizzanti primitivi hanno contribuito alla formazione di questi spessi sedimenti calcarei in misura ancora maggiore dei coralli che formavano le scogliere coralline. Il movimento delle zolle crostali con il conseguente innalzamento delle catene montuose ha portato all’emersione di queste formazioni: le dolomiti del Tirolo ne sono un esempio eclatante e sono dovute ai depositi delle alghe e degli echinodermi.
fig. 2