È vero che la torsione dei tronchi egli alberi di ulivo è sempre destrogira in quanto legata alla rotazione della terra?

Innanzitutto occorre dire che non tutti gli individui di questa specie presentano questo curioso fenomeno; inoltre, è più evidente negli alberi secolari (fig.1). Tuttavia, in questi casi, la torsione dei fusti è destrogira, come il movimento delle lancette dell’orologio o senso orario. Per comprendere meglio se la rotazione della Terra può esserne la causa occorre una premessa.

Fig. 1

La forma di qualsiasi organismo dipende sia dal suo patrimonio genetico che dagli influssi dell’ambiente in cui si è sviluppato. In alcuni casi il primo fattore prevale sul secondo, in altri dipende esclusivamente dall’ambiente, oppure, ed il caso più frequente, può dipendere da entrambe le cause. I biologi sono soliti denominare il mutare della forma di un animale o vegetale nel corso delle generazioni  con i termini di “variabilità fenotipica”, mentre indicano con i termini “variabilità genotipica” le diverse sequenze genetiche presenti nel suo DNA.

Per esempio, un particolare gene in una specie di chiocciola presente in un’isola del Pacifico determina se l’avvolgimento della conchiglia sarà sinistrorso o destrorso (fig. 2): in questo caso è il DNA l’unico responsabile che plasma l’individuo.

 

Fig. 2

Al contrario, la variabilità di un carattere di un animale o di una pianta può dipendere esclusivamente dall’ambiente in cui vive. Per esempio, il peso di una linea pura di semi di fagiolo può essere estremamente variabile: infatti, possono avere dimensioni diverse a seconda delle caratteristiche fisico – chimiche del terreno (abbondanza di sali, pH, permeabilità, etc.), dalla disponibilità di luce, di acqua, dalla presenza di parassiti, etc. (fig. 3). Mentre nel primo caso il carattere è trasmissibile da una generazione all’altra, l’ereditabilità nel secondo esempio è nulla. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, come abbiamo detto, il fenotipo dipende sia dalla genetica che dall’ambiente.

 

 

Fig. 3

A volte l’uomo può sostituirsi alla natura e pilotare gli accoppiamenti tra le piante o gli animali di una stessa specie in modo da selezionare delle varietà utili per il suo lavoro, o semplicemente perché belle esteticamente. Tra le piante, infatti, ne sono un esempio alcune varietà, quali: Salix matsudana ‘Tortuosa’  (fig. 4), Corylus avellana ‘Contorta’  (fig. 5) e Sophora japonica ‘Pendula’  (fig. 6) tutte con tronchi e rami contorti e tortuosi.

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 6

Tuttavia, per giungere a un tale risultato è molto probabile che la pianta presentasse già allo stato spontaneo delle tortuosità, e l’uomo in seguito le abbia favorite in questa direzione con la selezione artificiale. In tutti questi casi, quindi, si evince anche che sono comparsi degli individui con una sequenza di geni mutanti (che chiameremo per comodità “tortuosi”) che hanno conferito questo curioso aspetto ai rami, e poi si siano fissati nella popolazione. In questi casi la genetica ha fornito l’imput, poi l’ambiente l’ha plasmato e consolidato. Lo stesso ragionamento, ma senza l’aiuto dell’uomo, lo possiamo trasferire sul fusto in torsione di alcuni esemplari di ulivo.

Comprese le cause, ora ci domandiamo: e la rotazione terrestre? Ha avuto un ruolo?

Sappiamo che il movimento della Terra influisce sul senso di rotazione dei fluidi, sia gassosi che liquidi ed imprime un impulso nel verso antiorario nell’emisfero boreale chiamato: Forza di Coriolis. Per esempio, se si osservano le immagini delle perturbazioni atlantiche, in particolare i cicloni di bassa pressione, trasmesse dai satelliti geostazionari, si vede che sono dei vortici che girano nel senso opposto rispetto a quello delle lancette di un orologio (fig. 7). Se osserviamo il fenomeno nell’emisfero australe, il verso è invertito (orario). E succede appena si sorpassa la linea dell’equatore terrestre. Si tratta di un fenomeno che i fisici sanno ben spiegarci, e agisce su tutti i fluidi. Ma come può influire sulla torsione dei fusti di alcuni alberi?

Fig. 7

Da questo esempio risulta che la forza di Coriolis dovrebbe imprimere ai fusti di ulivo siti nell’emisfero boreale un avvolgimento in senso antiorario (sinistrorso) anzichè destrorso.

Ammettiamo, per ipotesi, in ogni caso, che la torsione dei tronchi sia influenzata da questa forza. Come si spiega?

Una possibile spiegazione ce la fornisce il Prof. Mario Sortino dell’Orto Botanico di Palermo e dal Prof. Fiorino del CNR di Firenze, intervistati dal Dott. Giuseppe Bivona che ha scritto un articolo proprio inerente a tale argomento sul sito di Sicilianplus. In particolare Sortino riferisce: “Non c’è una sola ragione a provocare il fenomeno bensì è il risultato di concause in un contesto congiunturale e comunque tutte di natura accidentale ma tutte ‘temporalmente’ coincidenti. L’avvio è sempre un evento traumatico e violento di quelli che mettono in serio pericolo la vita stessa della pianta: il fuoco, i fulmini, le malattie, lo strofinio incessante di animali, per difendersi dai parassiti o ‘segnare’ il territorio eliminando la quasi totalità della corteccia fino a mettere a ‘nudo’ il legno, e non ultimo l’intervento maldestro ed incurante dell’uomo stesso. Sta di fatto che il processo di cicatrizzazione – ricostituzione del rinato fusto, che come si sa è affidato al provvidenziale ‘cambio’, la sottile zona generatrice in cui operano le cellule meristematiche ‘secondarie’, lentamente si attiva condizionata, se si vuole, dalla forza di Coriolis e perciò destrogiro”.

Tuttavia quest’affermazione è da verificare poichè, secondo gli specialisti che collaborano a questo sito (Vialattea), ad oggi, non si ci sono prove sperimentali che confermino che la forza di Coriolis abbia un ruolo nell’indurre la torsione destrogira o sinistrogira dei fusti di ulivo nel nostro emisfero.

Per ulteriori approfondimenti si veda anche l’articolo:

Giulio Casella,
Ricerche sulla torsione dei tronchi degli alberi da frutto in Puglia con particolare riferimento all’olivo. L’Informatore Agrario XLIII(21), 1987: 101-105.

 

Ringraziamenti:
 
Dott. Giuseppe Bivona
Prof. Fiorino, CNR di Firenze.
Prof. Mario Sortino, dell’Orto Botanico di Palermo.

Dott. Salvatore Camponseo e il Prof. Godini del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali Università degli Studi di Bari ALDO MORO per il riferimento bibliografico su L’Informatore Agrario.

Dawkins R., Il grande fiume della vita, 1995, BUR Edizioni