Salve, è già stata posta una domanda sulla selezione naturale sull’uomo moderno. La mia domanda è vicina ma non uguale: l’uomo con la medicina scavalca in parte la selezione naturale cosicchè possano riprodursi individui che altrimenti non potrebbero. Logicamente questo a lungo termine non porta a individui “geneticamente deboli” e quindi sempre più malati?

Se c’è un campo delle Scienze, nello specifico delle Scienze Biologiche, ove pur accumulandosi sempre più dati, le cose sono ancora in alto mare, è proprio quello della "Teoria dell’Evoluzione biologica!" (Jean Rostand, 1971).

Ho voluto appositamente iniziare questa risposta con un famoso pensiero del grande biologo Francese Jean Rostand (Parigi, 30 ottobre 1894 – Ville-d’Avray, 3 settembre 1977), per evidenziare la complessità della materia.

La medicina in se non possiede il potere di scavalcare la selezione naturale, assolutamente, ma l’insieme dell’evoluzione sociale, di cui la medicina ne è parte, insieme allo sviluppo tecnologico possono sicuramente rendere soggetto l’Homo sapiens sapiens ad azioni esterne, ambientali a pressioni selettive, che non sono più solo quelle naturali, per cui vengono modificati in realtà i meccanismi di selezione, o meglio amplificati, ma non soppiantanti né scavalcati, l’Evoluzione per selezione, esisterà sempre, solo che non è più solo selezione "Naturale".

Per capire meglio la questione, diciamo subito che i meccanismi che sono alla base dell’Evoluzione biologica non sono affatto chiari e chiariti del tutto, anzi, siamo in verità solo all’inizio per molti aspetti, ed ogni scoperta in questo campo, apporta sempre nuovi dubbi.

La stessa Teoria di Charles Darwin, per quanto molto avvincente, in realtà nel corso dei tempi si è prestata a critiche, che spesso si sono risolte nella nascita di altri "Manifesti scientifici" alcuni più riduzionisti come quello “Neodarwinista”, che nacque dalla fusione della Teoria del biologo britannico, con le Leggi di Mendel, caratterizzata da un approccio positivista-riduzionista.

Tra i maggiori sostenitori di tale teoria e anche propositori, ci sono biologi del calibro di Richard Lewontin e Steven Rose, come anche E.O.Wilson, a sua volta fondatore del “Manifesto Sociobiologico”.

Oggi, ma di questo se n’era accorto lo stesso C. Darwin (considerando che era un estimatore di J.B.Lamarck, anche se viene quasi sempre appositamente sottaciuto dai grandi sostenitori della “Teoria della selezione naturale”), con gli avanzamenti di discipline biologiche quali: la zoologia e la botanica (le due discipline storiche della Biologia), l’anatomia comparata, l’embriologia, l’ecologia del comportamento animale e vegetale, l’immunoecologia, l’etologia, la neuroetologia, l’ecologia generale (sia la sinecologia che l’autoecologia), la sociobiologia, la zoosemiotica, la fisiologia animale e vegetale, la parassitologia-protistologia, la microbiologia-batteriologia, la virologia, la biologia molecolare, la genetica e l’ingegneria genetica, l’immunobiologia, la biologia delle sviluppo, la biochimica ci si sta sempre più rendendo conto, che diversi sono i punti ciechi di tale teoria. Questo vale anche per sottodiscipline della Biologia, intese come branche di discipline più generali delle Scienze biologiche come per la zoologia: l’ornitologia, l’ittiologia, l’entomologia, l’erpetologia, o per la botanica: la micologia, la ficologia (studio delle alghe) o per la fisiologia animale: la neurobiologia, la biologia della riproduzione, la psicobiologia, ecc.

Al punto che, alcuni biologi di altissimo spessore concettuale, tra cui John Maynard Smith, dichiararono che forse, troppo frettolosamente, si è scaricata la teoria di J.B. Lamarck sulla "Eredità dei caratteri acquisiti” e che forse, il soma (inteso anche come citoplasma cellulare), gioca un ruolo altrettanto importante o anche più, del genoma, così enfatizzato per anni.

Questo brevissimo riassunto, serve solo per far capire, l’enorme complessità della materia!

Non v’è dubbio che l’avvento delle medicine, con lo sviluppo della farmacologia (si pensi agli antibiotici), hanno abbassato la curva di mortalità, prolungando la longevità degli esseri umani (e in parte degli animali), ma questo anche grazie alla scoperta dell’energia elettrica, alla costruzione di case sempre più comode, come anche alla possibilità di comprare il cibo senza doverselo procurare con la caccia, o con la faticosa raccolta, oppure il poter percorrere migliaia di chilometri comodamente seduti in un aereo, senza dover invece camminare attraversando bufere di neve, o sotto il sole cocente.

Ma, si è vero, c’è sempre un ma, come un rovescio della medaglia, non tutto è così roseo!

L’insieme di questi fenomeni che hanno contribuito all’evoluzione delle società, a cui negli ultimi 20 anni, si è aggiunta la possibilità di selezionare embrioni (nelle procedure di procreazione assistita, ove è legalmente possibile farlo), con l’eventuale possibilità in un futuro prossimo di poterlo applicare anche a chi si può riprodurre naturalmente, evitando di portare in grembo un embrione affetto da geni alterati e malati, pone in realtà un problema duplice, silenzioso e, che in un futuro prossimo potrebbe avere effetti, sulla razza umana non trascurabili.

Il primo è che, come citato in un due articoli comparsi su Le Scienze, Settembre-1997 “ Verso un concetto evoluzionistico della Malattia”, ed “ L’Evoluzione semplice” Marzo-2005: allungare la vita degli esseri umani, dovrebbe a sua volta garantire una qualità di vita migliore,  in realtà non è affatto vero, o almeno così diretto, come molto elegantemente gli autori dimostrano!

Infatti, vivere fino a 120 anni, non servirebbe a nulla se si è afflitti da malattie croniche, che genererebbero numerosi anziani malati da cui si avrebbero in definitiva, società malate, con enormi pesi sui costi dei sistemi sanitari nazionali. In sostanza si vivrebbe di più, ma peggio!

Il fatto è che, in realtà, la maggior parte delle malattie croniche non trovano in medicina, ancora oggi, una soluzione e una cura.

Il secondo problema, per rispondere più concretamente alla domanda, è che a mio avviso la possibilità di selezionare ad esempio embrioni via, via sempre più sani, oppure addomesticare i sistemi immunitari con le nuove terapie biologiche, comporterebbe una microselezione naturale all’interno della sottospecie Homo sapiens sapiens, in quanto si eliminerebbero gli assortimenti casuali dei geni recessivi in omozigosi, che sono poi la causa della maggior parte delle patologie e costituzioni indebolite, che affliggono piante, animali ed esseri umani.

Ma questo nel momento in cui fosse possibile a livello scientifico-tecnico e permesso a livello giuridico, sarebbe identico a ciò che nella zootecnia i biologi fanno oggi, selezionando animali, per incroci consecutivi, che presentano i caratteri migliori (maggior produzione di latte, maggior produzione di uova, produzione di carne più proteica e saporita), che nell’immediato è utile dal punto di vista economico, ma questo processo indebolisce (questo si evidenzia in particolare per specie e razze animali con generazioni molto lunghe, come lo stesso Homo sapiens sapiens), in realtà, la linea di sangue della specie, sottospecie o razza finanche sottorazza, onde per cui si avranno animali con sistemi immunitari più deficitari e impreparati ad infezioni naturali, le quali sono poi causa di epizoozie, pandemie, o incapaci di resistere a situazioni croniche d’altro tipo.

Traslando il tutto a livello umano, significa all’apparenza, umani più belli, più sani, ma che in realtà sono più fragili, poiché l’imperfezione è Biologica per Natura! E perché, in definitiva, si tratterebbe di una selezione artificiale, non naturale.

Quindi, dal mio punto di vista, il massiccio uso della tecnologia e delle tecniche mediche come l’esasperato uso di medicinali, sono sicuramente nell’immediato utilissimi, ma dovrebbero esserci comitati interdisciplinari, i cosiddetti “saggi” che valutino in termini prospettici, cosa comporta il massivo utilizzo di una certa classe di medicinali o di determinate tecnologie in medicina, nelle generazione successive, alla stregua di quello che altri comitati interdisciplinari o di “saggi”, devono fare nel valutare le sorti dell’ambiente e della biosfera.

  • Jean Rostand “Biologia e Maternità”, 1960, UTET
  • Jean Rostand “L’Uomo Artificiale”, 1973, Bompiani
  • Steven Rose “Linee di Vita”, 1997, Garzanti