Veniva chiesto se la teoria dell’evoluzione di Darwin può essere considerata scientifica o non scientifica, in base al principio di falsificabilità proposto dal filosofo Karl Popper. Secondo questo autore, infatti, anche se si possono apportare infinite conferme sperimentali ad una teoria scientifica, è sufficiente una sola prova contraria per vanificarla.
Nella risposta n° 12864 viene descritta la metodologia utilizzata dagli scienziati per verificare se le ipotesi alle loro osservazioni sono vere, e quindi formulare una teoria. Si tratta di un procedimento molto rigoroso, noto come “metodo sperimentale”, applicato e descritto oggigiorno in tutti gli studi e pubblicazioni scientifiche a livello internazionale. Lo stesso Darwin, prima di pubblicare la sua famosa opera “L’origine della specie” ha raccolto per tutta la sua vita una mole immensa di prove, onde evitare possibili critiche, ma non sono bastate. Purtroppo non conosceva ancora le leggi della genetica mendeliana e poi gran parte della documentazione fossile doveva ancora venire scoperta. Non stupisce quindi che siano presenti delle lacune, ma questo fa parte del pensiero e progresso scientifico. La sua resta comunque una teoria rivoluzionaria, a pari merito di altre scoperte in altre discipline: come per esempio la deriva dei continenti in Geologia o il Big Bang in Astronomia. In queste teorie, comunque, ci sono sempre stati eminenti polemisti pronti a metterle in discussione pur far prevalere le loro idee, e anche in assenza di prove valide. Per esempio, molti illustri geologi, anche dopo la scoperta dell’espansione dei fondali oceanici negli anni ’60 (che dimostrava in modo plateale lo spostamento delle placche litosferiche, come aveva predetto Alfred Wegner nel suo modello di una Terra con i continenti alla deriva) sono rimasti ancorati ai loro vecchi dogmi, cioè gli unici movimenti consentiti della crosta terrestre erano quelli in verticale e non orizzontali. Forse per orgoglio, forse perché avrebbero perso credibilità tra le strutture gerarchizzate delle università a cui facevano capo o forse semplicemente perché ne erano convinti, per decenni, irriducibili, hanno negato l’evidenza. Lo stesso è avvenuto in biologia con la teoria dell’evoluzione, ma non sorprende più di tanto trattandosi di una disciplina storica che si basa su prove indiziarie. A un certo punto della risposta n° 12864 viene fatto cenno ai dissidenti dell’evoluzionismo, in cui si afferma appunto che “non esiste una specie fossile che possa essere classificata intermedia" oppure che “nei reperti fossili non si sono mai trovate vere e proprie strutture anatomiche di transizione tra la classe degli uccelli e quella dei rettili”. Quindi, la risposta non è stata letta in modo completo. Si tratta di un paragrafo in cui si fa riferimento agli oppositori di Darwin.
Tuttavia, si tratta di un’affermazione falsa. Per tutta la sua vita Darwin non ha fatto altro che raccogliere prove dove dimostra l’esistenza di innumerevoli organismi sia vegetali che animali con caratteristiche di transizione tra un genere e l’altro. Gli organi e i tratti somatici si trasformano nel corso nel tempo sotto l’azione della selezione naturale e sessuale. Non necessariamente migliorano, ma cambiano, mutano. Non necessariamente progrediscono dal più semplice al più complesso ma semplicemente cambiano forma, e la forma che assumono non va verso una direzione prestabilita, già tracciata – che per noi può sembrare migliore – ma cambiano, secondo le legge della genetica. Ci sono moltissime possibilità quindi di variare, ma solo alcune saranno preferite nella lotta per la sopravvivenza. Quelle utili all’organismo che le possiede lasceranno dei discendenti, mentre gli altri saranno condannati all’estinzione. Viene da pensare che questi ultimi siano meno perfetti, ma dipende dalla prospettiva con cui li guardiamo: in altre condizioni ambientali o di competizione potrebbe essere loro i favoriti, i migliori; quindi in questo caso la situazione si capovolge completamente, e noi li abbiamo giudicati meno perfetti perché ci consideriamo in una posizione privilegiata.
Il problema non è la presenza o no di tratti intermedi, ma come questi possano essere utili all’animale o pianta che li possiede se noi li giudichiamo non ancora completamente formati. Cioè, la critica mossa a Darwin è: come si fa a volare con un’ ala ancora piccola (per noi piccola), in via di trasformazione, se sappiamo che per volare occorre una certa portanza e quindi una certa superficie? Non si può volare con il 60% di un’ala. Darwin definì questa critica molto seria, infatti, nella 6° edizione de L’origine della specie, dedicò addirittura un capitolo (il 7°) per dimostrare la sua tesi: “Obiezioni varie alla teoria della selezione naturale. Innanzitutto, nessuno ha mai detto che un organo incipiente debba trasformarsi obbligatoriamente nell’organo che a noi fa comodo, come se ci fosse una forza interna a plasmarlo. Una struttura può avere una certo compito in una determinata specie, ma poi nel corso delle generazioni la funzione può cambiare, purchè sia sempre utile a chi la possiede. Per esempio, il primo fossile di animale dotato di penne e ali è il famoso Archeopterix (fig. 1) sul quale si è discusso molto sulla sua capacità di volare; l’obiezione nasce dal fatto che lo sterno non è strutturato per sostenere le tensioni meccaniche esercitate dai muscoli pettorali durante il battito delle ali.
Fig. 1
Ma perché mai dovrebbe essere abile al volo? Quindi, se non è in grado di volare non possiamo definirlo uccello, e resta un rettile? Ma con quale autorità e criterio partiamo dal presupposto che le squame dei rettili modificate in penne dovevano per forza servire al volo, solo perché gli uccelli attuali le possiedono e la maggior parte volano? É stata avanzata un’ ipotesi che il corpo ricoperto di penne (anziché di squame) conferisse piuttosto un vantaggio come isolante termico per animali di piccole dimensioni che disperdevano con troppa facilità il calore interno corporeo. Inoltre, poiché questo animale si spostava sul terreno con gli arti inferiori si è anche supposto che quelli superiori liberi (munite di lunghe penne) coadiuvassero alla cattura degli insetti volanti (fig. 2). Tale tesi è supportata da uno studio svolto presso l’Università del Montana dove in laboratorio si è visto che prima di imparare a volare i pulcini di coturnice usano le ali come spoiler per avere maggiore presa sul terreno mentre tentano di catturare degli insetti o fuggono da qualche predatore su un pendio ripido (fig. 3).
Fig. 2
Fig. 3
L’Archeopteryx era dotato anche di artigli affilati sugli arti anteriori disposti in modo da favorire la presa e l’arrampicata sui tronchi degli alberi, alla stessa guisa del galliforme sudamericano Opisthocomus, l’unico uccello vivente con ali provviste di artigli. Si è quindi ipotizzato che l’ Archeopteryx e altri uccelli primordiali fossero degli arrampicatori che planavano senza problemi da un albero all’altro (fig. 4 e 5).
Fig. 4
Fig. 5
Tale punto di vista è rafforzato dalla posizione asimmetrica del rachide (supporto centrale) delle penne di questo animale, tipica degli uccelli volatori (fig.6).
Fig. 6
Come Darwin aveva profeticamente predetto a proposito della documentazione fossile incompleta rinvenuta durante la sua epoca, negli ultimi anni in Cina e Mongolia sono stati ritrovati resti di animali ancora più interessanti. Per esempio, Epidexipteryx che aveva le dimensioni di un piccione, possedeva sulla coda 4 lunghe penne nastriformi (fig. 7, 8, 9 e 10). Si pensa che questo piccolo dinosauro le utilizzasse come livrea da esibire, per attirare l’attenzione della femmina la quale poteva valutare lo stato di salute e vigorìa del maschio, un po’ come la coda del pavone. Oppure permetteva agli individui della stessa specie di riconoscersi tra loro. Di certo non erano efficaci come coibente termico poiché erano localizzate solo nella parte caudale.
Fig. 7
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
In un altro fossile di dinosauro, il Beipiaosaurus inexpectus, sono chiaramente visibili a livello del capo, del dorso e della coda dei filamenti simili a penne (fig. 11). Questo animale era lungo 2 metri e aveva il problema, contrariamente a quelli di dimensioni ridotte, di eliminare il calore e non di mantenerlo. È plausibile che sfoggiasse queste sorta di penne per competere con altri maschi nella conquista della femmina.
Fig. 11
Il piumaggio per esibizione era anche vivacemente colorato come dimostra il fossile di Anchiornis (fig. 12) in cui si sono conservate microscopiche sacche di pigmento nelle penne. Dalle analisi, gli scopritori sono riusciti a risalire alla reale colorazione di questo dinosauro: cresta rosso ruggine, corpo grigio scuro, ali a strisce bianche e nere.
Fig. 12
Darwin sarebbe felice di questi ritrovamenti perché confermerebbero la sua tesi del cambio di funzione degli organi incipienti. Tuttavia, ci metterebbe in guardia per non ricadere negli stessi errori e di pensare che le penne abbiano avuto l’esclusiva in queste diverse funzioni. Perché solo le penne? E perché solo sugli arti anteriori? I fossili potrebbero un giorno dimostrare il contrario ma noi abbiamo presuntuosamente pensato di aver trovato l’uovo di colombo, perché ci piace sentirci spettatori di qualcosa di importante durante la nostra esistenza. E infatti ecco un altro fossile rinvenuto di recente che possedeva 2 paia di ali: il Microraptor (fig. 13); lungo 75 centimetri, secondo alcune ricerche era in grado di volare.
Fig. 13
Ringraziamenti:
Darwin C.; 1872 (6a edizione); L’origine della Specie; Bollati Boringhieri
Gould S. J.; 1991; Risplendi grande lucciola; Feltrinelli
Gould S. J.; 1991; Bravo brontosauro; Feltrinelli
Alcock J.;1992; Etologia un approccio evolutivo; Zanichelli
Immagini:
Fig. 2 e 4: Alcock J.;1992; Etologia un approccio evolutivo; Zanichelli