Gli scienziati sono chiamati tali perchè con la scienza cercano di dare risposte agli enigmi della vita, cercando di dare una risposta che sia universalmente accettata e condivisa dalla comunità scientifica. Ma esiste un quesito che unifica sicuramente tutta l’umanità intera… La VITA. Che cos’è? Le persone dovrebbero ricercare l’universale risposta.

Parto dalle ultime parole della domanda "….La Vita che cosa è?….":  dare una risposta, definitiva ed esaustiva a tale domanda, era ed è oggi, come credo anche in futuro "almeno quello che riuscirò a vedere", impossibile.

Definire cosa è la vita, è come definire cosa è l’anima, o, in cosa consiste l’amore, l’odio, e così via dicendo….!

La difficoltà nel dare una risposta chiara e netta, nasce da due fattori fondamentali.

La vita non è quantificabile, come l’insieme delle funzioni biologiche-psicologiche che la caratterizzano, matematicamente, come  hanno tentato, negli ultimi decenni di fare, con modelli matematici, molti fisici e matematici; è impossibile pensare a un modello matematico che descriva l’emozioni, la coscienza, ma anche la stessa riproduzione o, adattamento fenotipico, la plasticità fenotipica e, tutto ciò che costituisce la vita, sia di un essere umano che di altre specie animali, vegetali, fino alle forme più elementari, come un protozoo o addirittura un virus.
Si possono scrivere equazioni che prevedono la dinamica di una popolazione; alcuni biologi e matematici l’hanno fatto sin dalla fine dell’800 e durante tutto il secolo scorso; cito ad esempio Volterra, Matlhus, Gauss e Gause, Fisher, e molti altri, ma questi, non descrivono cosa sia la "Vita", aiutano i biologi a comprendere, come certi fenomi e rappresentazioni della vita avvengono. Ad esempio per uno zoologo nel caso delle "migrazioni sociali", un ecologo nel caso "dell’esplosione demografica"  di una specie animale o vegetale, compreso l’essere umano, un botanico, nel caso della "lotta biologica" contro parassiti e insetti, applicata in agricoltura, per la corretta coltivazione di specie vegetali eduli, o ancora l’effetto che una specie aliena, causerebbe, una volta insediatasi in un biotopo non  orginale, come il causare alle specie autoctone-endemiche problemi di competizione per nicchie ecologiche, risorse trofiche etc.,. possono essere di supporto e utili tali modelli, anche se il "primus movens" è il lavoro sul campo.

Ben consci ne sono i botanici, ad esempio con il recentissimo caso, del punteruolo rosso, che sta causando la devastazione di diverse specie di palme; o ancora, l’/gli effetto/i che un patogeno, ad esempio il virus "dell’influenza aviaria" potrebbe causare, se un certo tipo di specie animale, infettata, lo propagasse, non solo tra specie selvatiche, ma anche domestiche, ad esempio, da un’anatra selvatica, o un germano reale, a un pollo domestico etc,. o se è prevedibile un salto di barriera di specie.

Il secondo fattore, è che la domanda "Cosa è la Vita?" ha una posizione più filosofica-metafisica,  rispetto alla Biologia degli organismi viventi.

Le figure che meglio, o che almeno più direttamente sono coinvolte nell’analisi di tale aspetto, storicamente parlando, sono il biologo (sia esso zoologo, botanico, ecologo, etnologo o anche genetista), poiché, affrontano tutta la biodiversità esistente; le altre figure sono il filosofo e il teologo, i quali partono da posizione quasi antipodali, il primo, muovendosi con percorsi logico-razionali, destrutturando tutta la componente emotiva, nel suo processo di analisi, basandosi più sulla componente cognitiva, il secondo, puntando più sull’aspetto dell’anima, dell’amore, della passione dei sentimenti, non prescindendo dal fatto, che tutto è comunque opera di un Dio, entrambi riferendosi all’essere umano, quasi sempre, nelle diverse epoche e culture.

Mantenendoci sull’aspetto scientifico, per mia formazione, quella di biologo zoologo, tenterò di spiegare quale tipo di ragionamento e di evidenze dei fatti, portano un biologo a percepire che, il problema di spiegare "cosa è la vita", è probabilmente senza soluzione, nei termini almeno, che noi esseri umani, specie che ci poniamo il "perchè?" (o dovremmo) di ogni cosa,  e ne ricerchiamo (almeno tentiamo) le risposte, ci dovrebbe (ma ne dubito) portare a una soluzione

Fino ad oggi, tutte le parziali o più complete soluzioni, rispondono più a un "per quale motivo…. o come, o cosa  accade se…" in relazione alla vita, piuttosto che arrivare alla radice del problema "esistenziale", rispondendo a "cosa è la vità?" è perchè esistiamo, in realtà.

Il grande biologo etologo entomologo Oskar Henriot, disse "….. rispondere a tale domanda, richiederebbe al nostro cervello, di comprendere se stesso, è in grado di poterlo fare….?"

Sin dai tempi dei grandi filosofi greci con Aristotele, Platone, Talete, Euripide, Ippocrate, e tutto l’elenco lunghissimo che li rappresenta, ci si poneva tale domanda, per alcuni, ad esempio Platone, più in termini esistenziali, per altri, ad esempio Aristotele (uno dei primi grandi biologi dell’umanità) o Ippocrate (il primo medico), in termini più razionali, come tenta ad esempio di spiegare Aristotele, nella sua opera "De Generatione Animalium".

Ma ancora prima di tali figure, probabilmente la domanda, venne posto da tutta la cultura Persiana, Fenicia, Egiziana e così via.
Tale quesito, si ripresenta dopo i greci, nei filosofi dell’ Antica Roma, da Plinio il Vecchio a Galeno e così via.

Ogni volta, le risposte erano più o meno metafisiche e, brillavano di una razionalità che era funzione dei tempi in corso e di ciò che si conosceva al momento, quindi più o meno parziale (sempre che essere perfettamente razionali abbia senso, o, almeno sarebbe logico capire prima cosa s ‘intenda per completa razionalità).

Man mano che la Scienza, nello specifico la Biologia, con tutte le sue branche (Zoologia, Botanica, poi nel tempo l’Ecologia, l’Etologia, l ‘Antropologia-Etnologia, la Fisiologia. l’Embriologia, la Genetica, la Biochimica, la Biologia Molecolare…….), acquisivano, l’insieme di quelle nozioni che sarebbero andate a formare il "corpus" su cui, poi, si sarebbe tentato di spiegare "cosa è la vita?", ci si rendeva sempre più conto, che molte spiegazioni, all’apparenza palusibili, si contraddicevano nel tempo, o risultavano molto approssimative e in alcuni casi, totalmente "errate".
La scoperta di specie animali, ad esempio tra il ‘ 700 e l’ 800, che inizialmente erano difficili da classificare, o come animali o piante, basti pensare agli "esacoralli" e gli "octacoralli" che furono inizialmente dai biologi considerati piante e poi solo successivmanete animali, col progredire delle colture e allevamenti di questi organismi, e le varie tecniche e strumenti, dimostra che il problema era ed è enorme.
Se ci si riferiva solo al concetto iniziale, che un organismo vivente è tale perchè ha la capacità di crescere e svilupparsi, il tutto cadeva, nel momento in cui, si notò che anche i cristalli di sostanze minerali (il cristallo è uno stato fisico ben preciso, verso cui può tenedere una specie minerale o una sostanza chimica), avevano la capacità come i geologi e i chimici dimostrarono, di poter crescere autonomamente, ma un cristallo, non è una forma vivente; quindi era limitativo, usare questi concetti, da parte dei biologi, per definire "la vita".

Porto un altro esempio, in Biologia (sia in Zoologia che in Botanica), è considerato organismo vivente o materia vivente, quella specie in grado (usando strategie diverse) di riprodursi autonomamente, sia che lo faccia per scissione binaria, quindi asessualmente (come le spugne  e molti protozoi), sia che si riproduca per partenogenesi (riproduzione virginale, che usa un solo sesso quello femminile, tramite l’ovocellula, sotto stimoli ambientali, come in tantissimi invertebrati e alcuni vertebrati afferenti ai pesci, anfibi, rettili, uccelli e forse mammiferi), sia che avvenga par anfigonia o amfimissi o gonocorismo (cioè coinvolgendo i due sessi, per la fusione di uno sperma con una ovocellula, o di un polline maschile con il tubetto pollinico femminile o viceversa), o come nelle piante per propagazione vegetativa (attraverso la propagazione di bulbilli, stoloni e così via) o mediante le varie forme di ermafroditismo proterandrico o proterogino, tipiche nei pesci e nei molluschi sia terrestri che marini.

Questa definizione, però, classificherebbe i "virus" come organismi non viventi (come molti altri parassiti), poiché non possono autonomamente riprodursi, in quanto necessitano di un "ospite" per poterlo fare e, anche molti insetti, per svolgere il loro completo ciclo vitale, necessitano di un substrato, rappresentato da un "ospite intermedio", si pensi allo sporozoo (plasmodio) della Malaria, che usa sia le zanzare femmine della specie "anofela" e anche l’essere umano per riprodursi, o i tripansomi (ad esempio il Trypanosoma brucei rhodesiensi) che sono causa delle "tripanosomiasi" , nello specifico quella africana detta "malattia del sonno", mediante le mosche del genere "glossina" etc,.
Ma sappiamo benissimo che i "virus" e i "parassiti", sono a tutto pieno, organismi viventi, per cui, è stato necessario, un cambiamento di prospettiva, una volta scoperti, spiegato dai virologi, e microbiologi, che li hanno caratterizzati.

Se poi, limitatamente alla riproduzione anfigonica, detta anche amfimittica o gonocorica, consideriamo vivente, solo ciò che si riproduce, mediante fusione di un gamete maschile, con uno femminile, la "clonazione somatica riproduttiva" ha rotto anche questo principio, ma andiamo oltre; se per ottenere un embrione come definiscono i teologi "vivo" o che è un "organismo vivente" sin dallo stadio di "zigote unicellulare", in cui ancora viene utilizzato il genoma materno, prima di iniziare a usare il suo specifico, che avviene allo stadio di 2-3 cellule in relazione alla specie animale, è necessario che cellule gametiche "spermi, ovocellule" cooperino, fecondandosi, il che prospetticamente, quindi, significa che portano il potenziale vivente in loro stesse, si drovebbero quindi considerare vita anche esse, tanto quanto l’embriozigote; a tutti gli effetti organismi viventi.
Per "sillogismo" quindi, dovrebbe a rigor di logica, essere vietato (come invece, giustamente non è), utilizzarle sperimentalmente, poichè in esse prospetticamente c’è la "vita", come in ciò che creano, l’embrione.
Ma la clonazione somatica riproduttiva, ha ampliato il discorso paradossalmente, anche alle cellule somatiche, oltre che a quelle gametiche o germinali, poichè se utilizzando il nucleo di un "fibroblasto" cellula del connetivo, o di un "linfocita" cellula immunitaria, o di epidermide se non meglio di epitelio intestinale, come fu fatto dai biologi embriologi Ian Wilmut e Keith Campbell nel 1996 per clonare Dolly la pecora o, da King e Briggs nel 1950 per clonare un rospo, potendo quindi vicariare il ruolo dello spermio (in parte anche dell’ovocellula denucleata), trapiantadolo in un ovocita, opportunamente preparato, eliminando il suo nucleo originale,  generando un organismo ex-novo, come è stato fatto (e viene fatto continumante in zootecnia), con bovini, ovini, suini, equini, si dimostrerebbe allora, che tutte le cellule del corpo, sono potenzialmente produttori di vita, sono "Vita", in una sorta di Pangenesi Lamarckiana-Darwiniana.
Quindi il tutto è sottoponibile a critica, in relazione a ciò che la scienza scopre, a ciò che viene confermato o confutato.

Si sono tentati approcci cibernetici negli anni ‘ 60 del secolo scorso, con i biologi francesi Jacques Monod e Francois Jacob (vincitori del premio Nobel nel 1978), mediante le teorie dell’Operone e del Replicone, per cercare di dare un definizione più sistemica della "Vita", ma il tutto può rischiare di rimanere un esercizio di stile, riduzionistico, secondo altri biologi molecolari e biochimici, la vita nascerebbe da polimeri di nucleotidi, dai quali si sarebbero formate molecole di RNA autocatalitiche autoreplicanti.

Puur essendo uno biologo ma zoologo ecologo come formazione , non so se questa possa essere una teoria più o meno valida, poichè ho nozioni molto elementari di biologia molecolare, certo è che, come molte altre teorie, spiegherebbe forse come potrebbe essersi formata la vita, ma ancora una volta non "cosa è la Vita?".

Negli ultimi ‘ 70 anni, la Biologia tramite una sua branca l’Ecologia, ha insieme alla Zoologia e Botanica, introdotto il concetto di biocenosi (comunità animali e vegetali che vivono in equilibrio biologico) e di ecosistema (uno spazio vitale, in cui una biocenosi è in grado di vivere e riprodursi),  da qui è venuta fuori una nuova categorizzazione della "vita" intesa come "ecosistema" o  "biosfera" se consideriamo tutti gli ecosistemi presenti sul globo terracqueo, la cui risultante non è la sommatoria semplice  degli elementi componenti "specie animali e vegetali" l’ecosistema e le biocenosi, ma l’insieme delle interazioni e la loro integrazione funzionale, nel tempo e nello spazio, di questi componeneti, in un numero "n" di combinazioni, le quali determinano quelle cosiddette "proprietà emergenti", che costituiscono da un ecosistema, fino alla biosfera totale.

Dai biologi queste sono chiamate "reti ecologiche adattative-interattive".

Quindi, forse, la "Vita" è una espressione dinamica di uno stato emergente nel tempo e nello spazio, che come l’anima o l’amore, non può essere spiegata "completamente" né in termini biochimici, né genetici né meno che mai matematici, né semplicemente filosofico-teologici; in ultimo, forse, non si può neanche dare una visione a dimensione specificamente umana, e unificatrice della "Vita", come la domanda chiede, data l’eterogeneità delle forme "Viventi".

Bibliografia: 

-Filosofia Zoologica, di Jean Baptiste Lamarck

La grande enciclopedia della Naura, J. Carrington, Barzanti

Il caso e la Necessità, di Jacques Monod, Mondadori

La storia della contraccezione, di Gregory Pincus: studio di un biologo Americano nei primi del ‘ 900, sul concetto di vita e controllo demografico, mediante un nuovo strumento.