Il concetto di falsificazione, postulato da Karl Popper, afferma che per quanto numerose possano essere le osservazioni sperimentali a favore di una teoria, queste non possono mai provarla definitivamente e basta anche solo una smentita sperimentale per confutarla. La falsificabilità è anche il criterio di demarcazione tra scienza e non scienza: una teoria è scientifica se e solo se essa è falsificabile.
Questa visione è in netta antitesi con il verificazionismo e l’induttivismo: capi saldi del metodo sperimentale, artefice delle più importanti scoperte scientifiche dalla metà del settecento ad oggi.
Il pensiero di Popper nasce anche come reazione al materialismo deterministico che ha dominato il pensiero filosofico a partire dalla seconda metà del settecento, e che secondo l’autore non è stato in grado di migliorare la società e di spiegare quella realtà complessa che è l’uomo.
In gioventù Popper restò attratto dal materialismo storico di Marx ed entrò a far parte del Partito Social Democratico Austriaco, ma ne rimase deluso allontanandosi e abbracciando in seguito il liberalismo sociale che divenne il suo pensiero dominante per il resto della vita.
Tralasciando le considerazioni filosofiche, tuttavia, occorre dire che se una teoria è falsificabile non può essere considerata teoria scientifica; può venire migliorata con nuove prove, oppure può essere soppiantata da un’altra teoria quando si accumulano nuove serie di dati sperimentali che la rivoluzionano completamente.
Per esempio, in geologia, prima dell’avvento della teoria della deriva dei continenti, si pensava che le placche litosferiche fossero immobili (fissismo) e tutte le strutture osservabili sul pianeta derivassero da movimenti verticali della crosta terrestre piuttosto che orizzontali. In un prossimo futuro, se si riuscisse a dimostrare che le placche si stanno in realtà allontanando reciprocamente in una Terra in espansione, quella che si credeva la teoria più accreditata verrebbe sostituita da un nuovo sistema mobilista.
In biologia, fino all’inizio del XIX secolo, era opinione comune tra i naturalisti che le specie animali e vegetali fossero entità immutabili, create appositamente per ogni ambiente terrestre (creazionismo). Soltanto con Lamarck prima e Darwin poi si riuscì a far crollare questa visione ortodossa della natura, apportando un gran numero di prove a favore dell’evoluzione (anche se il Lamarck non aveva ben compreso i suoi meccanismi più profondi).
La teoria dell’evoluzione per mezzo della selezione naturale enunciata da Darwin nel 1859 nella sua grandiosa opera “L’Origine Delle Specie”, negli anni ha ricevuto numerose consensi e verifiche. Per esempio ultimamente in Cina, Mongolia e Stati Uniti sono stati scoperti diversi fossili di rettili piumati non adatti al volo, ma che assomigliano straordinariamente a degli uccelli con ornamentazioni varie per attrarre le femmine.
Quei famosi organismi intermedi che così tanto Darwin ha tentato di comunicarci nella sua opera stanno poco per volta venendo alla luce dagli scavi paleontologici, così come lui aveva profeticamente scritto.
L’osservazione dello sviluppo degli embrioni in varie specie animali, compreso l’uomo, mette in luce la loro stretta somiglianza nei primi stadi fetali, dove si riconoscono strutture e organi appartenenti a classi di animali arcaici evolutesi nell’era Paleozoica. Per esempio, negli stadi incipienti, il feto umano è molto simile a quello dei pesci dotati di branchie. Oppure, in fasi fetali più avanzate, si è visto che i crani degli embrioni umani differiscono di poco da quelli degli embrioni di scimpanzé.
La teoria dell’evoluzione di Darwin è stata migliorata ed è migliorabile. Potrà venire soppiantata da un’altra teoria il giorno in cui si dimostrerà che tutte le prove che ha raccolto sono confutabili e possono essere incluse in un nuovo paradigma evoluzionista.
Come disse lo stesso Darwin – “se si potesse dimostrare che esiste un qualsiasi organo complesso, che non può essersi formato tramite molte tenui modificazioni successive, la mia teoria crollerebbe completamente.” Poi aggiungeva “Io, però, non riesco a trovare un caso del genere”.
Si veda anche una delle mie risposte precedenti: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=12864
Fonti
Carlo S.; 1979; I filosofi e le opere; L’età contemporanea; C. E. Principato
Darwin C.; 1872 (6a edizione); L’origine della Specie; Bollati Boringhieri