La funzione principale di queste minuscole bocche, chiamate appunto stomi, è quella di poter prelevare l’anidride carbonica atmosferica, che la pianta utilizza per trasferire l’atomo di C alla molecola di amido. Tuttavia si presenta un inconveniente: l’apertura di queste microcavità espone le soluzioni linfatiche della foglia all’atmosfera, abbassando la pressione parziale dell’acqua aeriforme e consentendo la sua evacuazione.
La pianta non può fare a meno di catturare la CO2 atmosferica, tuttavia non può nemmeno evitare l’evaporazione della acqua interna, ecco allora che si innesca un compromesso. Gli stomi si aprono e si chiudono (timing stomatico) durante il giorno in funzione dei parametri climatici: vento, temperatura, umidità atmosferica etc; la pianta cioè fa in modo di assorbire l’anidride carbonica necessaria ma anche, in tempi diversi, di non perdere troppa acqua, e per farlo regola i tempi di apertura / chiusura. Per conoscere il “timing” di una determinata specie di pianta – che sia un ortaggio o meno – occorre effettuare delle misurazioni sul tasso di traspirazione, e per farlo è indispensabile uno strumento costoso: il gas analyzer. In letteratura, sono presenti delle pubblicazioni scientifiche relative a questi parametri: se si ha la voglia, tempo e si è fortunati è possibile conoscere il “timing” stomatico dell’ortaggio / specie che interessa.
a) Se fa caldo è meglio irrigare al mattino presto per evitare che l’acqua superficiale evapori e per darle il tempo così di raggiungere gli strati più profondi del terreno ove avviene l’assorbimento radicale.
b) Se è una pianta originaria dei luoghi freschi e umidi, possiede numerose foglie anche espanse, è probabile che tenga sempre aperti gli stomi, perciò rischia maggiormente di appassire quando fa caldo perché non ha possibilità di regolare il timing stomatico, in questo caso è utile annaffiarla regolarmente se fa caldo.
c) Se è una pianta è originaria dei luoghi caldi e secchi, presenta poche foglie e anche piccole, è probabile che chiuda gli stomi per gran parte della giornata, e sia maggiormente resistente in casi di siccità, non richiede un irrigazione continua, ma saltuaria.
d) Qualsiasi tipo di terreno occorre sempre tenerlo alla capacità di campo in modo che la pianta abbia sempre a disposizione dell’acqua, anche se non è semplice da comprendere il momento in cui lo raggiunge.
e) Non creare ristagni d’acqua poiché si mandano le radici in anossia (assenza di ossigeno).
f) Se fa molto freddo (gelate tardive), le soluzioni percolanti nel terreno possono solidificare ed essere inutilizzabile dalla pianta, perciò, è utile irrigare poco per non diluire troppo la soluzione e renderla più soggetta al congelamento; in ogni caso ad inizio stagione (marzo-aprile) l’assorbimento radicale dovrebbe essere ridotto così come la traspirazione.
Bibliografia:
Salisbury F. B. and Ross C. – 1988 – Fisiologia vegetale – Zanichelli