Salve, cosa ne pensate di questo: http://www.coscienza.org/CERVELLO_SUPERFLUO.html ?




Gli studi del prof. John Lorber (1915–1996) esistono davvero anche se vengono giudicati piuttosto controversi dalla comunità scientifica.

Innanzi tutto Lorber non era un neurologo ma un pediatra, ungherese di origine, che ha lavorato all’università di Sheffield. Il suo interesse principale era la spina bifida nei bambini.

Al di là degli studi citati nell’articolo segnalato dal lettore, Lorber è stato una figura controversa perché da un lato propose un particolare criterio per stabilire quali pazienti affetti da spina bifida andavano operati e quali no (chi non era operato andava incontro a morte certa). Dall’altro era un veemente oppositore dell’eutanasia. Questa sua opposizione all’eutanasia gli derivava proprio dalle sue osservazioni di pazienti che, pur essendo affetti da gravi o gravissime forme di idrocefalo, riuscivano comunque a condurre una vita quasi normale. È il caso, ad esempio, dello studente citato nell’articolo indicato dal lettore. Degli studi di Lorber sullo studente affetto da idrocefalo (che gli aveva ridotto il cervello a soli pochi millimetri di corteccia) ma che aveva comunque un QI pari a 126 si occupò un articolo pubblicato sulla rivista Science nel 19801, il cui titolo era volutamente provocatorio ("Is Your Brain Really Necessary?").

Ai tempi di Lorber le nostre conoscenze sul cervello erano di gran lunga inferiori di quelle disponibili oggi e inoltre all’epoca non c’era alcuna possibilità di studiare davvero il funzionamento del cervello. Le uniche osservazioni possibili erano piuttosto grossolane e riguardavano indagini anatomiche mediante raggi X (oggi esistono tecniche di indagine ben più sofisticate). Per questi motivi all’epoca gli studi di Lorber suscitarono parecchio clamore.

 

Oggi conosciamo molti altri casi di individui che, nonostante forti menomazioni cerebrali, riescono a condurre una vita quasi normale. Un caso abbastanza conosciuto è quello di Michelle, una giovane donna della Virginia, priva, fin dalla nascita, della metà sinistra del cervello e studiata da Jordan Grafman, Direttore dell’Unità di Neuroscienze Cognitive di Bethesda. Del caso hanno dato notizia (non sempre correttamente) di recente anche i media italiani2.

 

Tutti questi casi clinici presentano indubbiamente ancora moltissimi aspetti oscuri e il loro studio può sicuramente fornire importanti contributi alla comprensione del funzionamento del cervello.

In particolare però dimostrano in modo chiaro una cosa: l’adattabilità di un cervello giovane all’ambiente, cioè la sua capacità di indirizzare a compiti diversi aree normalmente deputate ad altro. Sicuramente però non dimostrano affatto che il cervello sia un “optional”, che esso non abbia nulla a che fare con le funzioni mentali e non autorizzano a sbizzarrirsi in fantasiose teorie prive di fondamento come quelle di Sheldrake (si veda questa mia precedente risposta: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=13383). Come ha affermato un mio amico neuroscienziato3 al quale ho chiesto lumi sul caso Lorber:

 

Insomma, l’osservazione che pochi millimetri di corteccia siano sufficienti per laurearsi, non significa che allora la mente è nelle nuvole…

 

 

Note:

 

1) R. Lewin, "Is Your Brain Really Necessary?",  Science 210,  1232–1234, 1980.

2) Si veda ad esempio: http://route66.corriere.it/2009/10/nata_con_meta_cervello_vive_un.html.

 2) Sergio Della Sala, professore di neuroscienze all’università di Edimburgo, che ringrazio per la gentile consulenza.

 

Silvano Fuso

 

 

Immagini di un “cervello sottile” (a sinistra) confrontate con quelle di un cervello normale (a destra), tratte da Feuillet et al., The Lancet, 370, 262, 2007, e disponibili qui: http://www.newscientist.com/article/dn12301-man-with-tiny-brain-shocks-doctors.html