Sono mai stati effettuati confronti su studi di fenomeni paranormali condotti in parallelo da ricercatori più o meno scettici e se sì, sono state rilevate discordanze nei risultati? Ci sono riferimenti bibliografici?

Per rispondere in una battuta alla domanda del lettore, direi che l’intera storia degli studi sui presunti fenomeni paranormali è caratterizzata proprio da un’alternanza tra i risultati ottenuti da ricercatori credenti (nel paranormale) e le successive smentite da parte di ricercatori scettici.

A tale proposito però vale la pena chiarire meglio il significato del termine scettico. Esso infatti non è sinonimo di incredulo. Scettico (in accordo con il significato etimologico del termine, dal greco skepsi = ricerca) indica semplicemente l’atteggiamento di chi, prima di accettare un’affermazione, pretende prove concrete che ne dimostrino la validità. Da questo punto di vista quindi lo scetticismo dovrebbe caratterizzare tutti i ricercatori. Un ricercatore credente è per definizione un cattivo ricercatore, indipendentemente dalla sua buona o cattiva fede. Un ricercatore credente ha infatti una posizione pregiudiziale che inevitabilmente influenza i risultati che può ottenere (naturalmente questo vale anche per chi ha un atteggiamento pregiudizialmente incredulo). La storia della scienza mostra infatti quanto peso possa avere il ruolo delle aspettative di un ricercatore nel conseguire determinati risultati. Un ricercatore come uomo può avere tutte le credenze metafisiche che vuole, ma nell’esercizio delle sue funzioni ha l’obbligo di prendere tutte le precauzione per evitare che le sue convinzioni influenzino le sue ricerche. Se in teoria questo può sembrare facile, nella pratica può essere molto difficile. La storia della scienza mostra, anche al di fuori del paranormale, come anche validissimi scienziati possano essere vittime delle loro convinzioni pregiudiziali.

Nella storia della parapsicologia molte volte si è creduto che fossero state finalmente trovate prove a favore dell’esistenza dei fenomeni paranormali. Studi successivi, caratterizzati da un maggior rigore finalizzato proprio ad evitare abbagli e autoinganni, hanno fino a oggi mostrato l’inattendibilità di queste prove. Gli esempi sono numerosi. Un caso particolarmente noto è quello del parapsicologo americano Joseph Banks Rhine (1895-1980). Pioniere degli studi parapsicologici, Rhine era una persona seria e a lui si deve il merito di aver introdotto il metodo quantitativo negli studi sui presunti fenomeni paranormali. Fondatore, nel 1935, del Parapsychology Laboratory presso la Duke University, fu autore di numerosi studi in cui credeva di aver dimostrato l’esistenza della percezione extrasensoriale (la stessa espressione ESP venne introdotta da lui). Purtroppo i suoi studi vennero smentiti da molti altri autori, a cominciare da Ray Hyman (n. 1928), psicologo all’Università di Eugene, nell’Oregon e co-fondatore dello CSICOP (Committee for the Scientific Investigation of Claims of the Paranormal). Evidentemente le sue convinzioni a priori lo portarono a interpretare erroneamente i risultati da lui ottenuti. Che fosse profondamente convinto in modo pregiudiziale dell’esistenza del paranormale è dimostrato anche dal fatto che in qualità di direttore del Journal of Parapsychology mantenne a lungo una politica editoriale che rifiutava di pubblicare articoli relativi a ricerche riportanti risultati negativi. Atteggiamento non proprio corretto per un ricercatore.

Il lettore mi chiede riferimenti bibliografici. L’elenco sarebbe lunghissimo. Direi che per iniziare è sicuramente consigliabile il classico Viaggio nel mondo del paranormale di Pero Angela, Garzanti, Milano 1978. Un testo più recente, dotato anche di una ricca bibliografia per successivi approfondimenti è il seguente: M. Polidoro, L’illusione del paranormale, Muzzio, Padova 1998.