Se il moto dei pianeti non avvenisse in tre dimensioni ma in uno spazio a maggiore dimensionalità ci sarebbe una conseguenza immediata che si potrebbe rilevare (e che sarebbe stata rilevabile già da secoli, non necessariamente solo con la tecnologia attuale): la reale distanza tra Sole e pianeta (e quindi in particolare tra Sole e Terra) sarebbe maggiore di quella misurata usando solo tre dimensioni e quindi tutti gli esperimenti e fenomeni che coinvolgono grandezze che dipendono dalla distanza non darebbero risultati collimanti con i calcoli. A titolo di esempio non ci sarebbe corrispondenza sull’energia che il Sole riversa sulla Terra, o ci sarebbero discrepanze sulla conservazione dell’energia meccanica e del momento angolare del pianeta.
Oltre alle discrepanze numeriche ci sarebbero anche discrepanze sulle funzioni che descrivono alcune di queste grandezze. Indipendentemente da quale sia la massa del Sole e da quale sia la sua distanza dalla Terra, l’energia che esso emette si disperde in tutte le direzioni. In uno spazio a tre dimensioni questo significa che l’energia prodotta dal Sole e ricevuta da un metro quadro di pianeta varia in maniera inversamente proporzionale al quadrato della sua distanza dal Sole e questo dato è confermato non solo dalle misure effettuate sulla Terra nei diversi momenti dell’anno (l’orbita terrestre è ellittica e quindi la Terra non è sempre alla stessa distanza dal Sole), ma anche da misure effettuate su altri pianeti. In uno spazio a quattro dimensioni questa energia varierebbe in maniera inversamente proporzionale al cubo della distanza e quindi non c’è possibilità che i dati raccolti siano compatibili con entrambe queste leggi.