E’ possibile individuare la galassia di andromeda? Se è possibile, come?

La Costellazione di Andromeda si trova essenzialmente a nord-est del brillante asterismo denominato “Quadrato di Pegaso” ed a sud di Cassiopeia: per una più precisa individuazione dei confini si veda la cartina che segue.

 

 

Raffigurazione schematica della Costellazione di Andromeda con indicate tutte le costellazioni confinanti e le posizioni degli oggetti  non-stellari più famosi (in colore) presenti nell’area. E’ consigliabile un idoneo ingrandimento.

 

La sua estensione è notevole ma risulta piuttosto povera di stelle brillanti, soprattutto nella parte occidentale.

Il periodo di migliore visibilità ricade tra settembre e gennaio, con osservazioni da effettuarsi preferibilmente nell’emisfero boreale.

Il più comune metodo per l’individuazione della Galassia di Andromeda (M31, NGC 224) fa riferimento al succitato asterismo del Quadrato di Pegaso.

 

 

Schematizzazione del Quadrato di Pegaso e degli allineamenti, descritti nel testo, utili per l’individuazione di M31.

 

Questi forma un’ampia figura geometrica che ricorda il quadrato, piuttosto evidente per l’assenza di stelle brillanti al suo interno, ed ai cui vertici si trovano le stelle α And (Alpheratz o Sirrah), β Peg (Scheat o Mirach), α Peg (Markab) e γ Peg (Algenib).

Partendo da α And e salendo leggermente a nord verso sinistra (est) incontriamo δ And (Sadir-adra) e, proseguendo sempre verso nord-est, arriviamo a β And (Mirach).

A questo punto “svoltiamo” a destra, verso nord, dove troviamo μ And seguita, poco più a nord, da ν And.

Tutte queste stelle sono ovviamente visibili ad occhio nudo, sebbene sia preferibile una buia notte senza Luna.

Pochissimo ad ovest di ν And, un buon occhio in una notte buia può scorgere un batuffolino bianco-azzurrino dall’aspetto sfumato: questa è la Galassia di Andromeda che, con i suoi 2.5 milioni di anni luce di distanza, è l’oggetto più lontano nell’Universo e visibile ad occhio nudo.

 

 

La fotografia, a grande campo, mostra la zona di cielo contenente M31 (poco sopra a sinistra del centro). Si confronti l’immagine con lo schema del Quadrato di Pegaso per il percorso di riconoscimento senza linee di aiuto.

 

Pare che il primo a notare la sua presenza in cielo sia stato l’astronomo persiano Umar-al-Sùfi Abd-al-Rahman, vissuto nel X secolo d.C. e che la descrisse come “una piccola nube celeste”.

L’oggetto è poi comparso su alcune carte celesti olandesi del 1500, mentre la prima osservazione telescopica viene attribuita all’astronomo tedesco Simon Marius che, nel 1612, la descrisse come “la luce di una candela osservata attraverso un corno traslucido”.

Nel 1781 Charles Messier la incluse nel suo celebre Catalogo di oggetti nebulari assegnandole il n. 31 (M31).

Infine, John Louis Emil Dreyer la introdusse, nel 1887, nel New General Catalogue con il n. 224 (NGC 224).

Ricordiamo infine che M31 è accompagnata da due luminose galassie nane satelliti, M32 (NGC 221) ed M110 (NGC 205) che appaiono anche su immagini ottenute con modesti telescopi.

 

 

La fotografia, ottenuta con un semplice teleobiettivo, mostra M31 poco a destra di ν And; sono presenti in campo anche μ And e β And, che abbiamo riferito essere i puntatori finali di questa galassia.

 

 

Il campo di M31 e dei suoi due satelliti principali M32 (NGC 221) ed M110 (NGC 205); a sinistra è indicata la stella ν And, puntatore ultimo.

 

 

M31 e satelliti in tutto il loro splendore: immagini come questa sono oggi ottenibili anche a livello amatoriale, purchè si possiedano discrete capacità tecnico-fotografiche.