Per l’Europa una persona può consumare 4 pg di diossina/kg di peso corporeo/giorno. Nel grasso della mozzarella di bufala ci sono 3,1 pg di diossina/grammo di grasso. Considerando che una mozzarella di bufala contiene 25 g di lipidi su 100 g di parte edibile, ogni 100 g contiene circa 80 pg. Un giovane di 50 kg può consumare 200 pg/die. Contano gli altri cibi?

Il comitato scientifico dell’alimentazione umana dell’Unione Europea ha stabilito nel 2001 un valore cumulativo per la dose tollerabile di diossine pari a 14 pg di equivalente tossico (TEQ) per chilogrammo di peso corporeo.
Il TEQ totale è il risultato della sommatoria dei TEF dei congeneri moltiplicati per la loro concentrazione.
A sua volta, il TEF, cioè il Toxicity Equivalence Factor, viene calcolato in base all’affinità di legame dei vari composti congeneri con il recettore bersaglio rispetto a un valore base unitario.
A questo punto è indispensabile identificare quali composti vengano indicati come congeneri e quali caratteristiche identifichino la diossina.
Il termine diossina viene utilizzato comunemente ad indicare un composto organico clorurato, il 2,3,7,8 tetracloro-dibenzo-p-diossina (TCDD).

Struttura della 2,3,7,8 tetracloro-dibenzo-p-diossina

Chimicamente, il termine diossina indica un gruppo di 75 composti congeneri policlorodibenzofurani (PCDF). Nel calcolo della dose settimanale tollerabile (TWI, Tollerable Weekly Intake) il comitato scientifico per l’alimentazione umana ha associato alle diossine anche i policlorobifenili (PCD). Questi composti sono per lo più di origine antropica e sono particolarmente solubili e persistenti nell’ambiente. Nello specifico, i PCDF sono prodotti indesiderati di reazioni chimiche, termiche, fotochimiche o enzimatiche. Nel sentire comune la tipica reazione che produce diossina è la combustione delle materie plastiche. Le diossine sono sostanze semivolatili, termostabili, scarsamente polari, insolubili in acqua, altamente liposolubili, estremamente resistenti alla degradazione chimica e biologica. Queste caratteristiche permettono alle diossine di accumularsi negli organismi viventi e in particolare nel tessuto adiposo bianco. La percentuale di diossine  bioaccumulate da un organismo dipende dalla concentrazione di diossine presenti nell’ambiente e introdotte con la dieta e dalla percentuale di tessuto grasso individuale. Del resto non tutte le diossine presenti nell’ambiente sono biodisponibili, cioè in forma tale da entrare nella catena alimentare.

Numero dei congeneri delle "diossine" e dei "furani": policlorpdibenzodiossine/furani (PCDD/F)
Atomi di cloro
nella molecola
Congenere Isomeri Diossine Isomeri "tossici" Isomeri Furani Isomeri
"tossici"
Furani
Somma Policloro-DD/F 75 7 135 10
1 Monocloro-DD/F 2 4
2 Dichloro-DD/F 10 16
3 Tricloro-DD/F 14 28
4 Tetracloro-DD/F 22 1 38 1
5 Pentacloro-DD/F 14 1 28 2
6 Esacloro-DD/F 10 3 16 4
7 Eptacloro-DD/F 2 1 4 2
8 Octacoro-DD/F 1 1 1 1

Da www.trm.to.it/ambiente/diossine.htm

L’assunzione di latte e latticini contaminati da diossine rappresenta circa il 37% dell’esposizione dell’uomo a queste sostanze e una quantità apprezzabile di inquinanti deriva anche dall’assunzione di carni bovine (14%), suine (5%) e di pesce (26%).

Gli effetti ad oggi accertati delle diossine sull’organismo umano sono molteplici; citiamo ad esempio l’alterazione del sistema immunitario, l’endometriosi, il cancro, il diabete e alcune affezioni cardiovascolari. Nei casi più evidenti di avvelenamento da diossine, si manifesta una sindrome da accumulo, caratterizzata da una drastica perdita di peso e da lesioni cutanee quali cloracne e iperpigmentazione.
Le diossine sono anche classificate come disruttori endocrini, in grado di impedire il normale sviluppo embrionale e distruggere le  funzioni riproduttive negli individui adulti. Il loro metodo di azione in questo caso si basa sul mimare o sull’antagonizzare la funzione fisiologica di estrogeni ed androgeni. In particolare, le diossine, così come altre sostanze, agiscono legandosi ai recettori per gli androgeni e/o gli estrogeni e influenzano, tra l’altro, anche il metabolismo e la deposizione del grasso. Questi inquinanti, inoltre, si legano al recettore nucleare AHR (Aryl Hydrocarbon receptor) anche in cellule diverse dagli adipociti, quali le cellule del fegato o quelle delle isole del pancreas, portando ad alcune delle patologie che abbiamo citato precedentemente.

Nel nostro corpo è sempre presente una determinata quantità di tessuto adiposo bianco, la cui percentuale varia dal 15% di una persona magra fino al 50% in caso di individui affetti da obesità. Il tessuto adiposo bianco costituisce una riserva di lipidi, i quali sono il solvente di tutti i composti di cui abbiamo fin qui discusso e di molti altri inquinanti organici persistenti (POPs, Persistent Organic Pollutants). Questi composti, introdotti come abbiamo visto sia attraverso la dieta che per via ambientale, vengono a depositarsi nel tessuto adiposo bianco e, a causa della loro idrofobicità, sono difficilmente eliminabili. Quindi, nel caso di diminuzione del tesuto adiposo bianco, solo una piccola frazione di queste sostanze viene eliminata, mentre la maggior parte permane, a concentrazioni maggiori, nel tessuto adiposo residuo. Al momento sono stati identificati altri quattro gruppi di POPs oltre alle diossine e cioè:
-i pesticidi organo-clorinati
-i bifenili policlorinati
-alcuni ritardanti di fiamma polibrominati
-altri inquinanti non classificati, tra cui gli esteri ftalati (contenuti ad esempio nelle pellicole trasparenti per alimenti)

Da quanto detto fino ad ora, si evince che la funzionalità del tessuto adiposo bianco viene alterata e compromessa da molte altre sostanze, oltre alle diossine, ed è indispensabile ridurne il più possibile l’assunzione dal momento che non si conosce ancora in modo approfondito la loro azione sinergica nell’organismo. Ricordiamo infatti che il tessuto adiposo bianco non è solo un mero deposito di lipidi, ma un vero e proprio organo che svolge funzioni fondamentali a livello endocrino e omeostatico.
Generalmente le diossine non si presentano mai come singoli composti ma come miscele complesse di congeneri, i quali non sono tutti tossici alla stessa maniera. Quindi, per riuscire a esprimere in maniera oggettiva la tossicità di questi composto, è stato introdotto il concetto di fattore di tossicità equivalente (TEF). Dal momento che la maggior parte degli effetti negativi sono relativi al legame delle diossine con il recettore AH, questo fattore viene utilizzato come indice per il calcolo dei TEF, indicando il legame della  2,3,7,8 tetracloro-dibenzo-p-diossina come valore unitario.

Fattori di tossicità
Congenere I-TEF
2,3,7,8 TCDD 1
1,2,3,7,8 PCDD 0,5
1,2,3,4,7,8 HeCDD 0,1
1,2,3,6,7,8 HeCDD
1,2,3,7,8,9 HeCDD
1,2,3,4,6,7,8 HPCDD 0,01
1,2,3,4,6,7,8,9 OCDD 0,001
2,3,7,8 TCDF 0,1
2,3,4,7,8 PCDF 0,5
1,2,3,4,7,8 HeCDF 0,1
1,2,3,6,7,8 HeCDF
1,2,3,4,6,7,8 HeCDF
1,2,3,7,8,9 HeCDF
1,2,3,4,6,7,8 HPCDF 0,01
1,2,3,4,6,7,8,9 HPCDF
1,2,3,4,6,7,8,9 OCDF 0,001

Da www.trm.to.it/ambiente/diossine.htm

 

Quindi, non solo contano anche gli altri cibi ma contano anche molti altri composti che potrebbero lavorare in sinergia con le diossine per interferire con molte funzioni fisiologiche.

Ricordiamo inoltre che le sostanze inquinanti liposolubili si bioaccumulano nel tessuto adiposo e vengono difficilmente eliminate dal nostro corpo, quindi appare importante diminuire il più possibile il contatto con questi inquinanti allo scopo di preservare il più possibile integri i nostri sistemi corporei.

 

Per approfondire:

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=7799

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=9062

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=7797