La concentrazione di C, a parità di massa, varia tra specie e specie, tra monocotiledoni e dicotiledoni e tra angiosperme e gimnosperme.
Anche a parità di specie, il contenuto di C nei tessuti, varia in funzione del contesto ambientale in cui ha vissuto la pianta: disponibilità di acqua e CO2, quantità di luce nel corso della giornata, della stagione e dell’anno, temperatura della foglia, altitudine, latitudine, ventosità, elementi inquinanti, etc.
Tutto il C presente in una pianta comunque deriva dall’atmosfera e non dal terreno. In questo contesto la pianta è decisamente selettiva.
Dei 17 elementi essenziali per la sua vita (vedi tabella), tutto il C e molto dell’O2 lo assorbono dall’aria, l’H2 dall’acqua nel terreno. Questi 3 elementi sono in assoluto i più abbondanti nel tessuto secco di qualsiasi pianta; e sono anche i costituenti principali della cellulosa, lignina e dei polisaccaridi che formano l’architettura anatomica e strutturale della pianta.
Premesso che solo pochi dei 17 elementi si trovano sottoforma di atomi o ioni insolubili – per es.: Cu+, Fe2+, Cl– e K+– tutti gli altri formano composti molecolari con diversi pesi atomici. Escludendo C e O2 che come abbiamo detto derivano dall’aria, tutti gli altri vengono assorbiti attraverso le radici dal terreno.
Per determinare quali siano gli elementi essenziali e le loro quantità proporzionali occorre per prima cosa triturare la pianta appena raccolta; il prodotto ottenuto viene in seguito fatto scaldare a 70 –
In conclusione, il C fissato attraverso il ciclo di Calvin o altre vie mataboliche nella fase di buio si lega con molecole ed elementi provenienti dal terreno in proporzioni differenti a seconda della funzione che una cellula svolge in un determinato distretto della pianta. Una volta che il C si è fissato a formare amido e altri polisaccaridi, l’unico metodo per separalo dagli altri composti del terreno e quello di nebulizzare gli elementi ad elevatissime temperature secondo la tecnica descritta sopra.