Come funzionano le coordinate equatoriali?

Il sistema delle coordinate equatoriali ha due riferimenti fondamentali: l’equatore ed i poli celesti (nord e sud). Il polo celeste nord è attualmente molto prossimo alla cosiddetta Stella Polare (la stella alfa della costellazione Ursa Minor).
L’intera sfera celeste viene suddivisa in cerchi, similmente a come viene fatto per la Terra. I cerchi massimi che passano per i poli celesti (come i meridiani terrestri) vengono chiamati cerchi orari e la sfera viene così suddivisa in 24 spicchi del valore di 1h ciascuno. Analogamente (come per i paralleli terrestri) la semisfera a nord dell’equatore viene suddivisa in 90 fette parallele (da 0° a +90°) e altrettanto avviene per quella sud (da 0° a -90°).
Le coordinate di un astro in questo sistema sono dette equatoriali (perchè è l’equatore celeste la base di partenza) e vengono definite “ascensione retta” (come per la longitudine terrestre) e “declinazione” (come per la latitudine terrestre).
L’ascensione retta (alfa o A.R.) viene misurata dall’arco di equatore compreso fra l’intersezione sull’equatore del cerchio orario passante per l’astro ed il cosiddetto punto d’Ariete o punto gamma o punto equinoziale di primavera. Quest’ultimo, per definizione, ha un’ascensione retta di 0h ed una declinazione di 0° in quanto rappresenta il punto in cui, in occasione dell’equinozio di primavera, il centro del Sole taglia l’equatore celeste passando dall’emisfero sud a quello nord.
L’ascensione retta si conta in senso opposto a quello della rotazione della sfera celeste e cioè da ovest verso est. Il suo valore va pertanto da 0h a 24h.
La declinazione (delta o D.) viene misurata dall’arco di cerchio massimo con origine sull’equatore e termine sull’astro, posto che l’equatore ha declinazione 0° ed il polo ±90°.
Pertanto sia l’ascensione retta che la declinazione dell’astro restano immutate. Infatti, al ruotare della sfera celeste, la distanza dell’astro dal punto gamma resta invariata come pure la sua distanza dall’equatore perchè, insieme alla volta celeste, girano sia l’astro che il punto gamma.
A causa del fenomeno della precessione degli equinozi cui è soggetta la rotazione terrestre, il punto gamma varia la sua posizione temporale nel cielo, per cui le coordinate equatoriali vengono riferite ad un determinato equinozio. Per praticità ed al fine di evitare che le coordinate equatoriali debbano essere continuamente aggiornate, gli astronomi hanno fissato in 50 anni il periodo in cui le medesime restano valide. Abbiamo così le coordinate riferite all’equinozio dell’anno 1900, 1950 ed, attualmente, al 2000.
Le coordinate equatoriali di un astro, pertanto, devono riportare l’equinozio di riferimento: quelle del 1950, per esempio, sono precedute dalla sigla “B” (B1950) mentre quelle del 2000 portano la sigla “J” (J2000).
Tutti gli atlanti celesti riportano sempre le griglie dell’equinozio di riferimento (linee orizzontali per la declinazione e linee verticali per l’ascensione retta) sulla base delle quali si possono misurare le coordinate equatoriali di qualsiasi oggetto ivi riportato oppure individuare la posizione di un oggetto che si vuole osservare. Analogo discorso vale per i cataloghi che riportano sempre l’equinozio di riferimento.
Ogni buon telescopio è dotato di due cerchi graduati (perpendicolari fra di loro) su cui sono rispettivamente riportate le suddivisioni in A.R. (da 0h a 24h) e D. (da -90° a +90°).