Vorrei avere una breve classificazione dei numeri, o per meglio dire una lista delle tipologie di numeri con significato e caratteristiche e la loro collocazione per insiemi e sottoinsiemi.

Il sistema di numeri più semplice è quello dei
numeri naturali, che si possono pensare derivati dalla
necessità di “contare” oggetti.  I numeri naturali ammettono di essere
sommati (m + n) e moltiplicati fra loro (mn):
rimanendo nella metafora del contare, somma e prodotto esprimono
rispettivamente quello che accade mettendo assieme due gruppi di m e
n oggetti oppure disponendo degli oggetti in m file di n
oggetti l’una.  Tali operazioni portano naturalmente alla definizione di due
operazioni inverse: la sottrazione e la divisione, che però non sempre
hanno significato all’interno dell’insieme dei numeri naturali: si pensi, per
esempio, alle scritture 5 – 8  oppure  12 : 5.  Cercando
di rendere in qualche modo (che forse non vale la pena di spiegare
rigorosamente in questa sede) possibili queste operazioni, si può
procedere in due direzioni.

      La prima direzione
è quella dei numeri interi, che si ottengono essenzialmente
considerando i risultati di tutte le possibili sottrazioni tra numeri
naturali.  Così, il risultato dell’operazione 12 – 37
è un numero intero; il sistema di numeri viene costruito in modo tale
che (come è logico supporre, visto il significato che vogliamo dare a
loro) tale numero intero sia anche risultato dell’operazione
41 – 66 oppure 25 – 50.  Per ogni numero intero, allora,
è possibile “diminuire” unità per unità le due cifre
della sottrazione (per esempio: 12 – 37  –> 
11 – 36  –>  10 – 35  e così
via) fino a ottenere una sottrazione del tipo  a – 0 
oppure  0 – b:  i numeri del primo tipo vengono indicati
semplicemente con  a  (e in effetti si comportano esattamente come i
numeri naturali) e quelli del secondo tipo vengono indicati con  –b
il risultato dell’operazione  12 – 37  si indica allora con  -15. 
I numeri del primo tipo si dicono interi positivi e sono
essenzialmente confondibili con i numeri naturali; quelli del secondo tipo si
dicono interi negativi e si possono pensare come ciò che si
è “aggiunto” ai numeri naturali per ottenere i numeri interi.

      La seconda direzione
è quella dei numeri razionali assoluti, che si ottengono
essenzialmente considerando i risultati di tutte le possibili divisioni tra
numeri naturali.  (Rapida parentesi: è molto dibattuta tra i
matematici l’opportunità di includere o meno lo zero tra i numeri
naturali.  Se si decide che lo zero fa parte dei numeri naturali, allora per
costruire i numeri razionali assoluti bisogna considerare soltanto le
divisioni con divisore diverso da zero).  Ancora una volta, si comprende che
moltiplicando entrambi i termini di una divisione per uno stesso numero
diverso da zero il risultato della divisione non cambia, cioè che il
risultato di 36 : 24  è lo stesso di 12 : 8. 
Grazie al fatto che ogni numero naturale può essere fattorizzato in
modo unico, all’esistenza del massimo comune divisore tra due numeri naturali
e a qualche altra proprietà dei numeri naturali stessi, si ragiona
allora in questo modo.  Data la divisione  a : b,  si
calcola il MCD  d  tra  a  e  b.  Sarà allora
possibile trovare due numeri  p  e  q  tali che 
a = pdb = qd;  in questa
situazione, il MCD tra  p  e  q  sarà per forza 1.  Il
risultato dell’operazione  a : b  si indica allora
(in forma “ridotta ai minimi termini”) con  p / q
per esempio, il risultato dell’operazione  36 : 24  si indica con 
3 / 2.  I risultati delle divisioni il cui dividendo è
multiplo del divisore sono del tutto confondibili con i numeri naturali:
anche se non hanno un nome particolare in quanto numeri razionali, le
frazioni corrispondenti si dicono “frazioni apparenti”.  Si può quindi
pensare ai numeri razionali assoluti e non “apparenti” come ciò che si
è “aggiunto” ai numeri naturali per ottenere i numeri razionali
assoluti.

      Non è difficile
verificare che procedendo nella prima direzione non si è risolto il
problema della divisione (12 : 5  continua a non avere significato
neanche nei numeri interi) e che, allo stesso modo, procedendo nella seconda
direzione non si è risolto il problema della sottrazione
(5 – 8  continua a non avere significato neanche nei numeri
razionali assoluti).  Per risolvere questo problema, si applicano ai
razionali assoluti lo stesso metodo usato per costruire gli interi a partire
dai naturali, oppure agli interi lo stesso metodo usato per costurire i
razionali assoluti a partire dai naturali: in entrambi i casi si
raggiungerà lo stesso sistema di numeri, che viene detto insieme dei
numeri razionali (o razionali relativi, per sottolineare la
differenza con i razionali assoluti).  Tutte le sottrazioni e tutte le
divisioni con cifre razionali (e divisore diverso da zero) hanno un risultato
razionale.  Ancora una volta potremo distinguere frazioni positive o negative
(a seconda che si possano scrivere come 
p / q – 0  oppure 
0 – p / q  con 
p / q razionale assoluto)  così come frazioni
apparenti (quelle il cui risultato è intero).

      Ai numeri razionali
manca però ancora una caratteristica importante: la capacità di
“descrivere la realtà”, cioè di misurare le grandezze fisiche. 
È stato scoperto infatti già dalla scuola pitagorica che la
misura della diagonale di un quadrato è un multiplo non razionale
della misura del lato.  Si rende quindi necessario costruire un nuovo sistema
di numeri, i numeri reali, che contengano in qualche modo i numeri
razionali e siano in corrispondenza biunivoca con i punti di una retta. 
Anche la costruzione dei numeri reali esula forse dallo scopo di questa
lettera; ciò che basta dire è che il sistema dei numeri reali
esiste e contiene al suo interno alcuni numeri particolari che possono essere
identificati con i numeri razionali. Si può allora pensare che i
numeri rimanenti siano quelli che devono in qualche modo venire “aggiunti” ai
numeri razionali per ottenere i numeri reali: tali numeri vengono detti
irrazionali (cioè, appunto, non razionali).

      Nei numeri reali non
è però possibile risolvere tutte le equazioni polinomiali.  Per
esempio, l’equazione x2 + 1 = 0 non ha
nessun risultato reale.  Si definiscono allora i numeri complessi, che
essenzialmente sono numeri della forma  a + ib  dove 
a  e  b  sono numeri reali e  i  è un ente matematico
che si decide di considerare un numero “arbitrario” tale che  
i2 = -1.  È possibile dimostrare che questo
sistema di numeri è algebricamente chiuso, cioè tale che
ogni equazione polinomiale a coefficienti complessi ammette almeno una
soluzione complessa (e quindi, per conseguenza del il teorema di Ruffini,
ammette un numero di soluzioni complesse pari al suo grado).  I numeri della
forma  0 + ib  si dicono “immaginari puri”, mentre quelli
della forma  a + i0  si dicono ancora “reali”.  Si noti bene
che però i numeri immaginari non sono quelli che devono essere
“aggiunti” ai reali per ottenere i complessi, perché un numero come  2
+ 5i,  che è senz’altro un numero complesso, non è né
reale né immaginario.

      Esiste ora un’ulteriore
distinzione, che non riguarda più i sistemi di numeri ma soltanto una
proprietà dei numeri stessi: quella tra i numeri algebrici e
trascendenti.  Si dice algebrico un numero (reale o complesso)
che sia soluzione di un’opportuna equazione polinomiale a coefficienti
interi.  Così, per esempio, la radice quadrata di due o la radice
quinta di sette sono numeri algebrici, perché sono soluzioni
rispettivamente delle equazioni 
x2 – 2 = 0  e 
x5 – 7 = 0; numeri come  e  o  pi
greco,  invece, non sono soluzioni di equazioni a coefficienti interi (anche
se questa affermazione è decisamente complicata da dimostrare; si
veda, per esempio http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=8711)
e quindi sono numeri trascendenti.  Si noti in particolare che un numero
reale trascendente deve per forza essere irrazionale, perché ogni
numero razionale della forma  p / q  è
soluzione dell’equazione  qx – p = 0  ed
è quindi forzatamente algebrico. In particolare, allora, anche e e
pi greco devono essere numeri irrazionali.

      Il lettore chiede poi se
esistono anche numeri “non complessi”, ma la risposta a questa domanda
è tutt’altro che univoca, dato che dipende dal senso che si conviene
di dare al concetto di “numero”. In matematica esistono moltissimi insiemi,
dalle strutture più varie, sui quali è possibile definire
operazioni del tutto analoghe alla somma e al prodotto “ordinari”; alcuni di
tali insiemi (il campo dei quaternioni, per citarne uno) contengono i numeri
complessi e quindi potrebbero essere pensati in effetti come un’estensione di
questi ultimi. In generale, comunque, il concetto di “numero” è
collegato al problema della misura delle grandezze e quindi alle scienze
applicate, a cominciare dalla fisica: da questo punto di vista, non è
necessario adottare sistemi di numeri più ampi di quello dei numeri
complessi, dal momento che questi ultimi (come abbiamo detto) bastano per
effettuare tutte le operazioni che sono necessarie.