La sindrome da immunodeficienza umana o AIDS è causata dall’agente eziologico HIV-1, o virus dell’immunodeficienza umana, diverso da HIV-2 poichè quest’ultimo causa un’infezione diffusa, ma una malattia lieve. HIV-1 appartiene alla categoria dei retrovirus ed è caratterizzato quindi da genoma a RNA e da trascrittasi inversa (RT), un enzima che usa l’RNA come stampo per produrre un DNA complementare (DNA copia) da inserire nel genoma della cellula ospite, allo scopo di effettuare la replicazione virale o generare oncogeni (geni mutati dell’ospite che possono generare un tumore). Morfologicamente la particella virale o virione è formata da un rivestimento lipidico esterno penetrato da spicole glicoproteiche, detto envelope, e da un involucro proteico icosaedrico che racchiude un “nucleo” di proteine o core, con due molecole di RNA in forma ribonucleoproteica; al genoma a RNA diploide sono legate più copie di RT.
Nel corso della sua azione infettante, il virus inizialmente lega attraverso glicoproteine il recettore CD4, presente sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario (cellule dendritiche, macrofagi, linfociti T helper), quindi penetra e infine sfrutta l’apparato della cellula per la replicazione virale; l’effetto è la morte cellulare.
Progressivamente le difese immunitarie dell’individuo infetto si indeboliscono, lasciando così spazio ad infezioni dette opportunistiche, che si fanno sempre più gravi fino al decesso, in maniera correlata alla diminuzione di linfociti T helper, deputati a coordinare la risposta immunitaria e ad attivarne alcune componenti (linfociti B, che producono anticorpi; macrofagi e linfociti T citotossici, che eliminano gli agenti patogeni). HIV-1 è presente in grande quantità nel sangue, nei liquidi seminali e, in misura minore, in numerose secrezioni del corpo umano (lacrime, sudore, saliva, latte materno, urine e feci). Affinchè ci sia contagio, una grande quantità di virus deve penetrare superando le barriere esterne (cute) o interne (mucosa orale, anale, vaginale) del corpo umano, perciò i comportamenti più a rischio sono rapporti sessuali non protetti (si può verificare una fuoriuscita di sangue che viene a contatto con il liquido seminale infetto) e inoculi di liquidi per via parenterale (uso di siringhe contaminate).
Un discorso a parte merita la trasmissione dell’infezione da madre a figlio (trasmissione verticale), che può avvenire in gravidanza attraverso la placenta, durante il parto o l’allattamento. Per quanto riguarda la persistenza, è stato dimostrato che il virus è poco resistente a contatto con l’ambiente esterno: anche se in condizioni favorevoli può sopravvivere per due o tre giorni, l’essiccamento provoca una riduzione della carica virale del 90% in poche ore; infatti, la probabilità di contrarre l’infezione dopo esposizione accidentale a materiale contaminato è di circa lo 0,2-0,3%. Per distruggere HIV-1 è sufficiente un lavaggio in acqua a 60 °C (non resiste al calore) o un trattamento con ipoclorito di sodio, la comune varechina.
Per tutte queste motivazioni, si possono escludere alcune possibilità di contagio: per ingestione (i lipidi dell’envelope, una volta giunti nello stomaco, vengono scompaginati dall’azione dell’acido cloridrico, per cui qualora il virus riuscisse ad entrare nel sangue non potrebbe interagire efficacemente con i recettori CD4), attraverso animali domestici (il virus colpisce solo la specie umana) e zanzare (HIV-1 non è in grado di sopravvivere all’interno dell’insetto), baciando (a meno di ferite nel cavo orale), in piscina (il cloro uccide il virus, che inoltre non è presente in sufficiente concentrazione), utilizzando servizi igienici e oggetti casalinghi, avendo normali contatti sociali. E’ invece importante assicurarsi che vengano correttamente effettuate le procedure di sterilizzazione di strumenti per tatuaggi, body piercing e per uso medico-dentistico.
Fonti:
http://www.ministerosalute.it/dettaglio/pdPrimoPiano.jsp?id=113&sub=1&lang=it
http://scienza.coni.it/index.php?id=208
http://www.travelclinic.it/dossier/aids/
Collier, Oxford, “Virologia medica”, Zanichelli