Ci sono dei meteoriti che potrebbero colpire la terra in un futuro abbastanza prossimo?

Cominciamo col fare una precisazione: “meteoriti” sono per definizione degli oggetti che entrano nell’atmosfera e impattano la Terra, dunque tutti e soli i meteoriti colpiscono la Terra, o almeno il suo strato gassoso esterno.
Per maggiori informazioni si può leggere questa risposta.

Diverso discorso se parliamo di asteroidi o comete che potrebbero colpire il nostro pianeta.
Anche in questo caso, quello che è fondamentale precisare è la dimensione del corpo impattante. Infatti pulviscolo interplanetario e piccoli sassi piovono di continuo sul nostro pianeta, tanto è vero che in qualsiasi notte è possibile osservare qualche “stella cadente”, che non è altro che un piccolo frammento di roccia che a contatto con l’atmosfera si incendia e si consuma. In alcune notti, poi, quando la Terra attraversa zone di pulviscolo più dense, lasciate dalle code delle comete, si hanno veri e propri “sciami meteorici”, come nelle notti delle “stelle cadenti” intorno al 10 ottobre (la notte di S.Lorenzo) o in novembre con lo sciame delle Leonidi.

Il lettore però è più interessato evidentemente a corpi di grandi dimensioni, tali da raggiungere il suolo e probabilmente procurare danni di una qualche entità. Qui moltissimo dipende da dimensioni, composizione e velocità dell’asteroide. I possibili danni sarebbero infatti proporzionali, in prima approssimazione, all’energia cinetica del corpo impattante, che come noto dipende dalla sua massa (dipendente a sua volta da dimensioni e densità) e dal quadrato della sua velocità (dipendente in larga misura da come la sua orbita si incrocia con quella terrestre. Mentre però la velocità dei vari corpi può variare solo di un fattore 2-3, dato che è fissata dalle leggi di Keplero alla distanza dal Sole a cui si trova la Terra, la massa può variare di diversi ordini di grandezza, e quindi andare da corpi piccoli che possono al più danneggiare qualche automobile e abitazione, fino a corpi delle dimensioni di qualche chilometro, che si stima provocherebbero un’estinzione di massa di molte specie viventi e verosimilmente la fine della società umana.
A oggi si stima che corpi di diametro inferiore ai 20 metri provocherebbero danni piccoli e trascurabili, dai 20m ai 100m ci sarebbero danni su scala locale (distruzione di un’area pari a una grande città), dai 100m a 1Km ci sarebbero danni su scala regionale (distruzione di un’area pari a una nazione europea, mutamenti climatici e danni economici su tutto il pianeta), corpi di oltre 1Km provocherebbero la fine dell’umanità come oggi la conosciamo e della maggior parte delle specie viventi. Attualmente, per scongiurare almeno l’evento più disastroso, sono in corso dei programmi di ricerca che mirano a individuare tutti gli asteroidi di diametro superiore a 1Km la cui orbita è potenzialmente pericolosa. Tipicamente questi programmi fanno uso di telescopi automatici che ogni notte scandagliano il cielo e comparano le fotografie riprese con altre di archivio, alla ricerca di corpi in movimento che abbiano un moto proprio abbastanza elevato, segno di una distanza dalla Terra inferiore all’orbita di Marte. Uno dei più noti programmi di questo genere è quello della Fondazione Spaceguard.
Naturalmente l’ideale sarebbe poter individuare tutti i corpi celesti che incrociano l’orbita terrestre, ma si stima che con la tecnologia e la strumentazione disponibile a oggi i corpi di 100m di diametro non sono rilevabili, se non in casi fortuiti in cui vengono a trovarsi molto vicini alla Terra e in condizioni geometriche favorevoli.
Praticamente ogni notte i telescopi automatici scoprono nuovi asteroidi, e solo osservazioni nei mesi successivi permettono di stabilire con sempre maggiore precisione l’orbita e stimare se ci saranno passaggi ravvicinati con la Terra o possibili collisioni negli anni successivi. Naturalmente per poter fornire un responso definitivo è necessario conoscere l’orbita dell’asteroide con grande precisione, e ciò può essere fatto solo osservandone il cammino celeste per un lungo arco di tempo. Inoltre le previsioni si fanno tanto più incerte quanto più ci si allontana nel tempo, per cui è praticamente impossibile stabilire se ci sarà un impatto tra più di 1-2 secoli, dato che una piccola incertezza sull’orbita attuale si riflette in una quasi totale ignoranza nel lontano futuro.
Dunque inizialmente è solo possibile fornire delle stime di probabilità d’impatto, stime che vengono aggiornate man mano che nuove osservazioni migliorano i parametri orbitali noti. Su questa incertezza però, spesso la stampa sensazionalistica si è divertita a montare articoli in cui si presentava l’apocalisse come imminente, quando un corpo appena scoperto, e dunque con grande incertezza sull’orbita, aveva una debole probabilità di intersecare l’orbita della Terra nel momento sbagliato. Passate poche settimane e affinate le osservazioni, la probabilità già scarsa crollava a zero, ma ormai il danno mediatico era stato fatto.
Per evitare che simili fatti si possano ripetere in futuro, l’Unione Astronomica Internazionale, ha stabilito una scala di pericolosità degli asteroidi, che tiene conto sia della loro dimensione sia della probabilità che essi hanno di impattare la Terra, connessa quest’ultima alle incertezze con cui è nota l’orbita. Questa che è denominata Scala di Torino assegna un numero da 0 a 10 in base alla pericolosità dell’asteroide. Più l’asteroide è grosso e più è pericoloso, ma esso va considerato tale solo quando la sua orbita è nota con sempre maggiore certezza e ciò nonostante dai calcoli risulta che l’impatto è sempre tra i possibili esiti del suo percorso celeste. Qui di seguito riporto una rappresentazione grafica della Scala di Torino.

Scala di Torino
Come si vede, un asteroide appena scoperto, causa un’iniziale grande incertezza dell’orbita, non può avere probabilità d’impatto maggiore di 10-4 / 10-3, per cui, verosimilmente, all’inizio la sua classificazione sarà bassa (1 o 2) per non generare allarmismi inutili. Se le successive osservazioni porteranno la probabilità di collisione a valori più elevati, la scala di pericolosità crescerà lentamente nel corso dei mesi, dando così al pubblico la possibilità di prepararsi psicologicamente all’evento. Va infatti detto che fino al valore 4 la scala è pensata per doversi considerare come situazione di normale incertezza scientifica, per cui non c’è da preoccuparsi finché non si supera il livello 5. Ad oggi nessun asteroide ha mai superato il livello 3, e tutti sono poi retrocessi al livello 0 quando osservazioni più accurate hanno escluso ogni possibilità d’impatto imminente.
Se dunque anche in futuro dovesse capitare di sentire riportata dalla stampa la notizia della scoperta di un asteroide pericoloso, consiglio innanzi tutto di diffidare perché, per essere realmente da considerarsi pericoloso, l’asteroide deve essere noto da un certo tempo, in modo da aver dato il tempo agli astronomi di fissare con precisione la sua orbita; in ogni modo consiglio sempre di cercare una notizia in cui sia riportato il livello di pericolosità in base alla scala di Torino, in modo da avere una stima oggettiva di quanto la notizia sia fondata o meno.

Per ulteriori approfondimenti consiglio l’ottimo sito della NASA dedicato agli impatti asteroidali che si trova all’indirizzo http://impact.arc.nasa.gov/