Come si è formato il Mediterraneo dal punto di vista geologico?

Prima di intraprendere una lunga corsa indietro nel tempo, è necessario conoscere la struttura evolutiva del nostro pianeta. Siamo nel 1912 e Alfred Wegener (geofisico tedesco), formula la teoria della deriva dei continenti, secondo la quale le terre emerse sarebbero giunte alla posizione attuale a partire dallo smembramento di un unico grande blocco (Pangea) circondato da un vasto oceano. La comunità scientifica fatica ad accettare queste idee che soltanto negli anni sessanta verranno considerate e introdotte in una teoria più vasta conosciuta come Tettonica delle Placche.

Per approfondire il tema sulla teoria della Tettonica delle Placche: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=6683

Incominciamo dall’era Mesozoica, periodo Triassico, all’incirca 200 milioni di anni dai tempi nostri. La superficie terrestre, molto diversa da quella che siamo abituati a vedere, è costituita da due masse continentali, una settentrionale (Laurasia) ed una meridionale (Gondwana). Il processo di deriva dei continenti è in atto.

Passano 70 milioni di anni e si arriva al periodo Giurassico. L’ America settentrionale inizia a separarsi dall’Laurasia. Un braccio di mare, denominato Oceano Tetide, si estende dalle attuali Americhe alle terre d’Oriente.

Ancora 60 milioni di anni più tardi, nel periodo Cretaceo inizia un processo di disgregazione delle masse continentali che porterà le terre emerse alla configurazione attuale.
E’ nato l’Oceano Atlantico e le Americhe si stanno progressivamente allontanando dal resto dei blocchi continentali. Nella posizione del nostro mare è presente un piccolo bacino orientato in senso est-ovest e rappresenta un lungo canale di comunicazione tra l’Oceano Atlantico ed il Pacifico. L’allargamento dell’Atlantico meridionale provoca un’azione rotatoria verso nord-est del blocco africano che, successivamente, condurrà alla chiusura del braccio di mare dando origine al Mar Mediterraneo.

Nell’area mediterranea la situazione è complessa: i movimenti delle placche non sono lineari, la crosta terrestre si frammenta in microplacche sospinte verso l’Europa dalla zolla africana, la penisola indiana si dirige verso l’Asia. Le collisioni delle zolle e delle placche mediterranee danno luogo a imponenti orogenesi: Alpi, Zagros, Karakorum ed Himalaya. L’area mediterranea, snodo di numerose strutture crostali che separano le zolle continentali, si frammenta in più microplacche.

Avanziamo nell’era Cenozoica, e precisamente nel periodo Paleogene, epoca Oligocene, circa 30 milioni di anni ai giorni nostri. Il blocco sardo-corso si separa dalla penisola iberica ruotando verso est: iniziano i movimenti legati all’orogenesi appenninica, ed alle spalle si apre un fondale di tipo oceanico: il Mar Ligure.

Proseguiamo ancora di 12 milioni di anni, siamo nel periodo Neogene, epoca Miocene. Il Mediterraneo comincia a essere identificato geograficamente in modo più netto, ma è ancora aperto verso l’atlantico. A oriente, la dorsale oceanica incomincia a dare origine al golfo Persico seguendo la geometria di quello che sarà il canale di Suez. Proprio in questo periodo, la paleontologia testimonia l’interruzione dei collegamenti con l’Oceano Indiano documentando la migrazione delle faune a Proboscidati dall’Africa verso l’Asia e l’Europa.
Il Mediterraneo è ora un golfo dell’Oceano Atlantico, collegato ad esso da due varchi a nord della catena betica (Spagna e Portogallo) ed a sud del rif oceanico del marocco.

Nel Miocene superiore (Messiniano, circa sette milioni di anni da noi) si registra uno degli eventi più espressivi del nostro mare, la cosiddetta Crisi di Salinità, che in un certo senso apre la storia moderna del Mediterraneo.
Il proseguimento della spinta della zolla africana contro quella eurasiatica conduce alla chiusura dei collegamenti con l’Oceano Atlantico, il Mediterraneo resta isolato dall’Atlantico e ne consegue il disseccamento. La prova del prosciugamento e dei conseguenti fenomeni chimico-deposizionali del bacino del Mediterraneo e data dalla Formazione Gessoso-Solfifera, caratterizzata da forti spessori di gessi ed evaporiti, che ai giorni nostri attraverserà l’Appennino, rappresenta.

Nel Miocene la situazione evolutiva è sicuramente condizionata da alcune ingressioni marine minori; il bacino padano riceve apporti fluviali e si formarono laghi dolci e salmastri. A supporto dell’ipotesi del prosciugamento vi è il dato che tutti i grandi fiumi che sfociano in Mediterraneo, dal Rodano al Nilo, hanno in realtà scavato canyon profondi fino a 2000 metri, successivamente colmati da sedimenti. Questo significa che il livello di base dell’erosione, cioè il livello del mare, deve trovarsi 2000 metri più in basso dell’attuale.

Continua la complessa storia evolutiva delle microplacche mediterranee, con la formazione di nuovi bacini di tipo oceanico veri e propri come il Mare di Alboran ed il Tirreno Sudorientale. Questi bacini, con piane abissali in senso stretto, sono infatti di formazione ancora più recente del Mar Ligure.
Nel Pliocene (un milione di anni più tardi) la reingressione delle acque dall’Atlantico è molto rapida a scala geologica, e riporta sedimenti abissali sul fondo dei bacini. Con l’apertura del Tirreno e la progressiva elevazione delle catene appenniniche, il Mediterraneo resta diviso in due settori: quello orientale risente poco degli apporti delle correnti da Gibilterra, e le parti profonde sono praticamente escluse dai sistemi di circolazione a causa dello sbarramento costituito dalla Sicilia e dal cosiddetto Plateau di Malta, distesa di rocce calcaree che si estende fino alla Sicilia.

Aspetti paleo-climatici:

All’inizio del Pliocene iniziano le grandi oscillazioni climatiche globali, con alternanze di periodi più freddi (ere glaciali) e più caldi. Da questo momento la vita nel Mediterraneo sarà fortemente condizionata dalle oscillazioni climatiche, con ingressi ed estinzioni ripetute di faune di ambiente freddo e di faune di ambiente caldo. Si trovano strati alterni con grandi popolazioni di Arctica inslandica (mollusco bivalve, tipico di acque fredde dell’Atlantico) e Strombus bubonius (un grosso mollusco gasteropode che tipico delle acque calde)
Un altro fattore collegato ai mutamenti climatici sono le oscillazioni del livello dl mare. E’ ormai assodato che ogni periodo climatico freddo è caratterizzato dalla formazione di grandi coperture glaciali continentali che immobilizzano parte delle acque del globo. Il livello del mare si abbassa ogni volta in modo proporzionale al volume dei ghiacciai. Le quote minime a scala globale sono di 120 m al disotto del livello del mare attuale. Per intenderci: la costa settentrionale dell’Adriatico si trova ad Ancona, l’Isola d’Elba è raggiungibile a piedi, Sardegna e Corsica sono un’unica terra emersa.
Dati sicuri sul livello più basso raggiunto si conoscono solo per quanto riguarda l’ultima glaciazione, terminata tra i 15.000 ed i 13.000 anni dall’attuale. Le variazioni climatiche non sono eventi “simmetrici”, ovvero le deglaciazioni sono nel complesso molto più rapide delle glaciazioni. La risalita del livello del mare è veloce, le pianure costiere scompaiono nell’arco di decenni, luoghi sacri e cimiteri restano sommersi dalle onde a raffigurare il grande diluvio di tutte le mitologie e religioni. Il Mediterraneo si sta preparando ad accogliere le civiltà …….. e gli stabilimenti balneari.