Quale futuro? Fra 10 oppure 20 oppure 30 milioni di anni? Di certo ci sarà una evoluzione nell’assetto dei continenti ma, visto che sono fenomeni della durata di milioni di anni, risulta alquanto difficile fare previsioni precise circa i tempi e la situazione che si verificherà anche a tempi geologicamente brevi (qualche milione di anni).
Tuttavia qui sotto, dopo una doverosa presentazione storica su come si sia venuta a consolidare la toria sulla deriva dei continenti, saranno esposti alcuni “quadri” della possibile situazione futura.
milioni d’anni fa
La formulazione scientifica di quest’ipotesi è opera di Alfred Wegener che nel suo libro “La formazione degli Oceani e dei Continenti” (1915) espone la sua teoria sulla Deriva dei Continenti .
Il geofisico tedesco Alfred Wegener spiegò in modo organico e unitario la formazione delle montagne, la distribuzione dei vulcani e dei terremoti, i mutamenti delle faune e delle flore durante i tempi geologici a partire dal Permiano.
La teoria richiedeva che i continenti fossero uniti alla fine del Paleozoico in un’unica massa detta Pangea, e che in seguito si fossero frammentati allontanandosi fino alla posizione attuale. Le ricerche successive hanno allargato la teoria a quella attuale nota come tettonica globale o tettonica delle zolle.
Tra il 1950 e il 1964, un’équipe di geologi e di geofisici oceanografi portò nuove prove alle argomentazioni di Wegener. Si scoprì che sul fondo degli oceani si estende un’unica, grande e continua catena montuosa lunga circa 64.000 chilometri dall’estremo nord fino a sud dell’Atlantico; essa aggira l’Africa, attraversa l’Oceano Indiano, passa tra l’Australia e Antartide fino alla sponda americana dell’Oceano Pacifico a sud della California.
E’ chiamata “Dorsale Oceanica” e, cosa ancora più stupefacente, ai piedi di questa Dorsale è stata rilevata una valle, una spaccatura, una fessura aperta verso l’interno della terra. Vi sono poi delle fratture che si dislocano trasversalmente alla Dorsale e nominate faglie trasformi.
Altro fenomeno studiato a fondo per avvalorare la teoria della deriva, è la migrazione dei poli magnetici terrestri nei vari tempi geologici (paleomagnetismo).
Oggi con le misurazioni satellitari (nel 1976 fu lanciato Lageos proprio per questi studi) si è accumulata una serie di prove decisive e di misurazioni che solo pochi decenni fa erano impensabili. Infine, con la spettrografia spaziale, oggi queste spaccature le possiamo vedere distintamente anche sulle immagini fotografiche.
Da tutti questi studi è nata così la teoria della “tettonica a placche”, oggi universalmente accettata. Essa fornisce un modello comprensivo di quasi tutte le problematiche esogene ed endogene. Oggi sappiamo che lo spostamento dei continenti prosegue a circa 5 – 10 cm all’anno. Sono misurazioni ricavabili dall’espansione dei fondali oceanici, cioè dall’allargamento della fessura. Questa spaccatura viene riempita da materiali basaltici che risalgono dal Sima formando nuova crosta. Quella preesistente è spinta lateralmente, slittando nella astenosfera (strato compreso fra la crosta terrestre e la zona più esterna del mantello), che si troverebbe sottoposta così a sforzi contrari causati anche del raffreddamento del magma). Utilizzando un meccanismo di subduzione a circa 700 km di profondità, le rocce verrebbero completamente riassorbite, mentre lungo la Dorsale si formerebbe nuova litosfera. Le placche non sarebbero altro che la parte superficiale, raffreddata del mantello, in lento moto convettivo.
Difficile dirlo. E’ probabile che in un lontano futuro esseri viventi più evoluti dell’uomo assisteranno alla formazione di nuovi oceani e di nuove montagne nati dal continuo frammentarsi e riaggrupparsi di blocchi continentali.
Se il modello della tettonica delle placche è esatto l’Oceano Pacifico in futuro dovrebbe ridursi di dimensioni fino a diventare, entro una cinquantina di milioni di anni, un semplice lago anche se di notevoli dimensioni, mentre l’Atlantico assumerà il ruolo di maggiore oceano della terra. Il progredire della rift valley africana produrrà un mare e staccherà la parte nord orientale dal resto del continente come in precedenza si era staccato il Madagascar. Altri movimenti delle placche separeranno un lembo della California dall’America del nord che diventerà un’isola abbandonata alla deriva nel Pacifico. L’Australia si staccherà dall’Antartide ed inizierà a viaggiare verso l’Asia sud orientale dove schiaccerà le isole indonesiane che si trasformeranno in catene montuose.
Cambieranno le cose, e in modo non positivo, anche vicino a casa nostra. La zolla Africana, spingendo verso nord ridurrà le dimensioni del Mediterraneo ripiegherà l’Italia fino a farle assumere una posizione quasi parallela all’equatore. La Grecia sarà compressa fino ad essere portata a ridosso della Turchia e il mare Egeo diventerà un lago. In compenso si allargherà il mar Rosso da cui è destinato ad originarsi un nuovo oceano.
In un lontano futuro nuove fosse di subduzione si formeranno lungo le Americhe e intorno all’Australia quando vecchi fondali carichi di sedimenti sprofonderanno nel mantello. Frattanto il movimento delle zolle in subduzione consumerà la crosta oceanica costringendo gli oceani Atlantico e Indiano a restringersi. Forse nuove fosse tettoniche torneranno ad espandere l’oceano Pacifico mentre il viaggio della California verso nord finirà contro la costa dell’Alaska e verrà incorporata in una nuova catena montuosa. L’Africa penetrando nell’Europa, o scivolando in parte sotto di essa, chiuderà definitivamente il Mediterraneo e si formerà un unico continente a nord comprendente Africa, Europa, Asia e Australia, preludio ad una futura Pangea. Il ciclo quindi si ripeterà anche se la sua storia sarà ben diversa da quella già vissuta.
Tenendo sotto controllo e misurando questo costante slittamento delle zolle, possiamo determinare oggi una possibile futura situazione dei continenti tra 50 milioni di anni.
L’America Meridionale si sarà allontanata di circa 25-30 gradi dall’Africa (pari a una metà dell’attuale distanza che la separa); la stessa Africa verrà sospinta verso l’Europa inghiottendo l’intero Mediterraneo; mentre l’Australia sarà unita all’Asia insieme a tutto l’arcipelago delle isole indonesiane che oggi sono poste in mezzo. Gli Oceani Atlantico ed Indiano si allargheranno a spese del Pacifico. Los Angeles, in California, avrà un clima quasi polare. Per quel che ci riguarda, l’Italia verrebbe unita alla ex-Jugoslavia, mentre nel Mediterraneo orientale sorgerebbe una catena di montagne.
Appuntamento, quindi, ai prossimi 50 e/o 100 milioni di anni. Da Genova a Tripoli andremo in treno: attraversando Corsica, Sardegna, Sicilia, e con l’ultima tratta arriveremo in Africa.