Un mio amico dice che lui è libero di credere all’Inferno perchè non è stata dimostrata la sua inesistenza. Io dico che è meglio presumere che una cosa NON esista finchè non sia stata accertata in modo scientifico la sua esistenza. Chi di noi ha ragione?

 Schema dell’inferno dantesco

La domanda è interessante perché consente di svolgere alcune considerazioni di carattere generale.
Innanzi tutto occorre intendersi su che cosa sia l’inferno. Molti pensano all’inferno come a un luogo fisico e materiale, contraddistinto da caratteristiche ben definite (fiamme, alta temperatura, ecc.) che rientrerebbero a tutti gli effetti nel dominio di ciò che è empiricamente rilevabile.
A un inferno di tal fatta è possibile applicare quelle che sono le procedure e i canoni tipici della scienza il cui dominio è appunto costituito da tutto ciò che rilevabile a livello empirico. In tal caso il lettore ha perfettamente ragione e il suo amico torto. Non ha infatti molto senso credere all’esistenza di qualche cosa se non vi è alcuna prova o indizio a suo favore. Un’interessante discussione su questi problemi è stata fatta dal compianto Carl Sagan nel suo libro Il mondo infestato dai demoni. La scienza e il nuovo oscurantismo (Baldini e Castoldi, 1997), prendendo ad esempio l’improbabile presenza di un drago invisibile nel proprio garage. Si può trovare il brano on line all’indirizzo: http://www.uaar.it/ateismo/saggi/scienza01.html

Il fatto che non si possa dimostrare l’inesistenza di qualche cosa non rappresenta affatto una prova di esistenza. Occorre tuttavia precisare che in campo scientifico anche l’assenza di prove non costituisce una prova di inesistenza. Se non ha molto senso credere all’esistenza di qualche cosa la cui esistenza non è stata provata, analogamente ha poco senso dichiararne in modo aprioristico l’inesistenza. Non si può infatti escludere in modo assoluto che eventuali prove di esistenza vengano trovate in futuro. Occorre precisare che in campo scientifico viene spesso ipotizzata l’esistenza di qualche cosa prima che vengano trovate effettive prove sperimentali a suo favore. Tuttavia l’ipotesi di esistenza deve essere suffragata da considerazioni teoriche di tipo logico-matematico coerenti con le altre conoscenze che si possiedono.
Nel caso specifico dell’inferno occorre osservare che gli studi storici, antropologici e l’esame comparato delle varie religioni può fornire indizi piuttosto convincenti circa la sua origine puramente culturale e non certo reale.

Il discorso è invece un po’ diverso se per inferno si intende un’entità metafisica che, in quanto tale, sfugge per definizione a qualsiasi tipo di verifica empirica. In tal campo è chiaro che le procedure e i metodi tipici della scienza non sono più applicabili. Le credenze metafisiche sono inevitabilmente un fatto di opinione personale. Se all’amico del lettore fa piacere credere all’inferno è liberissimo di farlo e nessuno ha il diritto di impedirglielo. Analogamente però l’amico del lettore ha il dovere di non voler imporre agli altri le proprie credenze e di riconoscere che la sua convinzione è puramente personale e priva di ogni riscontro oggettivo.