Caro dott. Silvano Fuso credo che esistano altre civiltà più evolute della nostra. Cinquecento anni fa circa si credeva che la Terra fosse piatta e che esistesse un solo continente, fino a quando non fu scoperto il continente americano e ancor prima Galileo fu considerato un eretico. Penso che oggi l’Umanità non sia ancora pronta per comprendere appieno le conoscenze dell’universo. Non capisco come si possa essere così scettici quando non conosciamo neppure i confini della nostra galassia.

Più che una
domanda, mi sembra che il lettore faccia delle affermazioni. Inoltre,
affermando di credere “che esistano altre civiltà più evolute della
nostra” riapre la lunga discussione sugli extraterrestri che aveva
animato queste pagine. Non vorrei ripetermi, per cui invito cortesemente
il lettore a rivedere le mie repliche alle obiezioni che precedentemente
mi erano state fatte.

Aggiungo
solamente che la scienza è perfettamente conscia della propria ignoranza.
Anzi, penso che si possa senz’altro affermare che la scienza è una delle
attività umane più umili. Le affermazioni scientifiche non hanno mai la
pretesa di essere definitive e immutabili. Inoltre la scienza si permette
di affermare determinate cose solamente quando ci sono elementi concreti
per farlo. Le illazioni gratuite non hanno diritto di cittadinanza nella
scienza.

Come più
volte affermato nel precedente dibattito, la comunità scientifica concorda
sul fatto che la probabilità di vita extraterrestre sia piuttosto elevata,
perché ci sono buoni motivi per sostenerlo. Di questo, forse, il lettore
sarà contento. Tuttavia la comunità scientifica è altrettanto d’accordo
nel giudicare assolutamente inattendibili tutti i casi di avvistamenti
di presunti manufatti extraterrestri, tanto reclamizzati da schiere di
ufologi poco seri. E anche in questo caso ci sono ottimi motivi per sostenerlo.

Il lettore
inoltre afferma: “penso che oggi l’Umanità non sia ancora pronta
per comprendere appieno le conoscenze dell’universo”. Non capisco
bene che cosa intenda. La scienza produce continuamente nuove conoscenze
sull’universo e, da questo punto di vista, non esiste nessun’altra attività
umana che possa competere con essa. In tal senso oggi l’Umanità è senz’altro
più “pronta” a comprendere l’universo che non nel passato. Se
poi il lettore si riferisce invece alle “qualità morali” dell’Umanità
che non le consentirebbero di gestire adeguatamente le conoscenze che
la scienza produce, non posso che affermare che, a tale proposito, la
scienza non può farci nulla. La scienza ha amplificato enormemente le
capacità cognitive dell’uomo, ma biologicamente egli è ancora molto simile
ai suoi antenati dell’età della pietra. I suoi istinti sono ancora gli
stessi e questo divario tra evoluzione biologica e culturale sicuramente
qualche problema lo crea. Si tratta, tuttavia, di un argomento molto complesso
che ci porterebbe troppo lontano dal tema della domanda.