Innanzi tutto mi permetto di condividere la “scarsa disposizione mentale”
del lettore nei confronti del malocchio e la sua incredulità. Il malocchio
è una delle tante superstizioni che sopravvivono ancora oggi in certe
aree culturali e che rivestono interesse esclusivamente dal punto di vista
antropologico.
Rispondo ora alla domanda del lettore suggerendo a lui (o a chiunque
altro voglia provare) un semplice esperimento. Si prendano due piatti
fondi uguali, si lavino accuratamente con detersivo e si risciacquino
con acqua calda. Su uno dei due piatti si passi quindi un batuffolo di
cotone leggermente imbevuto d’olio. Si introduca una uguale quantità d’acqua
nei due piatti (il pizzico di sale non è necessario). Si lasci quindi
cadere una goccia d’olio da uguale altezza nell’acqua dei due piatti.
In quello che è stato preventivamente unto con il batuffolo di cotone,
la goccia d’olio rimarrà localizzata in una zona molto ristretta. Viceversa
in quello accuratamente sgrassato la goccia sembrerà sparire. In realtà
la goccia d’olio non sparisce, ma si spande sulla superficie dell’acqua
in un sottilissimo strato che possiamo considerare con buona approssimazione
monomolecolare (guardando contro luce la superficie è possibile vedere
la chiazza d’olio). La differenza di comportamento nei due piatti è interpretabile
in termini di tensione superficiale, modificata dalla presenza di tracce
d’olio nel piatto trattato con il batuffolo di cotone. Coloro che basano
la “diagnosi” del malocchio sulla caduta di una goccia d’olio in un piatto
si affidano quindi, se in buona fede, al caso. L’esito, infatti, dipende
dal modo più o meno accurato con cui il piatto è stato lavato.