La cromoterapia è
quella disciplina che sostiene di poter ottenere effetti
terapeutici illuminando con luce di colori diversi il
corpo dei pazienti.
Se si cerca di
ricostruire la storia di questa pratica terapeutica si
scopre che nel 1861, in America, un generale di nome
Augustus J. Pleasanton maturò la convinzione secondo la
quale la luce del Sole, filtrata attraverso vetri blu,
acquistava proprietà curative. Egli, nel 1871, pubblicò
pure un libro dal titolo The influence of the blue ray
of the sunlight and the blue color of the sky che
venne stampato su carta blu. Un certo dott. Seth Pancoast
di Filadelfia lo imitò pubblicando un libro dal titolo Blue
and red light, stampato in caratteri blu su carta
bianca con bordo rosso, sostenendo che entrambi questi
colori avevano una loro specificità terapeutica.
In anni più recenti,
nel 1920, un altro militare, il colonnello indiano
Dinshah Pestanji Framji Ghadiali, inventò la
“spettrocromoterapia”. Operando negli Stati
Uniti, il colonnello curò per oltre trent’anni numerosi
pazienti che si sottoponevano alla sua terapia. Egli
costruì una macchina chiamata “Spettrocromo”.
Essa consisteva in una forte sorgente luminosa davanti
alla quale potevano essere inseriti filtri colorati. Per
ogni patologia, Ghadiali suggeriva luci di colori
diversi, unite a prescrizioni dietetiche. Egli pubblicò
una voluminosa enciclopedia in tre volumi dal titolo Spectro-Chrome
Metry Encyclopedia e un periodico mensile dal titolo Spectro-Chrome.
Nel 1925 Ghadiali venne
arrestato e condannato a cinque anni di reclusione, in
seguito ad accuse di violenza sessuale ai danni di una
sua segretaria adolescente. Successivamente Ghadiali
fondò addirittura uno Spectro-Chrome Institute,
nel New Jersey. L’Istituto veniva frequentato da pazienti
che, dietro versamento di una cospicua somma di denaro,
potevano utilizzare lo Spettrocromo e, in seguito, anche
un altro strumento, chiamato Favoroscopo, che indicava le
ore migliori della giornata per sottoporsi alla
cromoterapia.
Gadhiali fu coinvolto in
diversi processi con l’accusa di truffa. Per difendersi
non esitò a fare testimoniare oltre un centinaio di suoi
pazienti che sostenevano di essere guariti grazie alla
sua terapia. L’episodio più esilarante (ma al tempo
stesso drammatico) si ebbe durante un’udienza, quando uno
dei suoi testimoni, dopo aver dichiarato di essere stato
completamente guarito dall’epilessia grazie alla
cromoterapia, cadde vittima di un violento attacco
epilettico. I processi, purtroppo, videro anche la
testimonianza di molti parenti di pazienti che erano
morti in seguito alle speranze riposte nella terapia di
Ghadiali.
Quello che abbiamo fin
qui raccontato dovrebbe essere sufficiente per capire
qual è l’efficacia e la validità della cromoterapia.
Essa è, a tutti gli effetti, una delle tante
pseudoscienze, assolutamente priva di ogni fondamento.
Ciò nonostante essa continua ancora oggi a essere
seguita da numerose persone, simpatizzanti delle terapie
cosiddette non convenzionali (ad esempio è piuttosto di
moda negli ambienti New Age).
Sorprende quindi che una
persona dotata di una preparazione scientifica, come
l’amica del lettore, sostenga che la cromoterapia sia una
scienza e per giunta esatta. Non sarà per caso
un’affermazione ironica, fatta per evidenziare l’assoluta
infondatezza della cromoterapia? Inviterei pertanto il
lettore a ricontattare la sua amica per accertarsi di
questa eventualità. Nel caso in cui, invece, l’amica del
lettore abbia parlato seriamente, mi piacerebbe proprio
sapere su quali basi si fonda un’affermazione così
impegnativa. Sarò grato al lettore se vorrà informarmi
in merito.