La risposta
elementare e’ semplice: la tensione di Hall Vh e’ proporzionale al coeff.
di Hall (Rh), alla corrente elettrica I, al campo magnetico B e inversamente
proporzionale allo spessore del campione c: Vh = Rh I B / c
Rh e’ inversamente proporzionale alla densita’ n dei portatori di carica
elettrica (che sono solo elettroni nei metalli). Allora
con un metallo (ove n e’ molto grande, dato che e’ circa di un elettrone
per atomo) si deve usare, oltre che una corrente ed un campo magnetico
intensi, anche uno spessore assai piccolo per il campione.
Lo studente
(bravo a provare !!) non dice pero’ che spessore ha usato. Se era superiore
al centesimo di millimetro, anche con parecchi ampere e un campo di qualche
migliaio di Gauss (ovvero frazioni di Tesla gia’ difficilmente ottenibili)
il segnale non sarebbe facilmente osservabile (dell’ordine del microVolt).
Per una analisi
quantitativa per il caso del rame, vedi l’articolo
allegato.
Una possibilita’
alternativa e’ usare un campione semiconduttore, materiale in cui (come
dice il nome) la densita’ dei portatori e’ assai minore e quindi Rh assai
maggiore. Lo studente puo’ trovare nella mia
homepage un articolo didattico dettagliato (in inglese) sull’effetto
Hall in Germanio.