precisa o veritiera sia difficile da ottenere, nel senso,
ed è badate bene solo una mia opinione ed un logico
sospetto, che gli interessi in gioco sono così notevoli
da poter supporre esista in merito anche una
“ricerca occulta” e molto poco pubblicizzata.
S’impone secondo me sempre affrontare il discorso con uno
sguardo ai dettami dell’etica scientifica.
E’ abbastanza credibile il parallelo con l’energia
atomica: almeno apparentemente talmente innovativa da
poter essere facilmente deviabile verso scopi infausti e
gravi. L’energia biologica è in tal senso immensamente
più potente!
Da una parte si è detto: potrebbe essere la risposta
decisiva in campo medico, nei trapianti d’organo, le
bioingegnerie, lo sviluppo della terapia genica, e
chissà quant’altro….non voglio invece dilungarmi sui
problemi etici e morali, sulle possibilità perverse,
forse fantascentifiche (ma mica tanto…un occidente che
sfrutta il lavoro minorile dell’estremo oriente, perchè
non dovrebbe pensare an una forza lavoro idealmente a
bassissimo costo ed in totale schiavitù???).
Veniamo più direttamente al quesito: clonare un essere
vivente significa permettere al suo patrimonio genetico
di replicarsi, permettere all’embrione di accrescersi, ed
infine manifestarsi nella completa indipendenza ossia
nascere.
La replicazione è già da tempo indotta nei vegetali sia
sfruttando le capacità particolari di accrescimento di
alcuni tessuti totipotenti (ossia capaci di evolvere in
ogni tipo di tessuto di quell’individuo); oggi per es. le
orchidee tropicali si riproducono industrialmente per
divisione dei meristemi apicali, e tutti gli individui
sono identici cloni del capostipite.
In alcuni casi si può indurre una prima replicazione del
patrimonio genetico di un gamete femminile (che come è
noto possiede metà del patrimonio genetico
dell’individuo) per formare una cellula diploide capace
di riprodursi. Questo si è fatto esponendo ad alcuni
stress ambientali le uova non fecondate di alcuni anfibi.
Sempre con le piante si sono tentate fusioni nucleari,
sia con manipolazioni farmacologiche che fisiche, per
ottenere individui poliploidi e capaci di generare
popolazioni più produttive.
Con micromanipolazioni infine si è riuscito ad
“iniettare” il patrimonio genetico in cellule
uovo, capaci di assecondare i primi eventi della
riproduzione cellulare.
Infine si sono ottenuti, come si sà, le prime pecore e
maiali cloni, i primi maiali con tessuti umani (ottenuti
mediante inserimento nel patrimonio genetico del maiale
di opportuni segmenti di DNA umano), ecc.
Per ottenere questi risultati ovviamente non è bastato
ottenere la cellula embrionale in divisione, ma anche
ottenere un modo per permetterle l’accrescimento e la
nascita. Il modo più “facile” è l’inserimento
dell’embrione nei primissimi stadi (se l’animale è
mammifero ovviamente) direttamente nell’utero di una
“mamma in prestito” con tecniche analoghe alla
Fecondazione In Vitro e Transfer dell’embrione, di uso
anche nell’uomo.
Non è però escluso lo sviluppo di tecnologie
particolari atte a consentire lo sviluppo embrionale
anche fuori dall’organismo materno, in un futuro non
molto lontano.
Detto questo, la risposta finale, e forse poco
scientifica, è credete che siamo così
“diversi” geneticamente da un maiale od una
pecora? Le stesse tecnologie che hanno portato alla
nascita dei primi animali cloni sono ragionevolmente in
grado di fare altrettanto sull’uomo……le uniche
difficoltà sono (per fortuna) il grido d’allarme di
parte della comunità scientifica, e di molti
lungimiranti, che esigono (a ragione) regole chiare,
risposte precise ed una ponderata analisi
costo-beneficio, dove per costo-beneficio NON si
intendano i motivi economici, ma si osservino con
attenzione le eventuali possibilità e tutte le
conseguenze che da queste azioni possano derivare.