Gli inibitori di corrosione sono composti chimici che aggiunti al sistema che si intende proteggere, sia questo solido, liquido o gassoso, inducono reazioni chimiche parallele o competitive col processo di corrosione impedendo che si verifichi la corrosione del materiale per un certo tempo. Questo tempo di protezione dipende dalla quantità di inibitore introdotta e dalla suscettibilità a corrosione del sistema stesso.
Spesso è sufficiente eliminare l’ossigeno da una soluzione per ottenere un’efficace protezione dalla corrosione. Questa eliminazione di ossigeno si può ottenere utilizzando idrazina oppure solfito di sodio secondo le reazioni seguenti:
Na2SO3 + 1/2 O2 = Na2SO4 il solfito si ossida a solfato eliminando
l’ossigeno
N2H2 + O2 = 2H2O + N2 l’idrazina elimina ossigeno e libera
acqua ed azoto
L’idrazina deve operare però a temperature di 140°C per avere effetto apoprezzabile e quindi viene utilizzata per degassare generatori di vapore.
Per soluzioni acide: agiscono da inibitori tutte le sostanze che alzano la sovratensione di idrogeno quali, sali di aresnico, antimonio, bismuto, ioni alogenidrici.
Per soluzioni neutre o debolmente alcaline: sostanze disossidanti e corretrici di pH, sali metallici di zinco, magnesio, manganese, nichel.
Agenti ossidanti: come nitriti e cromati che portano il materiale in coondizioni di passività ossidandolo superficialmente e proteggendolo dalla successiva ossidazione avendolo ricoperto da uno strato di ossido protettivo.
Anche sostanze organiche conteneti doppi o tripli legami agiscono da antiossidanti sequestrando radicali e l’ossigeno e privando così il processo di ossidazione di uno degli elementi motori del processo.