Fin dai primi esperimenti di Franklin del 1752, l’uomo ha sempre cercato di "controllare" il fulmine. L’idea di utilizzare l’energia dei fulmini non e’ nuova, e se non ricordo male piu’ di qualcuno ci ha rimesso la vita con esperimenti escogitati a questo scopo (purtroppo non sono riuscito a ritrovare informazioni piu’ dettagliate al riguardo). Si calcola che negli USA circa 20 milioni di lampi colpiscano annualmente il suolo. E considerando che l’energia trasportata da un fulmine non e’ poca (con una potenza media dell’ordine delle centinaia di miliardi di watt, anche un fulmine di durata attorno al millesimo di secondo ha un’energia di diversi kWh), il bilancio globale potrebbe davvero essere interessante. Purtroppo pero’ proprio il fatto che ogni singolo fulmine consiste in una scarica di parecchie migliaia di Ampere (fino a 300.000A), limita fortemente le possibilita’ di utilizzo pratico di quest’energia. Per dare un’idea dell’intensita’ di queste correnti, basti pensare che, quando i fulmini cadono su certi tipi di suoli, penetrano nel suolo, lo fondono e danno luogo ad un tipo di roccia detta L’unica cosa che si puo’ fare attualmente e’ utilizzare una rete di sensori che individuano i luoghi di caduta e allertano gli enti interessati (come le compagnie elettriche che riescono in questo modo ad inviare rapidamente i tecnici nel punto di eventuali guasti). Links (National Lightning Detection Network): L’immagine e’ di Paolo Lazzarotti
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