Le trasformazioni di Lorentz (che sono le equazioni che ci permettono
di calcolare quale sara’ l’esito di una qualsiasi misura effettuata in
un sistema di riferimento, noto il risultato di una misura analoga fatta
in un altro sistema di riferimento) ci danno uno “strano” risultato: la
velocita’ della luce (che e’ pari a circa 300mila km/s) si comporta come
una velocita’ infinita. Infatti nell’accezione intuitiva (e Galileiana)
di spazio e tempo se tutti gli osservatori misurano la stessa velocita’
della luce allora questa e’ infinita.
Da questo punto di vista “semiclassico” l’impossibilita’ dell’esistenza
di un siffatto sistema di riferimento (SR) e’ scontata.
Ai fisici (in particolare a quelli teorici) non piacciono molto i postulati:
cercano sempre di farne il meno possibile e di dedurre da essi tutte le
predizioni che siamo in grado di fare. Certo si potrebbe dire che l’impossibilita’
di porre un SR come quello richiesto e’ un postulato, ma a molti piace
dedurlo da principi “piu’ generali”: si puo’ farlo in molti modi, guardando
un aspetto od un altro del fenomeno.
Si puo’ in primo luogo citare l’esperimento, che mostra come in effetti
sia cosi’, ma soprattutto dimostra l’esattezza di tutta la relativita’,
che predice questo risultato.
A molti potrebbe piacere un discorso energetico: per avere un corpo
con massa non nulla che viaggi a velocita’ della luce occorre energia infinita
(mentre cosi’ non e’ per un fotone, che ha massa nulla, e puo’ viaggiare
alla velocita’ della luce pur avendo una energia finita), anche se qualcuno
potrebbe chiedersi perche’ un sistema di riferimento debba essere “massivo”.
La spiegazione teoricamente piu’ lineare e’, secondo me, quella che
chiama in causa l’interpretazione fisica delle trasformazioni di Lorentz:
la “relatività” dei concetti di spazio e tempo (dai quali deriva
la velocita’) che si “modificano” -in maniera antiintuitiva- rendendo impossibile
l’esistenza di un SR in moto a velocita’ luminale (o superluminale).
di calcolare quale sara’ l’esito di una qualsiasi misura effettuata in
un sistema di riferimento, noto il risultato di una misura analoga fatta
in un altro sistema di riferimento) ci danno uno “strano” risultato: la
velocita’ della luce (che e’ pari a circa 300mila km/s) si comporta come
una velocita’ infinita. Infatti nell’accezione intuitiva (e Galileiana)
di spazio e tempo se tutti gli osservatori misurano la stessa velocita’
della luce allora questa e’ infinita.
Da questo punto di vista “semiclassico” l’impossibilita’ dell’esistenza
di un siffatto sistema di riferimento (SR) e’ scontata.
Ai fisici (in particolare a quelli teorici) non piacciono molto i postulati:
cercano sempre di farne il meno possibile e di dedurre da essi tutte le
predizioni che siamo in grado di fare. Certo si potrebbe dire che l’impossibilita’
di porre un SR come quello richiesto e’ un postulato, ma a molti piace
dedurlo da principi “piu’ generali”: si puo’ farlo in molti modi, guardando
un aspetto od un altro del fenomeno.
Si puo’ in primo luogo citare l’esperimento, che mostra come in effetti
sia cosi’, ma soprattutto dimostra l’esattezza di tutta la relativita’,
che predice questo risultato.
A molti potrebbe piacere un discorso energetico: per avere un corpo
con massa non nulla che viaggi a velocita’ della luce occorre energia infinita
(mentre cosi’ non e’ per un fotone, che ha massa nulla, e puo’ viaggiare
alla velocita’ della luce pur avendo una energia finita), anche se qualcuno
potrebbe chiedersi perche’ un sistema di riferimento debba essere “massivo”.
La spiegazione teoricamente piu’ lineare e’, secondo me, quella che
chiama in causa l’interpretazione fisica delle trasformazioni di Lorentz:
la “relatività” dei concetti di spazio e tempo (dai quali deriva
la velocita’) che si “modificano” -in maniera antiintuitiva- rendendo impossibile
l’esistenza di un SR in moto a velocita’ luminale (o superluminale).