Relativamente all’esperimento della doppia fenditura non è possibile che il campo dell’esperimento sia pieno di onde che determinano il comportamento dell’elettrone appunto come un’onda e che al perturbare il campo emerga invece un semplice comportamento da particella ?

Un’ipotesi molto simile a quella proposta nella domanda è già stata avanzata proprio ai tempi della formulazione della Meccanica Quantistica di Schroedinger.

Questa ipotesi supponeva che le particelle seguissero le stesse leggi della Meccanica di Newton dei sistemi macroscopici, tuttavia era presente, a fianco dei potenziali standard dovuti alle forze note, un potenziale quantistico responsabile dei fenomeni “strani” che si osservano in ambito microscopico.

Tuttavia questa ipotesi fu scartata perchè il concetto di questo potenziale aveva delle caratteristiche molto discutibili come grandezza fisica:

  1. innazitutto sarebbe stato dipendente dalla storia del sistema, per cui sarebbe dipeso fortemente dal tempo;
  2. pur essendo una grandezza fisica (perchè assimilabile ad altre grandezze fisiche, come il potenziale delle forze note) non c’è modo di misurarlo direttamente, ma solo tramite il suo uso nell’equazione del moto, cioè studiando il moto di tantissime particelle nella stessa situazione;
  3. l’equazione del moto di questo potenziale è molto più complessa dell’equazione per la funzione d’onda di Schroedinger.

Il punto 3 è già di per sè una grave pecca per una teoria, perchè è chiaro che tra due teorie equivalenti, cioè che fanno esattamente le stesse previsioni riguardo agli stessi esperimenti, è da preferirsi quella che sia concettualmente e operativamente più semplice (regola del rasoio di Occam o I regola del ragionamento filosofico: “Non siamo autorizzati a contemplare, nello studio della Natura, più cause di quelle strettamente necessarie alla spiegazione di un dato fenomeno.“). Tuttavia il punto 2 firma la definitiva condanna a morte di questa ipotesi, perchè questa caratteristica fa in modo che tutta l’ipotesi appaia come un ragionamento circolare (diamo per buono A, da A segue logicamente B, e considero la dimostrazione di B come una conferma di A, che in realtà avevo assunto come ipotesi di base). In tutte le teorie scientifiche le grandezze coinvolte devono potersi misurare e definire in maniera indipendente dall’uso che la teoria stessa fa della grandezza (questo è il motivo per cui, per esempio, Newton da una definizione operativa statica di forza, e poi utilizza questa grandezza così definita per studiare il moto dei corpi grazie al secondo principio della dinamica F=ma), mentre questo potenziale quantistico dovrebbe essere misurato usando la stessa uguaglianza che viene poi sfruttata per determinare gli effetti di questo stesso potenziale. Inoltre c’è da considerare che qualunque formulazione che spieghi alcuni fenomeni quantistici senza abolire il concetto di traiettoria è inconsistente con il principio di indeterminazione, che invece, essendo una diretta conseguenza della quantizzazione, deve essere una proprietà di qualunque teoria quantistica. Infine la teoria del potenziale quantistico è non-locale: ciò che accade in un punto influenza immediatamente quel che accade in un punto anche a grande distanza, cosa che difficilmente si può accettare. Anche la meccanica quantistica standard è non-locale, ma ammette fenomeni non-locali (per esempio l’entanglement, o “ingarbugliamento” quantistico) soltanto successivamente a interazioni locali (due particelle per essere ingarbugliate, quantisticamente parlando, devono prima interagire a distanza ravvicinata).

Si consiglia inoltre la lettura del saggio:
http://www.vialattea.net/odifreddi/mente.htm