La selezione naturale opera a livello di individui, di specie o di geni, come dice Dawkins?

Rispondo anche se non riguarda direttamente il mio campo.
In informatica sono stati sviluppati diversi algoritmi genetici, che tentano di realizzare una selezione artificiale.

Ma procediamo per gradi, e iniziamo col dire che la selezione naturale non opera direttamente alterando qualcosa, ma in modo molto più indiretto non permettendo la sopravvivenza degli individui meno adatti.

In altre parole per verificarsi una selezione si deve avere una popolazione di individui che differiscono l’uno dall’altro per alcune caratteristiche di qualsiasi natura. In base al tipo di problemi ambientali, che si trovano ad affrontare, ci sarà una piccola percentuale della popolazione avvantaggiata rispetto al resto degli individui. 

A questo si potrebbe obbiettare che non è sempre assicurata la presenza di questa percentuale,
e infatti spesso a causa di rapide variazioni una popolazione o addirittura una specie si può estinguere.

Ma c’è ancora un problema, che riguarda la trasmissibilità dei vantaggi dei singoli individui, al resto della popolazione. Infatti c’è il rischio che delle mutazioni, a cui corrispondono delle alterazioni genetiche, nella riproduzione sessuata, in cui si fondono i cromosomi di entrambi i genitori, vadano diluendosi fino ad essere riassorbite nella normalità.

E questo in effetti è quello che accade per variazioni non eccessivamente influenti, e che periodicamente possono presentarsi e subito scomparire di nuovo, ma nel caso di grosse minacce alla sopravvivenza, la popolazione diminuisce notevolmente facendo diventare la piccola percentuale di mutati molto più influenti, dato che solo loro sono adatti alla nuova situazione e sopravvivendo più facilmente in poche generazioni diventeranno molto più numerosi e quindi la possibilità che ha ogni individuo di accoppiarsi con un’altro mutato in modo simile, aumenterà e permetterà la stabilizzazione dei nuovi caratteri genetici, che si diffonderanno a tutti gli individui delle generazioni successive.

Ma ritornando alla domanda, la selezione naturale influisce su tutti e tre i livelli, infatti come ho già spiegato, anche se apparentemente vengono eliminati solo gli individui, bisogna pensare che ogni individuo nella sua unicità rappresenta una particolarissima combinazione di geni e quindi eliminandoli si scartano anche le possibili variazioni sul tema, operate involontariamente dal caso nelle generazioni successive. 
Mentre per quanto riguarda le specie, il discorso è simile, in quanto si può astrarre il problema e pensare all’insieme delle specie, come ad una popolazione dove ogni individuo è rappresentato da una specie.
Vorrei sottolineare che il risultato della selezione naturale, non è in assoluto un passo avanti sulla scala evolutiva, ma solo un adattamento alle condizioni per la sopravvivenza in un determinato momento.

Scusate se riporto il discorso al mio campo, e accenno a quello che si è sperimentato con successo sulla selezione artificiale. Ci sono alcuni problemi che non si possono risolvere in modo tradizionale con algoritmi che presuppongono la conoscenza del metodo di risoluzione. Tra questi c’è l’addestramento delle reti neurali, infatti queste reti riproducono in modo semplificato alcune parti dei cervelli biologici, tramite una simulazione del funzionamento di neuroni interconnessi tra loro secondo certi schemi.

In questo caso non si puo parlare di programmazione della rete e l’unico modo per farle funzionare bene è quello situazione in modo che stimoli opportunamente la rete, e verificare la sua reazione. In base a queste reazioni in diverse situazioni, si deve in qualche modo modificare la topologia della rete e facilità di trasmissione tra diversi neuroni o tra intere zone della rete. Per fare questo si è fatto un interessantissimo esperimento nella definizione di una sorta di animali virtuali, ogn’uno dei quali dotato una propria rete che ne guida le azioni. Tra questi animali hanno distinto due tipi diversi, uno cacciatore a l’altro preda, che sono stati fatti “figliare”, cioè tramite piccole variazioni sono stati generati diversi altri individui i quali tutti insieme sono stati messi in uno stesso ambiente.

Naturalmente il numero di generazioni simulate può essere molto grande in poche ore grazie ai moderni elaboratori, e si è visto che prendendo degli individui a caso da diversi periodi evolutivi i comportamenti erano molto diversi, e mentre dopo poche migliaia di generazioni le prede si limitavano a scappare e i cacciatori ad inseguire, dopo milioni di generazioni si assisteva alla messa in pratica di tecniche di fuga e di caccia, e chissà se con reti e simulazioni più complesse si potrebbero generare “cervelli” più interessanti.

Ecco alcuni link interessanti:
Apprendimento di significato in reti competitive
Algoritmi genetici: una pagina introduttiva
Ancora sugli algoritmi Genetici

e da non perdere: http://www.dada.it/stranet/wd/indice.htm