Vorrei sapere come è possibile smaltire la lana di vetro e quali sono i danni che può causare ad un uomo.

La lana di vetro è un materiale costituito da ammassi fibrosi, simili
ad ovatta, ottenuti per azione di violenti getti d’aria su colate di vetro
o di materiale roccioso fuso (in quest’ultimo caso essa prende il nome
di “lana di roccia”). Le fibre che la costituiscono sono piuttosto grossolane
ed hanno lunghezza e diametro variabili a seconda delle tecniche di produzione
utilizzate.

La
semplicità del processo di realizzazione, il basso costo delle materie
prime e le particolari proprietà di cui è dotata (bassa conduttività
termica, capacità di catturare l’aria negli interstizi tra fibra e
fibra) fanno della lana di vetro un materiale molto usato come isolante
termico o termo-acustico in edilizia ed in altre applicazioni
industriali.

Tuttavia, soprattutto dopo la messa al bando nel 1993 dell’amianto (o
asbesto), di cui è stata scientificamente provata la cancerogenicità,
la lana di vetro ha attirato, oltre che quello dei costruttori edilizi,
anche l’interesse di molti gruppi di ricercatori, che hanno condotto
studi, abbastanza approfonditi ma ancora molto dibattuti, volti ad accertarne
i possibili effetti patogeni sulla popolazione e soprattutto sugli operai
che la producono.

La ricerca utilizzabile come punto di riferimento è stata quella condotta
dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) i cui risultati sono stati pubblicati nel 2001.

Come si legge nel riassunto, la proprietà chiave che consente di discriminare la pericolosità di una fibra minerale è la biopersistenza, cioè la capacità di rimanere per lungo tempo nel corpo umano e quindi potenzialmente provocare danni.
Questo studio classifica le lane minerali più comuni, cioè la lana di
vetro e di roccia, nel gruppo 3, cioè le sostanze “non classificabili
come carcinogeniche per gli esseri umani”. Rimangono nel gruppo 2B
(possibili carcinogeniche) alcune lane speciali, utilizzate
industrialmente negli ambienti ad alta temperatura.

La Direttiva della Commissione Europea 97/69/CE del 5 dicembre 1997 introduce espressamente
per le Lane Minerali la “nota Q”. Essa stabilisce la non applicabilità di alcuna classificazione
pericolosità se è provato (attraverso documento di laboratorio internazionale accreditato
indipendente) che la sostanza in questione rispetta almeno una delle quattro condizioni previste
dalla legge stessa.
Il riferimento principale, in questo caso, analizza il tempo di dimezzamento ponderato
(biopersistenza) all’interno del corpo umano che deve essere inferiore a 40 giorni.
Questa Direttiva Europea è stata recepita dallo Stato Italiano con D.M. del 1/8/1998 e seguito dalla
Circolare Interpretativa n. 4 del 15/3/2000 del Ministero della Sanità (che ha voluto chiarire alcuni
dubbi interpretativi).
Per questo motivo, sulle schede di sicurezza dei produttori di lane minerali appare (obbligo di
legge) il rispetto ai canoni previsti dalla “nota Q”.

 Per
quanto riguarda poi la specifica domanda relativa allo smaltimento del
prodotto, il D.L. 36 del 13/3/ 2003 (pubblicato sulla G.U. n. 59 del
12/3/ 2003) classifica i rifiuti in:
– r. urbani;
– r. pericolosi;
– r. non pericolosi;
– r. inerti.
E classifica le discariche nelle seguenti categorie:
– Discarica per rifiuti inerti
– Discarica per rifiuti non pericolosi;
– Discarica per rifiuti pericolosi.
Il D.M. 13/3/2003 del Ministero dell’Ambiente pubblicato sulla G.U. n. 67 del 21/3/03 prevede che
tutte le lane minerali vanno smaltite nelle discariche di prodotti non pericolosi (codice di
classificazione europea 170604).