Sostituire i motori delle macchine con un motore elettrico risolverebbe il problema dell’inquinamento atmosferico?

La questione è apparentemente semplice: un motore elettrico sembra non avere nessuna emissione durante il suo funzionamento e perciò è “pulito”, mentre un classico motore termico è “sporco”, poichè
scarica nell’aria i residui di combustione.
Purtroppo le cose non sono così semplici come sembrano.   L’auto elettrica, infatti, è ben lontana dal risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico, che è dovuto ad una molteplicità di fattori. L’approvvigionamento energetico è sicuramente il più importante di questi. Vediamo i principali
aspetti del problema:

  • l’inquinamento atmosferico nelle città è dovuto, in primo luogo, al riscaldamento
    domestico, che (senza nessuna spesa!) potrebbe facilmente vedere dimezzate le sue emissioni, se tutti incominciassero a pensare seriamente al problema (in passato si è fatto qualcosa in Piemonte).
    Con più impegno le emissioni in atmosfera dovute al riscaldamento potrebbero essere
    ridotte di ben dieci volte, riducendo le emissioni globali in città di oltre la metà
  • l’inquinamento atmosferico nelle città ha come seconda causa proprio l’autotrasporto su gomma, e sembrerebbe che la soluzione “elettrica” potrebbe risolvere il problema ma…
  • …ma ci sono anche altre fonti, prime fra tutte (in Italia) le centrali termoelettriche, che, da
    sole, generano un terzo di tutte le emissioni inquinanti prodotte nel nostro paese. Le stime
    per gli anni a venire parlano di forti aumenti della produzione termoelettrica, e la politica
    energetica sembra spingere sempre più in questa direzione (per esempio con le pressioni all’utilizzo indiscriminato dei condizionatori d’aria.

Quindi l’auto elettrica non farebbe altro che spostare i gas di scarico da sotto il nostro naso alla più vicina
centrale elettrica. E la particolare situazione italiana favorirebbe certamente le centrali termoelettriche,
poichè la produzione di elettricità da altre fonti non può essere aumentata ulteriormente.
Si potrebbe pensare che le centrali elettriche sono più efficienti del classico motore a scoppio di
un’automobile, e quindi inquinerebbero di meno. Anche questo non è del tutto esatto, poichè se è vero che una centrale elettrica ha un rendimento sicuramente maggiore di quello di un motore d’automobile,
bisogna considerare tutti gli anelli della catena, che vanno dalla produzione all’utilizzo dell’elettricità. Passando per la distribuzione e per l’accumulo, che è la nota più dolente.
Infatti le automobili elettriche:

  • necessitano di costose batterie di accumulazione dell’elettricità
  • queste batterie sono inefficienti (assorbono, durante la carica, molta più energia di quanta
    non ne restituiscano in seguito)
  • queste batterie pesano molto, e rendono l’auto elettrica in sè più pesante di quelle
    tradizionali; maggior peso implica maggior consumo di energia per farle spostare, a parità
    di altri fattori

Alla fine (considerando tutti gli anelli della catena, compreso il fatto che non tutte le centrali elettriche
italiane sono termoelettriche) si ha che il consumo in petrolio o carbone di un’auto elettrica è un po’ meno
che doppio di quello di un’auto a benzina/gasolio/gas di prestazioni equivalenti.
Infatti, considerando una utilitaria convenzionale che percorre 14km con un litro di benzina nel ciclo combinato, un’automobile elettrica equivalente ne percorre soltanto 9km, per via delle perdite in tutti gli anelli della catena (centrale elettrica, catena di distribuzione, caricabatterie, batterie, inverter, motore) e per via dei maggiori consumi dovuti al maggior peso della vettura. Perdipiù durante l’inverno il riscaldamento (tra l’altro obbligatorio per legge allo scopo di consentire il disappannamento dei vetri)
può essere ottenuto “gratis” dal calore generato da un motore termico, mentre consuma molta energia nell’altro caso, riducendo la già scarsa autonomia ed aumentando ancora di più il consumo
delle vetture elettriche: se per ipotesi si utilizzasse per il riscaldamento tutta l’energia accumulata nelle batterie (e che consente ad un’auto elettrica di percorrere la distanza di 100km) essa si esaurirebbe dopo appena due ore (ad auto ferma)!

A tutt’oggi l’utilizzo massiccio di automobili elettriche, in paesi nella situazione dell’Italia, non
solo non diminuirebbe l’inquinamento, ma addirittura l’aumenterebbe!
In particolare aumenterebbero considerevolmente le emissioni di CO2 (il gas responsabile dell’effetto serra) che invece dovrebbero diminuire cospicuamente, secondo gli accordi internazionali (vedi in proposito https://selectra.at/energie/tipps/gruene-energie/united-nations-framework-convention-climate-change e http://www.ipcc.ch/ ).

Diversa è la situazione in paesi in cui l’elettricità non viene prodotta termoelettricamente, come la Svizzera (che utilizza solo il nucleare e l’idroelettrico). La diffusione dell’autotrasporto elettrico in questo paese
sta effettivamente migliorando le condizioni di inquinamento atmosferico, anche se la maggior quantità
di energia elettrica necessaria causa un aumento della quantità di rifiuti nucleari prodotti nelle loro
centrali. Anche nei paesi che, come l’Italia, producono gran parte dell’elettricità per via termoelettrica
qualche vantaggio per la salute ci potrebbe essere nello spostare le fonti dell’inquinamento lontano dai cittadini; purtuttavia negli anni in cui stiamo vivendo, nei quali i danni all’ambiente assumono caratteristiche globali (piogge acide, effetto serra) e si trovano sostanze tossiche anche in posti molto remoti come al Polo, non mi sembra una scelta molto promettente per il futuro.

Per quanto riguarda quello che si può fare concretamente oggi, per mitigare gli effetti del autotrasporto
sull’inquinamento atmosferico vorrei citare:

  • razionalizzazione della tasse sui combustibili che dovrebbero essere proporzionali alle
    emissioni inquinanti di ciascuno, e non essere messe “a casaccio” come è adesso
  • razionalizzazione del trasporto, in particolare rendendo competitivo l’utilizzo di mezzi di
    trasporto collettivi (pubblici e privati) che permettono, quasi a parità di consumi, di
    trasportare molte più personeaumento del trasporto elettrico (su rotaia e su
    gomma) alimentato dalla rete elettrica e non dalle batterie (treni, tram, filobus, etc)
  • aumento della tassazione sulle vetture che consumano più della media di quelle in
    commercio, in modo da stimolare continuamente il miglioramento dell’efficienza energetica. A
    questo proposito volevo ricordare che esistono già oggi vetture, dal COSTO e dalle PRESTAZIONI uguali a quelle di auto commerciali, ma che hanno consumi dimezzati. Esse non si diffondono sul mercato per motivi di mancanza di richesta da parte dei consumatori e di immobilismo delle case automobilistiche. Per esempio la SmILE (una vettura realizzata dalla Wenko su commisione di GreenPeace, partendo da un progetto realizzato da una casa automobilistica europea durante la crisi petrolifera e poi abbandonato a causa della diminuzione del costo del carburante)
  • diffusione delle vetture ibride con propulsore solo elettrico, che ricava l’energia anzichè da
    una schiera di batterie pesanti ed inefficienti, da un leggero motore termico che gira a regime
    costante (e quindi può essere accuratamente tarato per alta efficienza e basse emissioni e che
    può fornire “gratis” il calore quando questo occorre)

Ma soprattutto mi preme sottolineare l’importanza che ha il riscaldamento domestico come prima fonte di
inquinamento atmosferico. In particolare per la facilità e l’economia con cui si riuscirebbe ad ottenere buoni
risultati in questo campo. Utilizzando una tecnologia efficiente per la produzione di calore sarebbe possibile
ridurre di circa il 25% il totale delle emissioni nazionali. Ma soprattutto limitando le perdite: la gran parte delle abitazioni italiane sono realizzate in modo da disperdere nell’ambiente la gran parte del calore (o del fresco durante l’estate) prodotto a caro prezzo dagli impianti di riscaldamento/climatizzazione. Le perdite annue, per metro quadro riscaldato, sono quasi dieci(!) volte maggiori che in Svezia. E la cosa è ancor più
sorprendente se si ricorda che in Svezia ci sono temperature esterne molto più basse e che i
riscaldamenti sono accesi per molti più mesi all’anno.
La spesa investita nel miglioramento della produzione di calore e nell’isolamento (eseguito a regola d’arte!) si ripagherebbe rapidamente con il risparmio sulla spesa dei combustibili in pochi anni.

Suggerisco anche di visitare il sito del Comitato per l’Uso Razionale dell’Energia

Si ringrazia Vincenzo della Site del Dipartimento Attività scientifiche e Tecnologiche del Consiglio nazionale
delle ricerche per le utili discussioni al riguardo.